In principio c’erano le osterie e le trattorie, i prezzi erano onesti. I salari medi degli italiani non erano molto alti, ma la cucina non aveva pretese, era per tutti, salumi e derivati a sazietà, risotti ricchi e piatti generosi allietavano le tavole dei commensali. Le tavolate erano quelle delle cerimonie e giornalisti e scrittori spesso eleggevano un tavolo a loro ufficio personale. Addirittura in alcuni “ristoranti” si assegnavano premi letterari di importanza nazionale.
Poi arrivarono i ristoranti, si passava dai cuochi agli “chef”, Marchesi e derivati cominciarono a trasformare il panorama gastronomico italiano, i prezzi cominciarono ad assomigliare sempre di più allo spread, aumentando in base alla visibilità data dalle guide e dai critici enogastronomici ai ristoranti e alla figura dello chef. Le porzioni si sono ridotte per diventare concettuali, ma andare al ristorante “fa figo”.
Poi arrivarono le riviste, le televisioni, lo “star system” culinario ha invaso la nostra vita. Nel frattempo, parallelamente, i poveri cuochi cinesi passavano dal cibo cinese a quello italiano. Poi, cambiando bandiera, fiutarono il trend giapponese, tenendo sempre prezzi più bassi e competitivi e facendo storcere il naso ai soloni della cucina italiana.
Poi arriva la crisi, l’Imu e lo spread tagliano il nostro potere d’acquisto, i ristoratori nostrani imprecano e si lamentano. I ristoratori cinesi cominciano a fare prezzi fissi: mangia ciò che vuoi, menu fissi a 6,50 euro, il giro pizza, il sushi a volontà sul nastro trasportatore, etc.
Alla fine, rassegnati al governo Monti, il buon Vissani ha deciso di tornare ad un menu a 25 euro, Oldani a 11,50 e, dulcis in fundo, nel Tempio di Pollenzo a Bra (Cn) si pagherà il menu solamente 5 euro.
Grazie, amici e colleghi cinesi, per averci riportato sulla vecchia strada, l’abbiamo capito un po’ in ritardo ma ora ci organizziamo per raggiungervi. Magari voi nel frattempo avrete trovato una nuova strada, ma noi saremo lì, la via è tracciata. Noi non abbiamo mai avuto un timoniere che a piedi attraversasse la Penisola, ma solo amici che ci dicevano: “Chi mi ama mi preceda”. Cinesi noi vi amiamo, andate avanti.