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Tassare le mance di bar e ristoranti? Un danno incalcolabile per il settore

Tassare le mance, alla pari di un reddito certo, quando questa pratica in Italia corrisponde ad una libera offerta, causerebbe una battuta di arresto nel settore della ristorazione e un calo della professionalità

di Carmine Lamorte
 
14 ottobre 2014 | 11:24

Tassare le mance di bar e ristoranti? Un danno incalcolabile per il settore

Tassare le mance, alla pari di un reddito certo, quando questa pratica in Italia corrisponde ad una libera offerta, causerebbe una battuta di arresto nel settore della ristorazione e un calo della professionalità

di Carmine Lamorte
14 ottobre 2014 | 11:24
 

È di questi giorni la notizia delle indagini che sta conducendo la guardia di Finanza a Venezia presso B.A.R. (Bar, Alberghi e Ristoranti) di un certo prestigio, inerente a quella che per chi lavora nel settore conosce come mancia, in quanto si vorrebbe giungere come all’estero ad un pagamento delle tasse su questa voce, e non solo, pare che ad entrare nel mirino della Gdf siano anche le provvigioni che ricevono i portieri d’albergo per i clienti che riescono ad inviare a diverse attività commerciali. Su questa ultima voce non voglio e non posso dire nulla, in quanto se qualche cosa di irregolare sussiste è giusto che venga regolamentato, il mio breve intervento vuole invece essere mirato a favore delle mance.



Cosa è la mancia se non una libera e facoltativa elargizione che un cliente, che è un libero cittadino, può decidere di concedere a chi gli ha dato un servizio? Per stima, simpatia o altra motivazione, al limite di una offerta libera, assolutamente senza nessun obbligo o regolamentazione, così come avviene con tanti enti o Onlus che ricevono libere elargizioni da liberi e privati cittadini senza dover sottostare a norme fiscali. Come può lo Stato pretendere di tassare le mance, alla pari di un reddito certo, quando questa pratica corrisponde ad una libera offerta?

Se cosi dovrà essere allora pretendiamo - e lo dico come operatore del settore - che tutte le libere offerte ed elargizioni a favore di partiti politici, enti, Onlus etc. vengano tassate! Anche chi si fa dare una libera offerta conosciuta come “elemosina” pretendo che sia tassata e passata al vaglio della finanza, in quanto anche quella è da considerarsi una mancia, altrimenti avrò la sensazione di vivere in un Paese dove le regole valgono solo per gli altri e non per chi le fa.

Nell’articolo si dice che all’estero le mance le si battono in cassa e vi si pagano le tasse, e questo è corretto, ma ciò che non si specifica è che all’estero ogni conto, nei ristoranti e nei bar, è gravato da un minimo del 5% fino al 15% di “tassa di servizio”, ed è esplicitato chiaramente sui menu. In questi casi è giusto che si paghi una tassa, in quanto a fine mese si crea un notevole reddito che viene comunque suddiviso in punteggi a seconda delle responsabilità tra i vari componenti dello staff del locale; diversamente è inaccettabile volersi “attaccare” alle libere offerte fatte da liberi cittadini in modo volontario.

Visti i problemi che abbiamo in Italia sono costernato davanti al fatto che la Finanza, i dirigenti e chi fa la politica fiscale si attacchi a queste sciocchezze credendo di ricavare chissà cosa, si guarda la “Pagliuzza e non si vede la Trave” (Mose dovrebbe insegnare) come recitava una nota parabola, e io vorrei quasi concludere con una sola parola: “vergogna”. In questo modo il settore delle bevande e del cibo, che sta attraversando un periodo di crisi, subirà una ulteriore battuta di arresto e un incremento della scarsa professionalità ormai dilagante.

Lo Stato per mantenersi spende 820 miliardi di euro delle nostre tasse e in cambio ci dà veramente poco o nulla, non riesce a risparmiare un misero 5% da questa enorme voragine e poi pretende i pochi centesimi da un povero cameriere o barista che si impegna nella promozione del nostro Paese? Associazioni di categoria fatevi sentire, fate sentire la vostra voce al riguardo, utilizzate i vostri legali per queste battaglie di tutela della professionalità, quella poca rimasta, per fare questo genere di battaglie e non le sciocche battaglie fratricide e di interesse economico, che portano solo a frammentazioni associative e rimpicciolimento di tutte le categorie.

Quindi mi appello a Solidus che è la capofila, Amira, Aibes, Ais, per citare quelle storiche, ma anche quelle nate dopo, come Fisar, Aism, Fib, Aibem, Abi, e la Confcommercio, Confesercenti, Cescot. È venuto il momento di fare squadra, almeno per questa battaglia unitevi e impedite lo sfascio definitivo di quello che dovrebbe essere la principale risorsa del nostro Paese: la vendita di cibo, bevande e buon servizio; per un turismo che sia libero da pregiudizi, abbiate il coraggio di affrontare le istituzioni su quella che adesso sembra solo una notizia banale giunta da Venezia ma che potrebbe poi essere imitata in tutta Italia, come se gli evasori che han messo in ginocchio l’Italia fossero i barman, i camerieri, i portieri.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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