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Passione, famiglia e determinazione I segreti del successo di Lidia Bastianich

La sua passione per la cucina inizia da bambina e nel tempo è diventata una professione; Lidia Bastianich, icona della cucina italiana in America, racconta gli inizi di una grande carriera e il segreto del suo successo

di Giulia Marruccelli
 
28 ottobre 2014 | 12:12

Passione, famiglia e determinazione I segreti del successo di Lidia Bastianich

La sua passione per la cucina inizia da bambina e nel tempo è diventata una professione; Lidia Bastianich, icona della cucina italiana in America, racconta gli inizi di una grande carriera e il segreto del suo successo

di Giulia Marruccelli
28 ottobre 2014 | 12:12
 

In un angolo del Friuli si assapora il gusto italiano condito da uno slang americano: stiamo parlando dell'Orsone, il locale fortemente voluto da Joe Bastianich che ha da poco festeggiato il primo compleanno. Rifugio per la famiglia Bastianich durante l'estate, l'Orsone rispecchia in pieno la personalità di Joe nella musica e nello stile; in cucina, invece, ci pensa Eduardo Valle Lobo - fin dall’apertura a capo della brigata - ad interpretare i suoi gusti.

L'Orsone è anche punto di riferimento per Lidia Bastianich (nella foto), icona della cucina italiana in America, dove torna volentieri - ci ha raccontato durante l’intervista che riportiamo - durante le pause di registrazione della seconda edizione di “Masterchef Junior”.

Lidia Bastianich

Lidia Bastianich, reduce dal trionfo di “Masterchef Junior”, è già al lavoro con la seconda edizione: ci può raccontare qualcosa?
Devo dire che “Masterchef Junior” ha avuto un grande successo; a tal punto che stiamo già registrando la seconda edizione: i bambini sono veramente bravi e talentuosi.

C'è differenza rispetto all'edizione americana?
Sì, grande: i bambini italiani hanno una connessione col cibo molto più naturale, la passione viene trasmessa dalla famiglia, dalle nonne. In America non c'è questo legame e l'amore per la cucina nasce attraverso la tv.

Una passione che sua nonna ha saputo trasmetterle...
Sono nata a Pola - in Croazia ndr - da una famiglia modesta, mia madre era maestra, mio padre meccanico. L'Istria nel dopoguerra diventò Jugoslavia e la nostra vita cambiò radicalmente, a partire dalla lingua. Della mia infanzia conservo ricordi disincantati; io e mio fratello in campagna dalla nonna avevamo poco ma ci sembrava di avere tutto: le uova fresche nel pollaio, gli asparagi selvatici e i funghi dei boschi, gli animali in cortile e un focolare che scaldava cibo e cuore - racconta mentre le si illuminano gli occhi - . Eravamo poveri ma almeno avevamo la fortuna di prepararci da mangiare ed inevitabilmente ero coinvolta in tutto questo: raccogliere e seccare i fichi in autunno, aiutare a preparare le carni del maiale a dicembre; quando andavamo al frantoio mi divertivo a intingere il pane appena cadevano le prime gocce... Questo è stato il mio imprinting, mai avrei immaginato che questo avrebbe influenzato il mio futuro.

Lidia, cosa ha portato di nuovo la sua cucina?
La mia cucina è stata un'apertura nelle case americane: prima c'era la cucina italo-americana portata dagli emigranti fatta di poche cose e tante speranze, ma tutti elementi preziosi; una cucina ricca di sapori che riconduceva alla cultura del Sud Italia. Con il dopoguerra e le nuove migrazioni ecco che pian piano comincia a cambiare la proposta della cucina italiana con la presenza di una cucina più nordica, fatta di risotti, cotolette e ossobuco. Nel mio primo ristorante “Buonavia” non ero io lo chef ma un cuoco italoamericano: avevo 24 anni e per ben 10 l'ho affiancato come sous-chef. Nel 1981 la decisione poi di vendere e aprire un nuovo ristorante “Felidia” dove finalmente io sono stata la chef e ho proposto la mia cucina.

Ed è sempre filato tutto liscio?
Se ci penso, una delle più grosse difficoltà iniziali era quello di reperire le materie prime italiane. Allora per fare un risotto non c'erano l'arborio o il carnaroli, ci si arrangiava con quello che c'era sul mercato, e quindi lavoravo molto sulle tecniche di cottura, una strategia per portare a tavola le emozioni e la cultura della cucina italiana.

Lidia, lei è a capo di un impero che spazia dalla ristorazione all'editoria: ci sarà pure un piccolo segreto?
Io mi diverto, ancora dopo 45 di attività. Trovo sempre nuovi stimoli, ho una grande capacità di focalizzazione e pretendo da me stessa il massimo di quello che faccio.

La cucina di Lidia, è una cucina regionale e di tradizione: cosa ne pensa della cucina molecolare?
Come in tutte le cose ci vuole l'innovazione, ci vuole una spinta perché qualcosa rimanga, ma sappiamo bene che non si può cambiare o stravolgere una cultura e una tradizione. Di ogni movimento, rimane qualcosa di valido. Sempre.



E a proposito di cucina “Bastianich style”, nella Taverna dell'Orsone, ambiente caldo e informale all’ingresso del Ristorante, abbiamo avuto modo di assaggiare alcuni piatti dalle tre “t” (territorio, tradizione, tempo): prosciutto Dok Dall'Ava accompagnato con fichi caramellati e guarnito con aceto balsamico tradizionale di Modena e un “3 Cheesees” insuperabile composto da: Formaggio Ubriaco stagionato 12 mesi, un tipico Montasio Fresco e un fantastico Garrotxa fresco, prodotto in Catalogna da latte caprino. Spettacolare lo Steak Sandwich. Il tutto accompagnato dai vini di casa Bastianich, che esprimono pienamente le caratteristiche di un territorio influenzato dalla bora, il vento freddo proveniente dal nord, che aiuta a restituire grande intensità aromatica.


Ristorante Orsone

via Darnazzacco 63, frazione Gagliano - 33043 Cividale del Friuli (Ud)
Tel 0432 732053
www.orsone.com
info@orsone.com

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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