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OperaWine, una degustazione sui generis Su 100 vini, ecco i 10 più suggestivi

10 vini, tutti diversi, uno per vendemmia, dal 2002 al 2011, scelti tra i 100 degustati in occasione di OperaWine, sorta di Grand Tasting di 100 great producers italiani. La “diagonale” più suggestiva dell’anno è servita

di Guido Ricciarelli
 
20 agosto 2014 | 18:19

OperaWine, una degustazione sui generis Su 100 vini, ecco i 10 più suggestivi

10 vini, tutti diversi, uno per vendemmia, dal 2002 al 2011, scelti tra i 100 degustati in occasione di OperaWine, sorta di Grand Tasting di 100 great producers italiani. La “diagonale” più suggestiva dell’anno è servita

di Guido Ricciarelli
20 agosto 2014 | 18:19
 

Atmosfera elettrica quella che si respirava al Palazzo della Gran Guardia di Verona lo scorso 5 aprile in quello che, in sole tre edizioni, si è già imposto come uno degli eventi di punta del calendario nazionale. OperaWine nasce dalla sinergia tra Wine Spectator e Vinitaly allo scopo di proporre un Grand Tasting di 100 vini selezionati fra 100 “great producers” italiani. Stringere il campo visivo ad un solo vino per azienda costituiva di per sé motivo di curiosità.

Libretto alla mano, il percorso disegnato con questo criterio si è rivelato assai stimolante per varietà di tipologie ed annate in gioco. La collocazione introduttiva al Vinitaly vero e proprio e la cornice della Gran Guardia hanno fatto il resto, convogliando nella sale del Palazzo il pubblico delle grandi occasioni con una visita iniziale del ministro Martina particolarmente apprezzata dai produttori in un clima di eccitazione contagioso fra press, buyers e special guests.



In una chiave dunque più emozionale del solito segnalo i 10 vini (uno per annata) che più mi hanno colpito. Sontuoso il testa a testa “Perlage Italia” fra Franciacorta Cuvée Annamaria Clementi 2005 Cà del Bosco e Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2002 Cantine Ferrari. Da una parte la dinamica complessità di una materia ricca che si scioglie in note di agrumi, frutta esotica e croissant; dall’altra il muoversi elegante di un sorso salmastro, sollevato dalla carbonica puntiforme, mirabile nell’espansione gustativa che culmina in un finale irradiante.

Tra i bianchi scelgo la classicità del Valle d’Aosta Chardonnay Cuvèe Bois 2011 Les Cretes, vino di classe cristallina nel suo articolarsi tra frutto e spezie, saldo nell’energia alpina che lo innerva, sapido nella lunga chiusura.

Tanta Toscana tra i rossi e, per quanto riguarda le nuove uscite, in grande evidenza il Brunello di Montalcino Vigna Loreto 2009 Mastrojanni. In un’annata un po’ snobbata oltre oceano, qui il vino fonde mirabilmente al frutto copioso analogie di erbe mediterranee, humus, fiori essiccati, balsami. Sostenuto anche il finale di bocca, senza cedimenti.

D’obbligo tra i 2010 un riassaggio del Bolgheri Sassicaia Tenuta San Guido, esemplare per la qualità dell’estrazione tannica, finemente ricamato nello sviluppo che è eleganza allo stato puro.

Tra i 2008 scintillante conferma per il Barolo Rocche del Falletto Riserva Bruno Giacosa, sospeso tra fiori ed erbe officinali, di grande energia balsamica nella progressione che lo tende verso un finale abissale.

Per il 2007 mi sposto in Umbria con il Torgiano Rosso Riserva Rubesco Vigna Monticchio Lungarotti, arioso nei profumi, ben slanciato al palato in cui il rovere si limita a pennellare un sorso flessuoso dalla grana finissima, persistente ed armoniosa.

Altra novità con il Barolo Monprivato Ca’ d’Morissio Riserva 2006 Mascarello Giuseppe & Figlio. Un’uscita ritardata che incanta per la sua regale classicità, per l’austerità nello sviluppo aromatico, affilato, minerale, profondo. Da tuffo al cuore.

Per i 2004 spazio all’Amarone della Valpolicella Classico Allegrini, cremoso nei rimandi di confettura (visciole, prugne) e spezie, denso ma non statico o pesante. Anzi equilibrato nel suo proporre in chiave moderna i tratti tipici del suo territorio.

Rimarchevole, infine, l’audacia della bolgherese Ornellaia nel riproporre l’Ornellaia 2003, millesimo infuocato e del quale poteva sembrare un azzardo verificare la tenuta ad oltre 10 anni di distanza. La ricca maturità del frutto emerge perentoriamente, l’imponente massa tannica ha liberato nel tempo la sua energia per una bocca ampia, densa, morbida, eppur capace di mantenersi compatta, vitale alla persistenza.

Dieci vini di 100, tutti diversi, uno per vendemmia, dalla 2002 alla 2011. La “diagonale” più suggestiva dell’anno è servita.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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