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Quote latte, niente multe per l’Italia per il quarto anno consecutivo

L’Italia non ha superato il livello quantitativo di quota latte assegnato dall’Ue: il latte prodotto è stato di 10,831 milioni di tonnellate (il tetto era di 10,923). L’anno prossimo cesserà il regime delle quote latte

 
22 maggio 2014 | 18:58

Quote latte, niente multe per l’Italia per il quarto anno consecutivo

L’Italia non ha superato il livello quantitativo di quota latte assegnato dall’Ue: il latte prodotto è stato di 10,831 milioni di tonnellate (il tetto era di 10,923). L’anno prossimo cesserà il regime delle quote latte

22 maggio 2014 | 18:58
 

Niente multe latte per gli allevatori italiani quest’anno, perché l’Italia non ha superato il proprio livello quantitativo di quota latte assegnato dall’Unione europea. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che allevatori italiani di bovine da latte non devono versare il prelievo e tanto meno gli acquirenti devono trattenerlo. Il latte ceduto alle latterie dagli allevatori italiani è stato di 10,831 milioni di tonnellate, al di sotto del quantitativo nazionale delle consegne di latte assegnato all’Italia che è di 10,923 per l’annata che va dal 1 aprile al 31 marzo.



È il quarto anno consecutivo che la produzione nazionale rimane sotto il tetto massimo assegnato dall’Unione europea all’Italia, oltre il quale scatta il cosiddetto splafonamento e le sanzioni conseguenti. Nel resto d’Europa molti Paesi grandi produttori di latte come Germania, Olanda, Danimarca, Irlanda, Austria e Polonia hanno chiesto tramite le loro Organizzazioni agricole un aumento del loro quantitativo assegnato dal momento che le loro produzioni di latte hanno abbondantemente superato la loro quota produttiva, con la Coldiretti che è stata l’unica Organizzazione italiana ad opporsi a questa ingiustizia nell’interesse dei propri allevatori.

L’anno prossimo al 31 marzo cesserà il regime delle quote latte istituito nell’Unione europea dai primi anni ‘80 per fronteggiare la sovrapproduzione di latte, che però nel nostro Paese copre appena il 65% del fabbisogno nazionale con massicce importazioni di latte e prodotti succedanei che stanno mettendo a serio rischio l’allevamento italiano della vacche da latte. La proposta di Coldiretti per fronteggiare il “dopo quote” parte innanzitutto dall’introduzione dell’obbligatorietà dell’indicazione dell’origine del latte su tutti i prodotti caseari non solo sul latte fresco, ma occorre anche combattere con tutte le forze in campo la grande battaglia dell’agro-pirateria sia all’interno del nostro Paese che all’estero.

«Si avvicina peraltro - sottolinea in una nota la Coldiretti - la straordinaria occasione dell’Expo per far conoscere in tutto il mondo i grandi formaggi italiani Dop soprattutto in quei Paesi che hanno ampie fasce di popolazione sempre più abbienti perché saranno queste che potranno assicurare alle nuove leve di allevatori italiani il proprio futuro».

Maurizio Martina«Anche quest’anno i nostri produttori - ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina (nella foto) - hanno rispettato le quote assegnate, confermando il trend delle ultime annate. In vista della fine del regime nel 2015, stiamo lavorando per dare risposte concrete agli allevatori, considerata la strategicità del settore latte. Stiamo elaborando un piano d’azione con le Regioni e i rappresentanti professionali per attivare misure di sostegno economico alle nostre imprese lattiere, operando sul primo e sul secondo pilastro della Pac, con un’attenzione particolare per gli allevatori delle zone di montagna. È un’occasione che non vogliamo perdere e su questo mi auguro che riusciremo a trovare un accordo al più presto».

«Vogliamo portare il futuro del settore del latte - ha proseguito il Ministro - al centro del dibattito europeo durante il semestre italiano di presidenza dell’Ue, perché serve un confronto approfondito. Dobbiamo valutare il tema delle misure di accompagnamento e quello del rafforzamento di altre, come la gestione del rischio e delle crisi di mercato. Ovviamente centrale sarà la questione dell’etichettatura, sulla quale siamo particolarmente sensibili, e su cui ci confronteremo immediatamente con le istituzioni comunitarie. Entro il prossimo mese di giugno, poi, sarà presentata la relazione della Commissione sul settore lattiero caseario; aspettiamo il documento per valutare ulteriori iniziative per il miglioramento del funzionamento della filiera, in particolare per continuare nelle azioni di rafforzamento della posizione degli allevatori. Non mancherà il nostro impegno, mi auguro sostenuto dai nostri produttori».

Cesare Baldrighi«La comunicazione di Agea con i dati ufficiali della campagna lattiero-casearia, che hanno attestato il rispetto da parte dell’Italia della quota assegnata, è arrivata in extremis, ma in ogni caso in tempo utile per evitare che i produttori di latte attivassero ulteriori fidejussioni per pagare il prelievo supplementare», ha dichiarato Cesare Baldrighi (nella foto accanto), presidente del Coordinamento lattiero-caseario di Fedagri-Confcooperative, nonché presidente del Consorzio Grana Padano. «Già sulla base dei dati trimestrali forniti sempre da Agea sulla consegna di latte, era possibile prevedere che la produzione italiana sarebbe rimasta dentro la quota assegnata al nostro paese. E a riguardo va sottolineato il senso di responsabilità delle cooperative che da anni si adoperano nei confronti della propria base associativa, per mantenere contenuta la produzione e scongiurare lo splafonamento».

«Adesso che la comunicazione con i dati di fine campagna ha posto fine all’obbligo di versare il prelievo relativo al mese di marzo - ha aggiunto Baldrighi - chiediamo che l’amministrazione pubblica si attivi tempestivamente per restituire quanto versato nei mesi precedenti. Inizieremo da subito a lavorare attivamente perché la prossima campagna, che sarà l’ultima con il regime delle quote, non sia gravata da procedure burocratiche lunghe e dispendiose - che costringono i produttori a movimentare a vuoto milioni di euro, tra spese di gestione, oneri finanziari sulle fidejussioni e costi burocratici - e perché la tempistica delle procedure e la tempestività delle informazioni siano adeguate ad una corretta gestione degli adempimenti».


© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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