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Cucina innovativa da Lugano Sterile divertimento fine a se stesso?

La cucina innovativa è stata al centro di due esperienze culinarie a Lugano; una cucina nata per sbigottire ad ogni costo, ma incapace di soddisfare un naturale bisogno di buon cibo e di trasmettere piacevoli sensazioni

di Michelangelo Romano
 
18 aprile 2014 | 10:25

Cucina innovativa da Lugano Sterile divertimento fine a se stesso?

La cucina innovativa è stata al centro di due esperienze culinarie a Lugano; una cucina nata per sbigottire ad ogni costo, ma incapace di soddisfare un naturale bisogno di buon cibo e di trasmettere piacevoli sensazioni

di Michelangelo Romano
18 aprile 2014 | 10:25
 

Dal noto giornalista-scrittore di enogastronomia Attilio Scotti apprendiamo che a Lugano (Canton Ticino), in un ristorante (non riferiamo il nome per non fargli pubblicità gratuita) sono stati celebrati recentemente due eventi: il 28 marzo ha avuto luogo la prima cena in lavastoviglie e lavabicchieri, mentre il 4 aprile, una serata clinic, definita “superfantamegaiperspettacoloratissima”, durante la quale, in uno scambio di cibi e cateteri, gli ospiti (paganti?) hanno sorseggiato l’aperitivo dalle siringhe e hanno pasteggiato con vini (vini?) serviti nei “pappagalli” anziché nei calici.



Il presente e il futuro della ristorazione internazionale sembrerebbero, quindi, passare per Lugano. Noi che viviamo in periferia non possiamo che prenderne atto. Dovremmo smettere di frequentare trattorie e ristoranti e privilegiare luoghi più idonei a celebrare la cucina innovativa, e il correlato servizio, di cui si fa profeta lo chef Marco Farina, milanese trapiantato in Canton Ticino e ideatore di questi banchetti à la page.

I luoghi deputati potrebbero essere lavanderie, retrobotteghe di ristoranti, astanterie, cliniche ospedaliere a pagamento o, magari, convenzionate con le Asl. Questione, ovviamente, di gusti. Per metterci a tavola faremmo bene, allora, ad affidarci a sguatteri, colf e infermieri, possibilmente professionali.

È evidente, almeno lo speriamo, che il fine dell'iniziativa luganese, gastroenterica più che gastronomica, è sbigottire ad ogni costo, anche se, semel in anno licet insanire, siamo fuori dal periodo carnevalesco. Sterile divertimento fine a se stesso? Di certo non una cucina in grado di soddisfare un primigenio bisogno di buon cibo e di trasmettere piacevoli sensazioni.

Dal gusto si è passati al disgusto, in libera caduta di stile e di buon gusto. Siamo, ormai, alla fine dello show; siamo arrivati, per così dire, alla prova del... cuoco. Lo star system della ristorazione fa il resto, abbacinando e fabbricando intellettuali e divi dei fornelli, i cui cachet spesso si giustificano più col fumo del nome pubblicizzato che con l'arrosto messo nel piatto.

Lo chef Farina, però, è persona seria e modesta, e, non volendo andare oltre i propri meriti, confessa che non è tutta farina del suo sacco. A domanda risponde di avere un padre nobile: il suo ispiratore e maestro di cucina è niente meno che un chimico, il francese Hervè This, considerato il padre della cucina molecolare.

I precursori della sua scienza culinaria possono essere individuati nell'inglese Heston Blumenthal e nel "provocatore" spagnolo Ferran Adrià, il quale ultimo, guarda caso, ha debuttato nel mondo della cucina proprio come lavapiatti e cuciniere militare. Insomma, tira aria nuova in cucina. Dimenticate Escoffier e Artusi, andate a lezione da Marco Farina e, per cucinare seriamente, attrezzatevi con una efficiente lavastoviglie.

Oltretutto, dopo esservi esercitati a dovere, potreste non aver più bisogno del forno e dei fornelli. Meno elettrodomestici e più spazio in cucina e, forse, risparmio di tempo. Con un carico ben fatto, lavate i piatti della sera e contemporaneamente vi preparate il pranzo o viceversa.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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