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La Tavernetta di Giò a Mazara del Vallo Incontro di cucine e culture diverse

Il ristorante tipico siciliano ha sede nel seicentesco Palazzo Sansone del Duca di Torrefranca. Mangiare qui è un po’ come sfogliare un libro di storia, assaporando tante civiltà: fenicia, greca, romana, normanna, sveva

di Mariella Morosi
 
13 febbraio 2015 | 16:53

La Tavernetta di Giò a Mazara del Vallo Incontro di cucine e culture diverse

Il ristorante tipico siciliano ha sede nel seicentesco Palazzo Sansone del Duca di Torrefranca. Mangiare qui è un po’ come sfogliare un libro di storia, assaporando tante civiltà: fenicia, greca, romana, normanna, sveva

di Mariella Morosi
13 febbraio 2015 | 16:53
 

L’amore per la propria città ed il suo vissuto può portare un affermato architetto a riportare alla vita un palazzo nobiliare semi crollato, contro ogni logica o buon consiglio, e farne un ristorante e un b&b. Beninteso, dopo un restauro rispettoso e impegnativo oltre ogni previsione. È una storia siciliana che ha come protagonista Leonardo Messina, detto Aldo, e siamo a Mazara del Vallo (Tp), la città più araba della Sicilia, il primo porto peschereccio d’Italia.



Nel seicentesco Palazzo Sansone del Duca di Torrefranca è nata così “La Tavernetta di Giò”, un luogo speciale dove gustare il vero “manciari sicilianu”, abbinato spesso a proposte culturali e alla “sunatura”, concertini di musica popolare. C’è la cucina della quotidianità e quella dei giorni di festa, quella povera dove la fantasia rimpiazza la semplicità degli alimenti e quella dei fasti borbonici. Mangiare qui è un po’ come sfogliare un libro di storia perché a Mazara del Vallo tante civiltà, fenicia, greca, romana, normanna, sveva, hanno lasciato il segno, oltre che nel porto canale e nella struttura urbanistica, anche nella cucina, integrandosi in un caleidoscopio, in un’armonia quasi impensabile altrove.

Al centro del menu c’è il pesce tra cui il famosissimo gambero rosso di Mazara, preso direttamente dai pescherecci sulla banchina, poche decine di metri più in là. Nelle belle sale a volta, senza alcuna concessione al superfluo o a stravaganze di stile marinaresco, si gustano i piatti di una gastronomia rurale e di mare, ascoltandone la storia. Conoscitore espertissimo ed esigente, Aldo propone un avvicendamento di piatti che non avrebbe fine se non gli si intimasse lo stop. Il figlio Aldo jr. (al secolo Fortunato) collabora nella stessa linea con la moglie Sabrina che sempre sorridente accoglie gli ospiti.



La generosità del Canale di Sicilia è tale che è sempre disponibile un ricco antipasto di mare, dall’insalata di polpo ai gamberoni, dalle ostriche ai pesci affumicati, nonché un vasto repertorio di crudo. Come primo piatto sono imperdibili le Busiate, maccheroni fatti in casa attorcigliando la pasta fresca intorno a un ramoscello, conditi con salse di mare o di terra e col classico pesto trapanese a base di mandorle. Sono sontuose quelle del Rais, con gamberi, vongole, bottarga, pomodorini e mollica di pane tostata. Da provare il Risotto con frutti di mare al profumo di limone, i Ravioli in crema di crostacei o il ricco Cous cous di pesce, sofficissimo dopo la paziente “incocciatura”.

Per secondo piatto spesso è il cliente a scegliere il pesce nel cestone che viene portato a tavola e a decidere come cucinarlo ma, se ci si affida ad Aldo, arrivano la Fantasia di pesce, il Rollè di spada, i Gamberoni alla piastra, il Filetto di San Pietro in crosta. Tutto fatto con mano leggera, con la semplicità che rivela alta scuola. I dolci sono delicati come bignè, cassate di ricotta o cannoli, o aromatici come taralli, minnulata e tetù, con profusione di sesamo, mandorle e pistacchi. Da non tralasciare il sorbetto di limone, molto simile allo “sharbat” arabo, antenato del gelato.



Alle serate speciali con musica, il menu e il prezzo sono fissi. Possono essere degustati la Caponata con “olivi cunzati”, la frittata di carciofi con panelle, il Timballo di pasta con le sarde, la Pasta con “qualeddru”, la Salsiccia “pasqualora” al forno con patate, il “Bruciolone” ripieno, l’agnello. I vini sono locali, con prevalenza di bianchi, e in chiusura non manca un bicchierino di rosolio. Ultima piacevole sorpresa il conto: non si va oltre i 35 euro, compreso un buon vino della casa. Conclusione in allegria con questo antico e ironico detto siciliano, di autore ignoto, scritto sul menu: “Manciamu, vivemu, cantamu e quannu vennu li sbirri ‘nammucciamu (ci nascondiamo)”.


La Tavernetta di Giò
via Ospedale 11 - 91026 Mazara del Vallo (Tp)
Tel 0923 365489

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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28/06/2018 16:13:00
1) siamo un gruppo di 6 persone e veniamo in vacanza a Selinunte dal 10/08 al 26/08
buonasera vorrei sapere per cortesia se da voi è possibile mangiare il cous cous con i frutti di mare.attendo una vs.risposta e le invio i miei distinti saluti grazie
silvano masimo
pensionato


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