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Il ristorante Armani si dà un’anima Filippo Gozzoli torna a Milano

Semplicità e rispetto degli ingredienti sono i punti forti del lavoro di Filippo Gozzoli, tra i cuochi italiani più creativi, che ha accettato di tornare a Milano per dare una svolta alla cucina del ristorante Armani

 
24 settembre 2014 | 14:14

Il ristorante Armani si dà un’anima Filippo Gozzoli torna a Milano

Semplicità e rispetto degli ingredienti sono i punti forti del lavoro di Filippo Gozzoli, tra i cuochi italiani più creativi, che ha accettato di tornare a Milano per dare una svolta alla cucina del ristorante Armani

24 settembre 2014 | 14:14
 

Filippo Gozzoli (nella foto) è tornato a Milano. Direttamente da New York, uno dei più interessanti e creativi cuochi italiani ha ceduto al richiamo del signore della moda italiana e ha accettato lo sfida di dare finalmente un’anima al ristorante Armani, uno dei locali più belli del capoluogo lombardo, ma da tempo senza una cucina all’altezza di una clientela esigente e per lo più internazionale.

Filippo Gozzoli

Da qualche settimana in via Manzoni, a poca distanza dal Park Hyatt che lo ha visto salire fra i grandi cuochi italiani, il 41enne cremonese avrebbe voluto mantenere ancora riservato il suo arrivo da Armani (giusto il tempo di definire dei dettagli i nuovi menu), ma la festa di Perrier Jouët per la presentazione della Belle Epoquè Rosè 2005 l’ha costretto a mostrare a faccia… Semplicità e rispetto degli ingredienti sono le caratteristiche di uno stile che ha affinato con la frequentazione di grandi della cucina e dell’organizzazione di un locale.

E non a caso fra i suoi maestri ne cita almeno 4: Luciano Tona della Fermata di Casatenovo («che mi ha insegnato a insegnare, dote fondamentale per uno chef d’albergo»), Nazareno Menghini all’Hotel de Russie di Roma («da cui ho imparato a organizzare una brigata numerosa»), Gualtiero Marchesi («la persona più curiosa, colta e completa che abbia mai conosciuto») e Claudio Ceccherelli, general manger del park Hyatt («mi ha ammansito quand’ero un cavallo imbizzarrito alla ricerca del piatto assoluto. Mi ha insegnato che la cucina di un hotel deve portare profitto, non beneficenza»).

Le sue esperienze partono dal cremonese per poi allargarsi in Italia e poi balzare a New York, dove ha lavorato al Sirio Ristorante, all’interno del raffinato hotel The Pierre di Sirio Maccioni. Fra i locali più interessanti dove ha lavorato ricordiamo, nell’ordine, a Cremona il Ceresole (1 stella Michelin) e l’Osteria Alla Sosta. Dalla sua provincia si è poi trasferito a Londra, al prestigioso club privato Harry’s Bar prima, e a Le Gavroche e all’Oak Room dopo (entrambi 3 stelle Michelin).



Tornato in Italia è stato all’hotel Eden (1 stella Michelin) e l’hotel de Russie di Roma, per poi andare al Bauer di Venezia, ad Alma, al scuola di Cucina di Colorno (Pr), alla Rinascente di Milano e assumere quindi l’incarico di executive chef del Park Hyatt Milan dove è stato 6 anni.

Passato all’Hotel Villla del Quar a Verona, e per breve tempo nella pescheria mito di Milano, da Claudio, due anni fa era poi approdato a New York a The Pierre (locale da 20mila dollari di fatturato al giorno) per poi andare a A Voce Columbus. L’aspettativa è che a Milano torni a mettere le radici e possa garantire una svolta all’Armani. Il suo curriculum e la qualità del locale, certamente fra i simboli della nuova Milano, lasciano promettere bene.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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