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Latte e derivati, in etichetta obbligatoria l'indicazione di origine

Dopo il sì dell'Unione europea l'Italia ha formalizzato nella Gazzetta ufficiale l'indicazione di origine in etichetta della materia prima per latte e prodotti lattiero-caseari. Il decreto soddisfa oltre 9 italiani su 10. Un significativo passo avanti nella lotta al falso Made in Italy, con ad oggi 3 cartoni su 4 venduti in Italia che sono stranieri

20 gennaio 2017 | 10:25
Latte e derivati, in etichetta 
obbligatoria l'indicazione di origine
Latte e derivati, in etichetta 
obbligatoria l'indicazione di origine

Latte e derivati, in etichetta obbligatoria l'indicazione di origine

Dopo il sì dell'Unione europea l'Italia ha formalizzato nella Gazzetta ufficiale l'indicazione di origine in etichetta della materia prima per latte e prodotti lattiero-caseari. Il decreto soddisfa oltre 9 italiani su 10. Un significativo passo avanti nella lotta al falso Made in Italy, con ad oggi 3 cartoni su 4 venduti in Italia che sono stranieri

20 gennaio 2017 | 10:25
 

Storico via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari che pone finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle, che sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, senza che questo sia stato fino ad ora riportato in etichetta.

Latte e derivati, in etichetta obbligatoria l'indicazione di origine

È quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nell’annunciare la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n° 15 del 19 gennaio 2017 del decreto “Indicazione dell'origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (Ue) n. 1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo economico Carlo Calenda.

«Un provvedimento - sottolinea Moncalvo - fortemente sostenuto dalla Coldiretti, e che rappresenta un importante segnale di cambiamento a livello nazionale e comunitario. Il via libera risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che secondo la consultazione pubblica online del ministero delle Politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione».
 
Il provvedimento riguarda l'indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari e prevede l'utilizzo in etichetta delle diciture:

  • “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte
  • “Paese di condizionamento o di trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato

Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l'indicazione di origine può essere assolta con l'utilizzo della dicitura “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le diciture “latte di Paesi Ue” per l'operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi Ue” per l'operazione di condizionamento o di trasformazione.

Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le diciture “latte di Paesi non Ue” per l'operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non Ue” per l'operazione di condizionamento o di trasformazione. Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all'art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.

Latte e derivati, in etichetta obbligatoria l'indicazione di origine

Il provvedimento è scaturito dalla guerra del latte scatenata lo scorso anno dalla Coldiretti contro le speculazioni insostenibili sui prezzi alla stalla e sta portando ad un sostanziale aumento dei compensi riconosciuti agli allevatori senza oneri per i consumatori. 1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia ma anche pecore e capre possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea, con 49 formaggi a Denominazione di origine realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione.

L’obbligo di indicare l’origine in etichetta salva dall’omologazione l’identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la straordinaria biodiversità delle razza bovine allevate a livello nazionale.
 
Il provvedimento entrerà in vigore pienamente dopo novanta giorni dalla pubblicazione avvenuta il 19 gennaio anche se sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte delle confezioni con il sistema di etichettatura precedente.
 
L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n. 204 del 3 agosto 2004. Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa ma l’etichetta resta anonima per circa 1/3 della spesa dai salumi ai succhi di frutta, dalla pasta al latte a lunga conservazione, dal concentrato di pomodoro ai sughi pronti fino alla carne di coniglio. Due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza indicazione in etichetta, come pure i succhi di frutta o il concentrato di pomodoro dalla Cina i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015 per un totale di 67 milioni di chili.

L’Italia sotto il pressing della Coldiretti ha fatto scattare il 7 giugno 2005 l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo made in Italy mentre a partire dall'1 gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. A livello comunitario il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto.

Il prossimo passo è l’entrata in vigore dell’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato nella pasta come previsto nello schema di decreto che introduce l'indicazione obbligatoria dell'origine del grano impiegato nella pasta condiviso dai ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo economico Carlo Calenda e già inviato alla Commissione europea.

L'etichetta di origine sulla spesa degli italiani

Cibi con l'indicazione origine
  • Carne di pollo e derivati
  • Carne bovina
  • Frutta e verdura fresche
  • Uova
  • Miele
  • Passata di pomodoro
  • Latte e formaggi
  • Pesce
  • Extravergine di oliva
E quelli senza
  • Salumi
  • Carne di coniglio
  • Carne trasformata
  • Frutta e verdura trasformata
  • Derivati del pomodoro diversi da passata
  • Concentrato di pomodoro e sughi pronti
  • Derivati dei cereali (pane, pasta)
  • Riso

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