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La via cinese per la ristorazione italiana Quando la concorrenza riporta equilibrio

Mentre i prezzi dei ristoranti italiani volavano alle stelle e lo star system culinario dettava legge, ecco che i cinesi, con i loro menu a prezzo fisso, sono arrivati a riportare i grandi chef con i piedi per terra

di Guerrino Di Benedetto
 
09 febbraio 2013 | 14:16

La via cinese per la ristorazione italiana Quando la concorrenza riporta equilibrio

Mentre i prezzi dei ristoranti italiani volavano alle stelle e lo star system culinario dettava legge, ecco che i cinesi, con i loro menu a prezzo fisso, sono arrivati a riportare i grandi chef con i piedi per terra

di Guerrino Di Benedetto
09 febbraio 2013 | 14:16
 



In principio c’erano le osterie e le trattorie, i prezzi erano onesti. I salari medi degli italiani non erano molto alti, ma la cucina non aveva pretese, era per tutti, salumi e derivati a sazietà, risotti ricchi e piatti generosi allietavano le tavole dei commensali. Le tavolate erano quelle delle cerimonie e giornalisti e scrittori spesso eleggevano un tavolo a loro ufficio personale. Addirittura in alcuni “ristoranti” si assegnavano premi letterari di importanza nazionale.

Poi arrivarono i ristoranti, si passava dai cuochi agli “chef”, Marchesi e derivati cominciarono a trasformare il panorama gastronomico italiano, i prezzi cominciarono ad assomigliare sempre di più allo spread, aumentando in base alla visibilità data dalle guide e dai critici enogastronomici ai ristoranti e alla figura dello chef. Le porzioni si sono ridotte per diventare concettuali, ma andare al ristorante “fa figo”.

Poi arrivarono le riviste, le televisioni, lo “star system” culinario ha invaso la nostra vita. Nel frattempo, parallelamente, i poveri cuochi cinesi passavano dal cibo cinese a quello italiano. Poi, cambiando bandiera, fiutarono il trend giapponese, tenendo sempre prezzi più bassi e competitivi e facendo storcere il naso ai soloni della cucina italiana.

Poi arriva la crisi, l’Imu e lo spread tagliano il nostro potere d’acquisto, i ristoratori nostrani imprecano e si lamentano. I ristoratori cinesi cominciano a fare prezzi fissi: mangia ciò che vuoi, menu fissi a 6,50 euro, il giro pizza, il sushi a volontà sul nastro trasportatore, etc.

Alla fine, rassegnati al governo Monti, il buon Vissani ha deciso di tornare ad un menu a 25 euro, Oldani a 11,50 e, dulcis in fundo, nel Tempio di Pollenzo a Bra (Cn) si pagherà il menu solamente 5 euro.

Grazie, amici e colleghi cinesi, per averci riportato sulla vecchia strada, l’abbiamo capito un po’ in ritardo ma ora ci organizziamo per raggiungervi. Magari voi nel frattempo avrete trovato una nuova strada, ma noi saremo lì, la via è tracciata. Noi non abbiamo mai avuto un timoniere che a piedi attraversasse la Penisola, ma solo amici che ci dicevano: “Chi mi ama mi preceda”. Cinesi noi vi amiamo, andate avanti.

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27/06/2013 17:19:50
2) A 6,50 € non si mangia cibo sano ...
Caro "collega" Guerrino di Benedetto, mi permetta di risponderle con estrema franchezza. Ma lei sta che cavolo sta dicendo? Sta paragonando la cucina cinese a quella italiana solo ed esclusivamente per una questione di prezzo. Le sue valutazioni sono assolutamente prive di fondamento. Ha idea di cosa sia il food cost? Che cosa pensa di poter ricevere a 6,50, compreso il servizio? Lei, così come tanti altri personaggi è dannosissimo. Crede che la professione del cuoco o dello chef sia una sorta di favola. Un uomo col cappello bianco, la toque blanche, ogni volta che apre il frigo, guardandoci dentro, per magia, voilà, riesce a creare anche senza ingredienti i piatti più gourmant e ricercati.
Che crede, che strofinando la caraffa dell'acqua, tutti i sogni gastronomici si solidifichino in pochi istanti, senza costi, senza lavoro e senza fatica? Lei quante ore lavora per 6,50? Mi permetto, caro collega, di parlare poichè sono titolare di una scuola di cucina e di un restaurant gourmet, nonchè di una trattoria e ogni giorno, incontro gente come lei che crede che la professione si possa improvvisare solo perchè tutti, lei compreso, sanno fare un uovo al tegamino...
Si informi, studi il food cost, provi a passare qualche settimana in cucina e comprenderà che a 6,50 lei non sta mangiando cibo sano, ma scarti. Forse neanche quelli. Parola.
wILMA Zanelli

02/05/2013 12:34:30
1) Meglio rivedere i calcoli sui costi ...
Ohibò,..dico io,....ma sono io che fraintendo o quì serve un'energica presa di posizione? Mi si perdoni l'ardire ma forse il detto "Ofelè, fa 'l to mestè" calza a pennello anche quando il giornalista vuol fare i conti in tasca all'oste? Mi riferisco ad alcune affermazione contenute nell'articolo di G. Di Benedetto che ho appena letto. Se nell'insieme il senso dell'articolo è condivisibile trattando di prezzi nella ristorazione che alle volte ci si chiede su quali basi vengano calcolati e che ci fosse bisogno sopratutto a certi livelli di una sonora presa di coscienza verso il basso. Però alcune affermazioni nell'articolo mi preoccupano un poco.
L'autore afferma e pare esaltare la tendenza della ristorazione cinese a praticare prezzi da "mercato delle patate a fine stagione". Considerare ristorazione laddove si praticano prezzi per un pasto più o meno completo a 5-6 euro mi porta ad immaginare che chi ne parla non abbia idea di cosa stia trattando. Passi se sono gli amici del bar convinti come sempre che i ristoratori sono dei ladri e disonesti "a prescindere" e sono anche abituati a frequentare esclusivamente feste parrocchiali e campestri dove costi, tasse, inps ed altri costi sono puro eufemismo,...ma che lo sostenga un giornalista che scrive per una importante testata enogastronomica mi pare alquanto curioso.
Il nostro autore ha una mezza idea di come si possa calcolare l'incidenza percentuale di un pasto finito al ristorante oggi? Ha forse mai provato a fare la spesa per un pasto, aggiungerci tutti i costi gestionali e vedere cosa ne viene fuori? Vogliamo iniziare dall'incidenza fiscale media di poco inferiore al 60%? Oppure dai costi di manodopera e affini media del 15/18%,...e magari aggiungiamo anche i costi fissi medi del 10/12% ecc ecc.
A questo punto non potrebbe sorgere spontaneo chiedersi cosa e come arriva nel piatto del cliente? Eppoi vogliamo parlare di qualità e professionalità? Non voglio certo polemizzare, ma approfondire i dettagli delle proprie affermazioni/convinzioni su questi temi potrebbe essere utile per tutti,.... Concludo con la consapevolezza che mi si potrà argomentare con la domanda "ma allora, come fanno?". Privi a chiedere a chi della professione sa bene quali sono i punti su cui intervenire per "regalare" i pasti al mercato! E con questo invito l'autore o chi mi legge a fare un'approfondita ricerca su mezzi e metodi. Potrebbe scoprire qualcosa di interessante,...e quello si,...meritevole di un bell'articolo!!!
valerio angelino
chef free lance


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