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Antonio Longanesi cavaliere del lavoro per il contributo alla viticoltura italiana

Antonio Longanesi ha ricevuto la pergamena che lo colloca nell’olimpo dei Cavalieri dell’Ordine al Merito della Repubblica per aver contrubuito alla valorizzazione dell’enologia italiana, anche grazie al suo vino Burson

di Mariella Morosi
 
18 ottobre 2013 | 12:55

Antonio Longanesi cavaliere del lavoro per il contributo alla viticoltura italiana

Antonio Longanesi ha ricevuto la pergamena che lo colloca nell’olimpo dei Cavalieri dell’Ordine al Merito della Repubblica per aver contrubuito alla valorizzazione dell’enologia italiana, anche grazie al suo vino Burson

di Mariella Morosi
18 ottobre 2013 | 12:55
 

la premiazione di Antonio LonganesiDue parole, la consegna di una targa, un applauso. Una scena consueta in questa Italia delle onorificenze, ma questa volta anche l’osservatore più cinico ha potuto notare che il premiato, Antonio Longanesi (nella foto, terzo da sinistra), detto Toni, un signore agèe, classe 1921, con l’abito della domenica e il volto cotto dal sole e scavato di chi lavora nei campi, era intimidito, quasi stupito di essere nel cono di luce.

Commossi erano invece quelli gli stavano intorno, figli e nipoti ma anche Laura Rossi, sindaco di Bagnacavallo, il comune teatro di questa storia romagnola, una storia minore di agricoltura e di vino. Persino il prefetto di Ravenna Bruno Corda era là a stringergli la mano e a consegnargli la pergamena che lo collocava nell’olimpo dei Cavalieri dell’ordine al merito della Repubblica per «il notevole contributo dato allo sviluppo della viticoltura e alla valorizzazione dell’enologia italiana».

Ma il Toni ha fatto di più: ha inventato un vino, il Burson, un rosso di grande struttura e dagli aromi intensi , elegante e di grande piacevolezza, un'espressione alta della cosiddetta cultura materiale. E se non basta, questo anziano signore ha legato il suo nome a un vitigno prima praticamente sconosciuto e che ora si chiama Uva Longanesi. Ma da queste parti il soprannome conta più del nome e i Longanesi erano conosciuti da tutti, e chissà perché, come i Burson, e il nome si è trasferito al vino.

Inutile cercarlo negli scaffali del supermercato sotto casa: di Burson: se ne produce pochissimo e solo a Bagnacavallo e dintorni, nonostante l’interesse del mercato per un gusto che ha entusiasmato persino i composti giapponesi. A tutelare il vino del Toni ci pensa ora il Consorzio Il Bagnacavallo che lo ha legato alle altre eccellenze gastronomiche di una terra generosa. A presiederlo è l'attivissimo nipote del Toni, Daniele Longanesi.

Pochi conoscono questa storia e questa scoperta che come tutte quelle che lasciano il segno è stata fatta per caso. Erano gli anni Cinquanta e dopo una storia da soldato vissuta negli orrori della seconda guerra mondiale (che forse meriterebbe un’onorificenza a parte) il Longanesi tornò a lavorare i suoi campi. Cacciatore come tutti, anche per integrare il magro vitto, notò che gli uccelli venivano attirati dai grappoli di una strana vite, nata chissà come e abbarbicata a una quercia. Gli acini poi resistevano integri anche all’arrivo del freddo.

Insensibile alle critiche dei vicini e ostinato, colse quei grappoli e li vinificò. Ne derivò un grande vino, di un'insolita alta gradazione per quelle terre, e fece l’unica cosa che poteva fare: puntare alla qualità. Innestò, reimpiantò, regalò marze a chiunque gliele chiedeva, e lontana era l’idea di goderne da solo il frutto.

Stranezza nella stranezza, i grappoli Longanesi “dicono” al vignaiolo quando sono pronti per la vendemmia: finché resta in ogni grappolo un unico acino verde, quasi una sentinella che invita ad attendere, bisogna pazientare per la raccolta. La fama del vino del Toni si rafforzò negli anni, e quel boccione portato all’osteria per la partitina serale parlava da solo. Oggi a 92 anni Antonio Longanesi va ancora in bicicletta a quell’osteria, racconta le sue storie di guerra e di pace e ascolta con indulgenza chi confessa di non avergli, allora, creduto.

Ogni anno le quindici aziende del Consorzio Il Bagnacavallo producono circa 60mila bottiglie di Burson su circa 20 ettari complessivi. Il vino è commercializzato in due versioni, etichetta nera (con invecchiamento di diciotto mesi in botti di rovere) ed etichetta blu (con invecchiamento di almeno sei mesi, sempre nella stessa tipologia di botti). L'azienda agricola Longanesi si estende su una superficie di circa sei ettari coltivati a frutteto (2,5 dei quali vitati), con una la produzione annua di 15mila bottiglie di Bursôn, alcune migliaia delle quali esportate in Giappone, Germania e Repubblica Ceca.

In questi anni le soddisfazioni non sono mancate: la Medaglia di Cangrande, il Sole della Guida Veronelli, le Corone nei Vini Buoni d'Italia, l'Eccellenza nella Romagna da Bere e il Premio fedeltà al lavoro e progresso economico della Camera di Commercio di Ravenna nel 2007. Nel 2009 ha ottenuto la medaglia d'oro nel concorso enologico internazionale “La Selezione del Sindaco”.

Il comune di Bagnacavallo pone questo vino al centro delle iniziative di promozione del territorio, come “Maggio a Bagnacavallo. Alla Corte di Bacco” che comprende numerosi appuntamenti che coinvolgono aziende, pubblici esercizi e associazioni, fra i quali un importante concorso dedicato proprio alla selezione del miglior Burson Igt.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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