Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
lunedì 20 maggio 2024  | aggiornato alle 01:47 | 105271 articoli pubblicati

Roero
Salomon FoodWorld
Roero

I ristoranti italiani nel mondo ...sempre meno italiani!

I ristoranti italiani aperti in tutto il mondo si starebbero allontanando sempre di più dall'autentica cucina del Belpaese: cresce il numero dei cuochi non italiani che li gestiscono e le materie prime spesso non sono l’eccellenza del Made in Italy. Un danno enorme per l’immagine e l’economia italia

di Emanuele Esposito
 
28 agosto 2012 | 16:22

I ristoranti italiani nel mondo ...sempre meno italiani!

I ristoranti italiani aperti in tutto il mondo si starebbero allontanando sempre di più dall'autentica cucina del Belpaese: cresce il numero dei cuochi non italiani che li gestiscono e le materie prime spesso non sono l’eccellenza del Made in Italy. Un danno enorme per l’immagine e l’economia italia

di Emanuele Esposito
28 agosto 2012 | 16:22
 

Di recente una mia carissima amica si è recata a Zurigo per vacanza, e come succede spesso in vacanza la sera si cerca di trovare locali per passare poche ore in compagnia di amici e apprezzare la cucina dello stesso. L'amica in questione non è una persona qualunque, lei è Antonella Rebuzzi, l'unica senatrice  e imprenditrice di ristoranti in Russia che aveva presentato un disegno di legge per la valorizzazione dei ristoranti italiani nel mondo. Lo stesso disegno di legge che è stato al centro di polemiche qualche mese fa poiché copiato di sana pianta da alcuni deputati.

'
La Rebuzzi oggi non è più tra i banchi del Senato ma è tra la gente come sempre ha fatto. Mi ha mandato una mail di recente e questo fa capire tanto, ci vuole sinergia e soprattutto un gruppo di lavoro per la salvaguardia non solo dei ristoranti italiani ma di tutta la filiera dell'agroalimentare.

"I Ristoranti Molino" sono presenti in 19 città svizzere, sono state esperienze negative: la prima Stauffacherstrasse 31, sicuramente la peggiore. Il ristorante è in una strada con tram che vanno e vengono in continuazione, ma questo è il meno. Abbiamo ordinato la specialità della casa, tagliolini agli scampi che altro non erano che spesse grosse e pesanti tagliatelle sormontate da scampi leggerissimi, in quanto completamente vuoti e secchi con qualche pezzetto di pomodoro che vagava qua e là, dopo averli assaggiati li abbiamo rimandati al mittente e chiesto il conto: 2 pozioni di tagliatelle, un bicchiere di vino rosso della casa e mezza minerale: 99,90 franchi. Alle nostre dimostranze, ci è stato consegnato un prontuario da compilare, cosa che abbiamo regolarmente fatto. Punto.

La seconda esperienza è stata sempre al Molino Select Limmatquai, anche qui purtroppo un primo di spaghetti aglio olio e peperoncino sono stati rimandati in cucina in quanto la pasta era stata cotta nell'acqua completamente priva di sale. Abbiamo provato con la mozzarella in carrozza, immangiabile, in quanto tutto il sale che non era stato messo nella pasta era nella mozzarella. Rispedita in cucina, il loro vitello tonnato, eseguito con una carne scura di manzo, con i bordi neri, ricoperto da una salsa tonnata che di italiano non aveva neanche il colore, l'unica cosa che si è salvata è stata una pizza che anche se salata un po' di più del dovuto, in quanto non si è tenuto conto delle acciughe, la pasta era ben lievitata e ben cotta.


Io, a questo punto mi domando, dov'è andata a finire la tradizione dei nostri accoglienti ristoranti italiani, dove la materia prima, la professionalità e la creatività regnano sovrane. Il patrimonio enogastronomico, non lo si può e non lo si deve far gestire da persone incompetenti e non italiane: è la nostra grande risorsa, la più importante che abbiamo di cui dobbiamo andare fieri, siamo conosciuti in tutto il mondo, siamo i primi, bisogna fare molta attenzione per non perdere la credibilità che abbiamo conquistato nel mondo. Dove c'è un ristorante italiano "dentro ci deve essere l'Italia".

