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Alla scoperta delle bollicine d’Inghilterra Nuova frontiera anche nel settore bar

Dal 2006, quando molti imprenditori hanno iniziato la coltivazione della vite, ad oggi, in Inghilterra, sono nati 167 produttori di Pinot Nero, Pinot Meuniere e Chardonnay, per la produzione delle “bollicine inglesi”

di Carmine Lamorte
 
05 luglio 2014 | 15:47

Alla scoperta delle bollicine d’Inghilterra Nuova frontiera anche nel settore bar

Dal 2006, quando molti imprenditori hanno iniziato la coltivazione della vite, ad oggi, in Inghilterra, sono nati 167 produttori di Pinot Nero, Pinot Meuniere e Chardonnay, per la produzione delle “bollicine inglesi”

di Carmine Lamorte
05 luglio 2014 | 15:47
 

Il fenomeno della coltivazione della vite, per produrre bollicine nel Regno Unito, sta assumendo una dimensione interessante, dal punto di vista della produzione. Durante una mia recente visita in Inghilterra, ho avuto modo di rendermi conto di persona dell’importanza che i produttori inglesi stando dando alla coltivazione della vite, sfruttando il fatto che la tipologia dei terreni coltivati è molto simile a quella dei “terroir” della Champagne e grazie all’innalzamento delle temperature di questi ultimi decenni ed in previsione di quelle future, ecco che molti imprenditori dal 2006 hanno iniziato la coltivazione della vite in modo serio e professionale, ed ecco nascere nell’arco di pochi anni 167 produttori di Pinot Nero, Pinot Meuniere e Chardonnay per la produzione delle “bollicine inglesi”, a cui dovrebbero però trovare un nome.



Attualmente lo definiscono Champagne, ben consci che la legge non permette tale termine sulle etichette, ma vistando le aziende questo è il termine più utilizzato nei confronti dei visitatori, che in prevalenza sono cittadini del Regno Unito che ne approfittano per acquistarne alcune bottiglie. Al momento due sono le aziende maggiormente quotate per qualità ed esperienza, RidgeView Wine Estate di Ditching West Sussex, e Nyetimber di Chillington West Sussex.

L’esperienza francese è stata portata sul campo, per quanto riguarda la coltivazione e cura della vigna, mentre la produzione del vino e successiva rifermentazione in bottiglia è al momento affidata a pochi grandi centri, infatti non tutti i coltivatori, hanno ancora sviluppato il loro centro di vinificazione, e parte dell’uva viene conferita per produrre spumante mentre una parte viene usata per produrre spumante con la propria etichetta, e questo è ciò che avviene presso la tenuta che ho avuto modo di visitare, la Tinwood Estate ad Halnaker nel Sussex, dove il 90% viene conferito mentre il 10% viene usato per la propria etichetta.

Siamo in una zona, il Sussex, a sud del Regno Unito a pochi km dal mare, una tenuta immersa nel verde circondata da boschi, dove la vigna si estende per 55 acri (circa 14 ettari), 85mila piante di vite, con la previsione di raddoppiarli negli anni a venire. Tinwood Estate ha impiantato la vigna nel 2006/2007, iniziando a produrre nel 2010/2011 per la prima volta uno spumante, mentre nel 2012/2013 la raccolta dell’uva non fu effettuata perché non ritenuta idonea, mentre la vendemmia prossima del 2013/2014 pare che sarà buona.

Tre le tipologie di spumanti prodotti, un Tinwood Brut Blanc de Blanc 100% chardonnay, vendemmia 2010 alla degustazione si presenta profumato, all’assaggio leggermente salivare, leggermente dolce (gusto Inglese) aroma di lieviti scarso. Lo ritengo adatto ad accompagnare Aperitivi, antipasti o pesce. Un Tinwood Brut Estate 2010 50% Chardonnay, 30% Pinot noir e 20% Pinot Meuniere, alla degustazione si presenta aromatico verso il dolce (gusto Inglese) lo trovo piuttosto mieloso quasi vicino ad un moscato, abbinamento ideale con formaggi.

Aroma di lieviti Straordinario invece il Tinwood Rosè Estate, 80% Pinot Noir e 20% Chardonnay con 12 ore circa di infusione sulle bucce. Il Rosè risente positivamente dell’influenza marina infatti rispetto agli altri due è maggiore la salivazione malgrado il solito gusto dolce che è poi il gusto Inglese di tutti gli spumanti e champagne, buona anche l’influenza dei lieviti che in questo caso sono più marcati i prezzi hanno una media di 28-32 euro a bottiglia, eccessivo secondo la mia opinione se consideriamo gli spumanti italiani e spagnoli, quindi la loro discesa in Europa è un po’ difficile al momento anche se la qualità è già buona e in continuo miglioramento.

Il mio unico rammarico è stato quello di scoprire che durante la spiegazione sia emerso che il Prosecco è uno spumante “cheap” (economico, costo medio al supermercato dalle 6 alle 10 sterline) con le bollicine fatte con il gas artificiale, cosa da me smentita seduta stante, però questa è l’opinione corrente nel mercato inglese, sicuramente avendolo assaggiato il Prosecco durante la mia permanenza, nel Regno Unito mi son chiesto che cosa si invii all’estero, irriconoscibile, quindi magari certi produttori oltre che andare a fare un po’ di formazione prima sul posto poi magari facciano seguire prodotti come quelli che beviamo in Italia.

Tutte le tenute inglesi sono aperte per degustazioni e visite delle cantine ad un prezzo medio di 15 sterline previa prenotazione.

Il mio omaggio alle bollicine Inglesi sono un cocktail originale:

English Sparkling cocktail
Ingredienti: 2 cl Elderflower, 3 cl Centifugato di mela e pera, 7 cl di spumante brut Tinwood Estate.
Procedimento: Guarnire con un petalo di rosa bianco, Lemon twist, prepare in una coppa Pompadour ben fredda.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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