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Uno show cooking senza precedenti Cucina e moda conquistano Firenze

Rafforzare il valore culturale della cucina puntando sul concetto di stile, tipico della creatività italiana; questo l'obiettivo dello show cooking tra Cuochi e Stilisti, che a Firenze ha riscosso un gran successo

di Mariella Morosi
 
03 marzo 2014 | 16:15

Uno show cooking senza precedenti Cucina e moda conquistano Firenze

Rafforzare il valore culturale della cucina puntando sul concetto di stile, tipico della creatività italiana; questo l'obiettivo dello show cooking tra Cuochi e Stilisti, che a Firenze ha riscosso un gran successo

di Mariella Morosi
03 marzo 2014 | 16:15
 

Pazza idea quella di trasferire l’anima di un piatto in un abito? No, è stata piuttosto una sfida quella che sei chef stellati hanno lanciato a un gruppo di giovani allievi dello IED, l’Istituto Europeo del Design di Firenze, nell’ambito degli appuntamenti del Premio Italia a Tavola per il sondaggio sul Personaggio dell'anno 2013.



A questa grande festa della ristorazione italiana, svoltasi nello storico Hotel Baglioni della città di Dante, ma che è anche la città dell’arte e dell’artigianalità più raffinata, è stato segnato un altro punto di contatto tra i due pilastri dell’eccellenza italiana: la gastronomia e la moda. Sono due modelli che prima si erano solo sfiorati ma mai incontrati veramente.



In questo caso le capacità creative dei giovani stilisti hanno trasferito a un abito l’essenza del cibo, dal punto di vista estetico e comunicativo, mettendoli di fronte in un gioco di specchi. Non solo, anche se in precedenza l'ideazione aveva voluto i suoi tempi, gli studenti dello IED hanno realizzato gli abiti in diretta, assemblandoli pari passo con i tempi di ideazione del piatto, presentato in versione finger food. Ideatore di questo format, “Tra cuochi e stilisti”, è stato Alberto Lupini, direttore di Italia a Tavola che ha subito trovato il pieno e convinto sostegno di Fipe-Confcommercio.



«Con questa iniziativa - ha detto Lupini - il nostro obiettivo è stato quello di rafforzare il valore culturale della cucina e dell'enogastronomia puntando sul concetto di stile che caratterizza la creatività italiana. Nello specifico, i cuochi hanno creato manualmente i loro piatti e sempre con le mani gli stilisti hanno reinterpretato questo atto creativo, aumentandone il valore aggiunto culturale ed economico. Unire in questo modo moda e design alla cucina è fra l'altro un modo per rendere più forte ed unica la nostra proposta complessiva per Expo 2015. Una modalità che insime alla Fipe contiamo di poter utilizzare in gioro per l'Italia».



Tutto cominciò circa un mese prima, quando sei chef di fama come Andrea Berton, Filippo La Mantia, Rosanna Marziale, Giancarlo Morelli, Marco Stabile e Daniele Zennaro, di formazione e appartenenza geografica diversa, forse con qualche perplessità iniziale, accettarono il gioco, creando ognuno un piatto che esprimesse la propria filosofia e le proprie radici. Inviarono a Firenze delle foto dei rispettivi piatti e qualche spiegazione sugli ingredienti.



Questo bastò perché gli studenti si mettessero al lavoro con entusiasmo. «Ci ha stimolato tentare quello che non era mai stato fatto prima - ha detto Vincenzo Maddaluni, 26 anni, al primo anno del corso di Moda dello IED di Firenze - perché la mente di un creativo è sempre aperta e flessibile e il flusso del nuovo è qualcosa che non si può prevedere o quantificare. La realizzazione di questi abiti per noi è stato un punto zero».



Non è certo una novità che il cibo possa ispirare un’opera d’arte, dai dipinti di Arcimboldo alle sculture del francese Laurence Jenkell. In molti non hanno resistito a replicare la perfezione della natura, e anche tra i fashion brand non mancano esempi di abiti e accessori creati proprio con queste inedite materie prime, come Sarah Illenberger con i suoi orecchini di cipolla o la coreana Yeonju Sung con i suoi gustosissimi vestiti di verdure.

E non si contano le innocenti provocazioni come quelle di Lady Gaga si è presentata in pubblico vestita soltanto di fettine di carne e anche un nostro famoso chef, Davide Scabin, si era spinto ben oltre i fornelli arredando l’interno di un’utilitaria con maccheroni e vermicelli di pregiato grano d'autore. A Firenze, tuttavia, la novità è stata davvero assoluta, con un’elegante interpretazione dell’alta gamma dell’enogastronomia con piatti che siamo abituati a vedere a tavola piuttosto che in sartoria e con tempi di realizzazione che andavano di pari passo con quelli di ideazione.

Non è stato facile, ma certamente stimolante per la trentina di ragazzi che si sono impegnati in continui brain storming, trasferire nella stoffa forme, valori e contrasti in una mescolanza di sensazione visive e tattili. Alle Bruschette con cavolo nero con Grana Padano Dop e Olio toscano Igt dello chef fiorentino Marco Stabile i giovani stilisti hanno abbinato “Dettagli Filangé”, un abito con un tessuto caldo con una parte in uncinetto a maxi traforo che ricordava il Ponte Vecchio.

