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Refrontolo, i vignaioli si difendono: «Attacco mediatico insensato»

La Federazione italiana vignaioli indipendenti risponde alle accuse secondo cui i terreni messi a vitigno sarebbero stati fragili e franosi e avrebbero aggravato indirettamente la tragedia di Refrontolo a inizio agosto

 
14 agosto 2014 | 14:42

Refrontolo, i vignaioli si difendono: «Attacco mediatico insensato»

La Federazione italiana vignaioli indipendenti risponde alle accuse secondo cui i terreni messi a vitigno sarebbero stati fragili e franosi e avrebbero aggravato indirettamente la tragedia di Refrontolo a inizio agosto

14 agosto 2014 | 14:42
 

A quasi due settimane di distanza dai tragici fatti accaduti a Refrontolo, piccolo comune in provincia di Treviso, dove l’esondazione del torrente Lierza ha provocato la devastazione di una tensostruttura che ospitava una festa privata e la morte di 4 persone, i vignaioli fanno sentire sempre più la loro voce per difendersi da chi punta il dito contro di loro. Già nei giorni immediatamente successivi alla tragedia, infatti, furono mosse accuse secondo le quali i terreni messi a vitigno sarebbero stati fragili e franosi.



Il primo a pronunciarsi è stato Innocente Nardi, presidente del Consorzio di Tutela del vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore: «Quello che mi sento di affermare con certezza è che questa tragedia non ha alcun legame con la coltivazione della vite. Fare viticoltura significa salvaguardare il paesaggio, il territorio per noi è un valore aggiunto. Un imprenditore nel momento in cui coltiva il vigneto lo fa con una logica di conservazione del territorio e con attenzione alle normative di legge. La zona è sottoposta al massimo grado di tutela imposta dai Beni Ambientali».

Ed ora fa sentire le propria voce anche la Fivi, Federazione italiana vignaioli indipendenti, attraverso una nota che riportiamo integralmente qui sotto.


Sono passati dieci giorni dai fatti tragici accaduti al Molinetto della Croda a Refrontolo (Tv). Molto è stato detto e scritto su tutti i media. Non entriamo nel merito dei fatti, non conoscendoli nel dettaglio ed essendo essi tuttora oggetto di indagini da parte di autorità e tecnici.

Noi vignaioli indipendenti italiani riteniamo sia importante proporre una riflessione, perché fra le moltissime parole spese su questa vicenda il termine vignaiolo è stato utilizzato spesso a sproposito e in maniera confusa, dimostrando che ancora oggi a questa figura non viene riconosciuta un’identità chiara.

In questi giorni è stato deciso che i vignaioli fossero i potenziali colpevoli dell’accaduto, in un caotico attacco ad una categoria che esiste e opera da sempre nei territori di tutta Italia, con grave danno per quanti agiscono con coscienza e insieme alle loro famiglie vivono di questo lavoro.

Noi soci Fivi siamo tutti vignaioli, dal più anziano al più giovane iscritto, compresi i consiglieri eletti nel direttivo. Siamo tutti impegnati personalmente nella nostra impresa e siamo responsabili completamente della nostra attività, dalla cura delle vigne fino alla vendita delle bottiglie dei nostri vini.

Essere vignaiolo significa avere un rapporto diretto con la terra e ogni singolo filare dei nostri vigneti, quelli che quotidianamente viviamo e di cui ci prendiamo cura. Le nostre mani toccano materia viva, non plastica, per questo sappiamo che ogni azione comporta una reazione. Siamo coscienti che il nostro lavoro e la produttività della nostra azienda possono esistere solo insieme al rispetto della nostra vigna e del territorio nel quale è inserita. Perché senza la nostra vigna, non esiste la nostra azienda.

Vivere e produrre in uno specifico territorio vuol dire non limitarsi a prendere, ma prodigarsi a dare; rispettando, custodendo, tutelando e promuovendo il microcosmo che ci accoglie. Per questo ogni nostra bottiglia racconta una storia diversa, restituendo con gli interessi alla terra tutto quello che dalla terra ha preso. Un vignaiolo non può essere autolesionista, per definizione.

Riteniamo insensato l’attacco mediatico che è stato portato in questi giorni contro i vignaioli, perché presenta sotto una cattiva luce un’intera categoria di persone che non sfrutta, ma custodisce il territorio in cui vive e se ne prende cura ogni giorno cercando di prevenire ed evitare che accadano eventi disastrosi imprevedibili, ma purtroppo possibili.

Siamo 800 vignaioli indipendenti e nel nostro lavoro mettiamo la faccia. Ogni giorno. Con orgoglio.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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19/08/2014 17:04:45
2) Solite lamentele
Siamo sempre alle solite noi Italiani oltre a dare la colpa a questo e a quello ci deve sempre essere il morto per aprire la bocca x niente e nn fare niente per risolvere i problemi. Semplicemente mi associo con grande rispetto alla FIVI e a tutti i vignaioli delle zone dove si coltiva e produce Prosecco e Cartize. Sono un appassionato e degustatore di vino ed è una vergogna di quello che è' stato detto e scritto,perché prima di parlare o scrivere non si prova a riflettere e ragionare? E' sempre troppo facile dare colpa agli altri e chiudo perché deve esserci sempre qualcuno che muore per cercare e spero che lo facciano qualcosa per sistemare le cose? Proviamo a penserà i?
Adriano Malfer

18/08/2014 09:43:00
1) Il solito mugugno italiano
Agli Italiani piace lamentarsi sempre e dare la colpa ad altri, mai che si parli seriamente a fatti ponderati.
fiorenzo ramondetti



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