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Spugnette in cucina, dalla pulizia alla minaccia di contaminazioni

La spugne che utilizziamo per lavare piatti, pulire attrezzature e asciugare superfici in cucina dovrebbero essere un aiuto nella sanificazione, ma a volte possono trasformarsi in vere e proprie fonti di germi patogeni. Virus e batteri trovano nel materiale spugnoso un terreno favorevole per lo sviluppo

di Silvia Curti e Massimo Artorige Giubilesi
06 luglio 2013 | 15:01
Spugnette in cucina, dalla pulizia
alla minaccia di contaminazioni
Spugnette in cucina, dalla pulizia
alla minaccia di contaminazioni

Spugnette in cucina, dalla pulizia alla minaccia di contaminazioni

La spugne che utilizziamo per lavare piatti, pulire attrezzature e asciugare superfici in cucina dovrebbero essere un aiuto nella sanificazione, ma a volte possono trasformarsi in vere e proprie fonti di germi patogeni. Virus e batteri trovano nel materiale spugnoso un terreno favorevole per lo sviluppo

di Silvia Curti e Massimo Artorige Giubilesi
06 luglio 2013 | 15:01
 

Le spugne e i panni sintetici, sicuramente più igienici di quelli derivanti da fibre naturali come la cellulosa, sono comunemente usati in cucina per lavare piatti, pulire attrezzature e asciugare superfici. Ma siamo sicuri che siano un aiuto alla sanificazione oppure a volte possono diventare un vero e proprio ricettacolo di germi? Si calcola infatti che una spugnetta di 25 cm2 di superficie possa contenere oltre 20mila microrganismi di varia natura tra cui germi patogeni e germi indicatori fecali provenienti da varie fonti ambientali e alimentari.



Le spugne vengono utilizzate in cucina per svariate mansioni, passando dalla fase sporca a quella pulita, utilizzando sempre la stessa spugna che poi viene riutilizzata con una semplice strizzatura sotto acqua corrente calda o fredda. Virus e batteri provenienti da uova, carni, pesce, verdure crude (ma anche dalla pattumiera e dal cestino dei rifiuti) trovano nel materiale spugnoso un terreno favorevole per lo sviluppo, favorito soprattutto dall’umidità e dalla temperatura dell’acqua di lavaggio.

Alcune malattie trasmissibili con gli alimenti (es: infezioni, intossicazioni, tossinfezioni) che provocano sintomi fastidiosi e debilitanti (febbre, dolori addominali, vomito, dissenteria, mancanza di salivazione) sono attribuite al consumo di alimenti inquinati oppure a virus influenzali di stagione, mentre possono essere causate anche dall’uso di spugnette inquinate. Non devono neppure essere usate spugne e attrezzature in materiale metallico e ferroso, in quanto arrugginiscono, si sfilacciano e perdono frammenti anche minuscoli di corpi estranei che spesso si ritrovano negli alimenti.

È consigliabile, oltre che intelligente, utilizzare spugne di colore diverso in “codice colore” per le diverse operazioni in cucina, abbinate al tipo di prodotto e lavorazione insieme con lo stesso colore dei taglieri e del manico dei coltelli, al fine di prevenire le “contaminazioni crociate” (sporco-pulito, crudo-cotto, alimento-rifiuti) pericolose per la salute. È necessario quindi porre particolare attenzione all’igiene della spugna, evitando il luogo comune “la spugna lava, ma non si lava”, gravissimo errore che storicamente applichiamo anche a “il forno cuoce non è da pulire” e “il frigorifero è freddo si pulisce una volta l’anno”.

Tutti gli oggetti, attrezzature e materiali usati in cucina devono essere sanificati attentamente al termine dell’utilizzo ed è opportuno cambiare spesso le spugnette anche se non sembrano sporche: oltre allo sporco visibile (residui di proteine, grassi, polvere, macchie) esiste lo sporco invisibile costituito dal biofilm di microrganismi. Per le spugnette in uso è sufficiente, al termine della giornata, lavarle con un efficace detergente, risciacquarle sotto acqua corrente, immergerle per 5 minuti in una soluzione a base di cloro all’1% e infine metterle in lavastoviglie a 85°C per 10 minuti.



Una sanificazione efficace richiede anche l’uso di detergenti e disinfettanti idonei per uso alimentare per la pulizia di superfici e attrezzature a contatto diretto con gli alimenti: prodotti per uso professionale, accompagnati da scheda tossicologica e da scheda tecnica informativa obbligatorie e utilizzati secondo le istruzioni del produttore. L’uso corretto di questi prodotti specifici consente di passare da oltre 1 milione di germi/cm2 di una superficie sporca a 100 germi/cm2 di una superficie correttamente sanificata.

I detergenti hanno lo scopo di:

  • rimuovere e portare in superficie lo sporco organico (detergenti alcalini) e lo sporco inorganico tipo il calcare (detergenti acidi);
  • ridurre la carica microbica generica;
  • facilitare il risciacquo e controllare la durezza dell’acqua.

I disinfettanti hanno lo scopo di:
  • eliminare la carica microbica generica;
  • eliminare i microrganismi patogeni e gli indicatori fecali eventualmente presenti.

Da ultimo, non va dimenticato che esiste una categoria di prodotti chimici sconsigliati nell’uso professionale, perché non efficaci o pericolosi per i lavoratori o dannosi per il consumatore a causa dei residui che lasciano o della difficoltà ad essere rimossi dopo l’uso sulle superfici o del danno che provocano sulle attrezzature:
  • Ipoclorito di sodio (candeggina, varechina);
  • Alcol denaturato;
  • Acido muriatico;
  • Ammoniaca;
  • Solventi e detersolventi;
  • Polveri abrasive (silicati, pomice).

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10/07/2013 12:35:25
1) Cose dell'altro mondo
Giuste segnalazioni per la pulizia e la tutela della salute, ma nei mercati, nelle fiere, e soprattutto nelle feste politiche e nelle sagre, come la osservano la pulizia e l'igiene sia degli alimente che delle attrezzature? Si vedono in giro cose dell'altro mondo, ed i controllati sono sempre i soliti, non vi pare?
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