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Falso formaggio "made in Italy" Sequestro tra Modena e Grosseto

Scoperti tra Modena e Grosseto dei traffici illegali di formaggi provenienti dal nord Europa e spacciati come specialità italiane. Sequestrate oltre 350 confezioni di cibo. La ditta è stata sanzionata per 20mila euro

 
24 giugno 2013 | 15:55

Falso formaggio "made in Italy" Sequestro tra Modena e Grosseto

Scoperti tra Modena e Grosseto dei traffici illegali di formaggi provenienti dal nord Europa e spacciati come specialità italiane. Sequestrate oltre 350 confezioni di cibo. La ditta è stata sanzionata per 20mila euro

24 giugno 2013 | 15:55
 

Tra le province di Modena e Grosseto, il corpo forestale dello Stato ha scoperto un commercio illegale di formaggi e affettati venduti come “made in Italy”, ma in realtà provenienti dalla Germania e dalla Repubblica Ceca. Il personale del Nucleo agroalimentare forestale (Naf) di Grosseto in seguito ad un controllo per la tutela dei prodotti tipici italiani, eseguito presso un supermercato appartenente ad una grande catena nazionale, ha riscontrato la presenza di alcune vaschette preconfezionate di prodotti, come la coppa stagionata e un formaggio, che venivano venduti come specialità nazionali, ma in realtà provenienti del nord Europa.



Dopo aver verificato che la ditta produttrice del formaggio fosse una nota multinazionale emiliana, il personale di Grosseto ha allertato il personale del corpo forestale di Modena che ha effettuato una serie di controlli all'interno della ditta.

Dalle verifiche è emerso che la nota multinazionale emiliana, che produce ed esporta prodotti tipici italiani in tutto il mondo, confezionava vaschette di affettati e formaggi e le rivendeva come "specialità italiane".

Accanto a produzioni di qualità la ditta avrebbe immesso sul mercato anche prodotti più scadenti provenienti dall'estero, utilizzando le insegne italiane a corredo del proprio marchio aziendale. Ai sensi della normativa vigente in materia si può, infatti, affiancare un nome o un simbolo che richiama l'Italia solamente a quei prodotti che siano stati effettivamente coltivati, allevati, lavorati e trasformati in Italia.

Le confezioni rinvenute dal personale di Grosseto all'interno del supermercato sono state sequestrate penalmente, quattro persone sono state deferite alla competente autorità giudiziaria per frode in commercio e sono stati costretti a ritirare i prodotti contraffatti su tutto il territorio nazionale. Le oltre 350 confezioni di alimenti, in attesa di vendita, rinvenute dal personale di Modena presso la ditta produttrice sono state sottoposte a sequestro amministrativo, mentre alla ditta è stata elevata una sanzione amministrativa pari a 20mila euro.

I controlli per la tutela dei prodotti agroalimentari "made in Italy" sono stati recentemente intensificati in tutta Italia. Il corpo forestale dello Stato sta applicando le norme a tutela del "made in Italy" su tutto il territorio nazionale, per tutelare i prodotti italiani di eccellenza dalle numerosissime imitazioni e contraffazioni che ogni anno sottraggono ingenti fette di mercato e di prodotto interno lordo. La Coldiretti afferma che la contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari "made in Italy" fa perdere all’Italia oltre 60 miliardi di euro di fatturato.

Perciò la lotta alla contraffazione e alla pirateria rappresentano per le Istituzioni un’area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese. Per supportare l’ottima attività delle forze dell’ordine occorre quindi stringere le maglie larghe della legislazione nazionale e comunitaria con l’estensione a tutti i prodotti dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime impiegate negli alimenti.

Tre prosciutti su quattro venduti in Italia sono in realtà ottenuti da maiali allevati all’estero mentre circa la metà delle mozzarelle è fatta con latte straniero come pure tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro, ma questo il consumatore non può saperlo perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta.

In generale secondo l’indagine Coldiretti/Eurispes, il 33% dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati (per un valore di 51 miliardi di euro) deriva da materie prime importate e rivendute col marchio “made in Italy”.

Eppure in Europa si procede con estrema lentezza anche per effetto della pressione delle lobby con il regolamento Ue n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili, mentre per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità.

Ad oggi, quindi, in Europa è in vigore l’obbligo di indicare l’origine della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova, a partire dal primo agosto 2004 l'obbligo di indicare in etichetta il paese di origine in cui il miele è stato raccolto e dal 1° luglio 2009 l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio.

Ma l’etichetta resta anonima oltre che per gli altri tipi di carne anche per i salumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo made in Italy per effetto dell'influenza aviaria; a partire dal 1º gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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