Il fenomeno purtroppo del ristorante italiano, che ha solo il nome, non è una cosa che riguarda solo la Svizzera, che sicuramente ha tanti ristoranti ottimi, il problema è mondiale, se non mettiamo al centro la questione della politica economica il Made in Italy e tutto ciò che ruota intorno ad essa l'Italia non avrà mai il ruolo leader. Né gli spetta per diritto, purtroppo sono pochi a pensarla in questa maniera, e tra quei pochi c'è sicuramente la Rebuzzi, che tanto si è battuta al Senato (e io personalmente spero vivamente che lei possa rientrare in quel circolo e continuare la battaglia). Secondo me bisogna ripartire da dove c'eravamo lasciati, la commissione extra parlamentare che fu chiusa dal ministro Galan deve riaprirei i battenti e soprattutto deve diventare una sorta di Sopexa all'italiana, abbiamo tane volte parlato di questo argomento, ma vedo che poche persone, a parte questo giornale, sono versante convinti di questa cosa, per questo io sono più che convinto che con Rebuzzi in parlamento abbiamo un arma in più in difesa del nostro orgoglio nazionale, la cucina Italiana.

Il tempo delle sagre, dei convegni e delle grandi cene è finito, ora so deve far sul serio, in primis cercare di fare una buona legge, partendo dal disegno di legge presentato dalla Rebuzzi, poi si deve dar mano ai dazi doganali, per ridurre il rischio di prodotti dalla Cina in particolare, fare accordi con le scuole alberghiere, istituendo degli stage esteri, e non solo a fine corso scolastico ma anche durante le vacanze natalizie e pasquali, fare accordi  con ritornati affinché assumano ragazzi delle scuole, una sorta di scuola pratica, arte e mestieri.

Si può e si deve, non è possibile infangare il buon nome della cucina italiana, se uno di noi va in un ristorante cinese o francese lì ci trovi il cuoco cinese e francese, se vai nei ristoranti italiani, specialmente all'estero, ma è una pratica che si sta verificando anche in Italia, trovi personale di altre nazionalità, per carità nulla in contrario, ma la cultura alimentare di un indiano è diversa da quella di un italiano, sarà pur bravo a fare la pasta fresca ma non ha il palato di un italiano.



Per l'ennesima volta, e spero che sia anche l'ultima, dobbiamo fare squadra, invito tutti a organizzare un gruppo di lavoro serio con la partecipazione di tutti, dobbiamo riprenderci la nostra identità, partendo dal quel disegno di legge Rebuzzi e insieme credo che se facciamo gioco di squadra si può vincere, basta con questo arroccamento nelle vostre sedi, uscite fuori, la ristorazione italiana sta avendo un periodo di sofferenza mentale e culturale, le associazioni devono scendere in piazza, abbiate il coraggio delle idee e del l'impegno e non solo di fare qualche giornaletto e di qualche sagra, che a mio avviso non serve a nulla quando poi tutto il comparto soffre.

La Rebuzzi è una grande imprenditrice in Russia, ha portato il marchio italiano e lo fa con professionalità e abnegazione, io credo che noi tutti dobbiamo partire da questo presupposti, ci sono tanti ristoratori italiani nel mondo che fanno il loro lavoro con serietà e professionalità e per loro che noi dobbiamo fare di più, e grazie a loro se oggi il marchio Italia è riconosciuto nel mondo, e allora dobbiamo essere vicini e combattere con tutte le forze chi usa il nostro nome solo per fare soldi senza nemmeno saper cucinare uno spaghetto.

Ci sono state tante iniziative volte a premiare i ristoratori italiani nel mondo, non serve valorizzazione, promozione e soprattutto combattere a viso aperto in tutte le sedi istituzionali, italiane e europee questo fenomeno, se non capiamo che questo è la nostra risorsa economica più forte allora rimaniamo sempre dei poveri illusi.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Siggi
Molino Dallagiovanna
Agugiaro e Figna Le 5 Stagioni
Brita

Siggi
Molino Dallagiovanna
Agugiaro e Figna Le 5 Stagioni

Brita
Senna
Electrolux