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Birra artiganale? Ottima quella americana Il mercato italiano si apre agli Usa

In Italia stanno sbarcando un numero sempre più grande di birre statunitensi. Un fenomeno che, fino a qualche anno fa, sarebbe stato impensabile. La riprova che il settore della birra, in Italia, è in grande fermento

di Marta Scarlatti
 
19 luglio 2014 | 12:21

Birra artiganale? Ottima quella americana Il mercato italiano si apre agli Usa

In Italia stanno sbarcando un numero sempre più grande di birre statunitensi. Un fenomeno che, fino a qualche anno fa, sarebbe stato impensabile. La riprova che il settore della birra, in Italia, è in grande fermento

di Marta Scarlatti
19 luglio 2014 | 12:21
 

Mai, come in questi ultimi vent’anni, il mercato della birra in Italia ha conosciuto un’evoluzione. L’affermazione e il declino dei cosiddetti pub a tema, dagli irish pub ai biergarten bavaresi, l’esplosione del fenomeno artigianale nazionale, l’ingresso di un numero crescente di specialità in arrivo da ogni dove. L’ultimo trend appare proprio quello delle birre americane. La rivoluzione artigianalbirraria è nata negli Stati Uniti già attorno agli anni Settanta, ma le loro birre hanno impiegato molto più tempo per affacciarsi nel mercato italiano.



La distanza, i costi e il fatto che i produttori americani ne avevano più che a sufficienza del mercato interno hanno impedito che si potessero creare i presupposti necessari all’importazione. Poi le cose sono cambiate. Oltreoceano il segmento dei birrifici artigianali continua a crescere a doppia cifra e in Italia il mercato si è aperto alle specialità.

Inoltre, nel nostro Paese è in forte crescita se non la cultura birraria almeno la curiosità verso un mondo che, finalmente lo si sta comprendendo, va ben oltre il concetto di bevanda dorata, con la schiuma, leggermente amara e da bere gelata. Ed è così che ultimamente hanno fatto la loro, ben visibile, apparizione etichette a stelle e strisce che non sono semplicemente le punte dei colossi internazionali come Bud e Miller.

Grazie a importatori come Dibevit Import, Interbrau, Biscaldi, F&G Srl, Eurosaga e un nugolo di piccole e medie aziende dai nomi forse meno noti ma di grande intraprendenza oggi non solo nei pub ma anche sugli scaffali della grande distribuzione si possono trovare le birre di Brooklyn Brewery, Sierra Nevada, Red Hook, Widmer Brothers, Kona Brewing, Samuel Adams, Saranac, Manzanita, Abita Brewing, Aviator e l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo per un festival birrario Usa di dimensioni mai viste prima.



Perché piacciono così tanto le birre americane? Beh, in parte proprio perché sono americane, ovvero con il fascino di una cultura che ha influenzato e influenza la nostra dal dopoguerra, ma soprattutto perché sono birre ricche in carattere e in personalità. Che organoletticamente parlando si traduce in aromi e gusto.

Tra le decine e decine di etichette in circolazione oggi, una buona parte rientra nello stile India Pale Ale, o American Pale Ale, una famiglia di birre di alta fermentazione dove i luppoli aromatici di origine americana sono determinanti. Note agrumate, a volte resinose e balsamiche, sono il tratto distintivo di birre che stanno riscuotendo un grande successo tra gli estimatori. Non a caso anche birrifici europei e italiani si sono messi a farle.

È una rivoluzione? Nel suo piccolo sì. È destinata a durare? Non è facile dirlo, ma noi anche in questo caso siamo propensi a rispondere affermativamente. È una questione di educazione e di evoluzione del palato. Perché una volta che si scopre, e si ama, un nuovo gusto, una nuova sensazione, diventa molto difficile tornare indietro. I consumatori lo stanno dimostrando e gli operatori del settore se ne sono accorti.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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