Marco Stabile presenta Bruschetta di Grana Padano Dop, cavolo nero e olio toscano Igp; Dettagli Filangé l'abito in abbinamento

Mentre alla sicilianità solare della Zuppetta di cus cus di Alce Nero con la bottarga di tonno lime e centrifugato di sedano con verdure proposto da Filippo La Mantia si è ispirato “Trancio di camicia”, un satin con cintura ricavato da una camicia con collo anni Settanta.

Filippo La Mantia presenta Zuppetta di cous-cous di Alce Nero con la bottarga di tonno, lime e centrifugato di sedano; Trancio di Camicia l'abito in abbinamento

Per la Minestra maritata di Rosanna Marziale, un piatto campano della festa, è stato realizzato “Tip tap bolero”, un imprimé floreale su damascato nero, effetto matelassé, di sontuosità borbonica, forse perché il ristorante della chef si trova proprio accanto alla Reggia di Caserta.

Rosanna Marziale presenta Maritata con Grana Padano Dop all'olio del Consorzio Toscano Igp; Tip Tap Bolero l'abito in abbinamento

Un sobrio elegante abito col bianco sporco “Leggerezza” ha accompagnato la proposta di Andrea Berton: Manioca croccante con baccalà mantecato, guacamole e paprika affumica.

Andrea Berton presenta Manioca croccante con baccalà guacamole e paprika affumicata; Leggerezza l'abito in abbinamento

Mentre “Rossissimo” era l'abito realizzato con il piatto di Giancarlo Morelli: Tuorlo d'uovo confit tiepido affumicato, insalatina di quinoa, amaranto e riso soffiato, tartare di salmerino con le sue uova. Morbidissimo l'abito in cachemire scarlatto con applicazioni in rilievo sempre della stessa fibra.

Giancarlo Morelli presenta Tuorlo d'uovo confit tiepido affumicato, insalatina di quinoa, amaranto e riso soffiato, tartare di slameri e le sue uova; Rossissimo l'abito in abbinamento

Infine con il Baccalà mantecato del veneziano Daniele Zennaro è stato presentato “Sapore di mare”, un abito blu come la laguna e con motivi a righe che ricordava la divisa dei gondolieri. Ed è stata proprio quest'ultima opera, dei ragazzi di Manusa Refashion Factory, a polarizzare le preferenze della giuria, e ad essere premiata dal responsabile marketing del Consorzio Olio Toscano Igp, Christian Sbarrella, alla cena di gala svoltasi poco dopo al 5° piano del ristorante dell'hotel Baglioni, con vista sulla Firenze più bella, fatta di cupole e campanili e circondata dalle colline del vino.

Daniele Zennaro presenta Baccalà mantecato nel tacos; Sapore di mare, l'abito in abbinamento, che ha vinto come miglior vestito ispirato al piatto

Ma come hanno reagito gli chef alla vista degli abiti? Si sono identificati in qualche modo con creazioni di cui non avevano seguito gli step, rigorosamente top segret nei laboratori dello IED? Per Filippo La Mantia, se non è possibile trasferire da un piatto a un abito il sapore e il profumo, il trait d'union può essere la sensazione di benessere, quella che si prova nel gustare un buon piatto e quella di indossare un abito in cui ci si trova bene, a proprio agio.

Per Giancarlo Morelli molte sono le analogie che hanno unito il suo piatto, apparentemente semplice con consistenze diverse armonizzate così come le mani di un sarto lavorano per creare setosità e morbidezza con le fibre delle materie prime. «C’è la stessa piacevolezza - ha detto Morelli - nell’indossare un capo e nel mettere qualcosa in bocca». Del resto, come ha sottolineato uno dei giovani stilisti in gara, Vincenzo Maddaluni, prima dell'idea viene il contatto con la stoffa: «È lei che in un flash dice cosa deve diventare».

Tutti gli abiti sono stati realizzati con Manusa, la factory creativa pistoiese che partendo da capi di abbigliamento usati dà loro una seconda vita con lavorazioni artigianali di tradizione ed esplorando nuove tecniche creative. «Ci siamo divertiti a realizzare questo incontro tra cucina e moda, due importanti aspetti dell’italianità - ha detto il docente dell’Istituto Luca Parenti - per reinterpretate una nuova mise en place di capo di abbigliamento classico e vintage».

Come ha sottolineato il direttore dello IED Alessandro Colombo: «È una cultura del progetto che deve accompagnare per sempre i nostri allievi. Ritengo questa esperienza altamente formativa». L'Istituto ha sedi anche in Brasile, Spagna, Brasile e Cina. La sede di Firenze, inaugurata nel 2012 occupa 2.280 metri quadrati e prevede corsi annuali e triennali e master. Ha un forte legame con il territorio e collabora con importanti aziende toscane ed internazionali.

Foto servizio e gallery: Riccardo Melillo e Giulio Ziletti

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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