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Mozzarella con cagliata dall’Est Europa Nas sequestrano un caseificio di Salerno

Un caseificio della provincia di Salerno è stato posto sotto sequestro perché produceva mozzarella ottenuta mescolando cagliata semilavorata proveniete dall'Est Europa e latticini trattati con sostanze chimiche. La struttura produttiva, inoltre, aveva in deposito dei prodotti caseari scaduti e persino alterati

22 gennaio 2015 | 10:07
Mozzarella con cagliata dall’Est Europa 
Nas sequestrano un caseificio di Salerno
Mozzarella con cagliata dall’Est Europa 
Nas sequestrano un caseificio di Salerno

Mozzarella con cagliata dall’Est Europa Nas sequestrano un caseificio di Salerno

Un caseificio della provincia di Salerno è stato posto sotto sequestro perché produceva mozzarella ottenuta mescolando cagliata semilavorata proveniete dall'Est Europa e latticini trattati con sostanze chimiche. La struttura produttiva, inoltre, aveva in deposito dei prodotti caseari scaduti e persino alterati

22 gennaio 2015 | 10:07
 

Un caseificio di Serre, nel Salernitano, è stato sequestrato dai carabinieri dei Nas, su provvedimento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, perché produceva mozzarella senza approvvigionarsi di latte; da un'analisi più approfondità è inoltre emerso che la mozzarella è stata lavorata con cagliata proveniente dall'Est Europa. La struttura produttiva aveva in deposito una quantità anomala di prodotti caseari anche provenienti da altri caseifici e da supermercati, alcuni scaduti e persino alterati.



La produzione di mozzarella di quel caseificio, secondo i sospetti degli inquirenti, era ottenuta mescolando alla cagliata semilavorata i latticini ritirati dal mercato con l'aggiunta di sostanze chimiche. E per affumicare le provole, si utilizzava come ambiente il retro di un furgone in disuso.

L’ottima attività dei carabinieri dei Nas deve essere accompagnata da misure strutturali a partire dall’obbligo di indicare in etichetta l’origine e di rendere pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero, anche per combattere inganni e sofisticazioni. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente l’operazione dei Nas di Salerno.

Secondo un’analisi della Coldiretti una mozzarella su quattro in vendita in Italia non è ottenuta direttamente dal latte, ma da semilavorati industriali, chiamati cagliate, che vengono spesso dall’Est Europa senza alcuna indicazione in etichetta. Sono questi i comportamenti che ingannano i consumatori e favoriscono le frodi, ma provocano anche una distorsione del mercato, deprimono i prezzi pagati agli allevatori italiani e causano la chiusura degli allevamenti.

«Di fronte a questa escalation di truffe e inganni - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - per salvare il Made in Italy non c’è più tempo da perdere e occorre rendere subito obbligatoria l’indicazione di origine per tutti gli alimenti i per garantire la trasparenza dell’informazione e la salute dei consumatori».

«Ancora una volta i Carabinieri dei Nas hanno confermato la bontà dei controlli all'interno dei confini nazionali - ha commentato il presidente della Copagri, Franco Verrascina - che ci mettono al riparo da mani criminali, dall'operato di chi con gli allevatori e in genere con gli agricoltori non ha proprio nulla a che fare. Chi agisce rincorrendo ricavi in modo illegale, mettendo a repentaglio talvolta la salute dei consumatori e spesso la già provata economia agricola italiana, va perseguito in modo esemplare ed al fine di evitare che sotto altro nome o ragione sociale possa anche soltanto riavvicinarsi al sistema agroalimentare, dalla produzione alla commercializzazione. Il caso delle mozzarelle senza latte rinnova la necessità di intensificare le verifiche sui prodotti in entrata dall'Europa e non solo, posto che rilevanti quantità di cagliata proveniva da Paesi dell'Est europeo. In diverse occasioni con presidi alle vie d'accesso al nostro Paese la Copagri ha evidenziato l'ingresso in Italia di merce assolutamente irregolare che inganna, quando non rappresenta un rischio, i consumatori e danneggia il buon nome dell'agroalimentare made in Italy».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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