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Quote latte, dopo un mese dallo stop gli allevatori rischiano nuove multe

Dopo che lo scorso 31 marzo è stata messa fine al regime delle quote latte, gli allevatori italiani rischiano di dover pagare nuove multe, e di restare vittime delle pratiche anticoncorrenziali delle industrie, che stanno pagando il latte delle aziende agricole 36 centesimi al litro: una situazione insostenibile e dannosa per la filiera

24 aprile 2015 | 10:26
Quote latte, dopo un mese dallo stop 
gli allevatori rischiano nuove multe
Quote latte, dopo un mese dallo stop 
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Quote latte, dopo un mese dallo stop gli allevatori rischiano nuove multe

Dopo che lo scorso 31 marzo è stata messa fine al regime delle quote latte, gli allevatori italiani rischiano di dover pagare nuove multe, e di restare vittime delle pratiche anticoncorrenziali delle industrie, che stanno pagando il latte delle aziende agricole 36 centesimi al litro: una situazione insostenibile e dannosa per la filiera

24 aprile 2015 | 10:26
 

Dopo circa un mese dalla fine del regime delle quote latte si fa più concreto il rischio di nuove multe per il superamento da parte dell’Italia del proprio livello quantitativo di produzione assegnato dall’Unione europea, dopo cinque annualità in cui nessuna sanzione è stata pagata dagli allevatori italiani. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione della visita dei vertici nazionali agli impianti delle Latterie Virgilio, a Mantova, dalla quale si evidenzia che il dato aggregato di 11 mesi di produzione della campagna 2014/2015 elaborato da Agea risulta in notevole aumento rispetto alla campagna scorsa (+ 2,69%) con un incremento in valori assoluti che si posizione a 2,619 milioni di quintali mentre nella campagna scorsa 2013/2014 sono avanzati solo 1,150 milioni.



Dopo la mobilitazione degli allevatori della Coldiretti è arrivato il regolamento comunitario per permettere di rateizzare le multe di quest'anno a carico dei loro allevatori per un massimo di tre anni e senza interessi pubblicato in Gazzetta ufficiale dell'Unione europea ma «Occorre individuare soluzioni a livello nazionale di carattere strutturale - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che - serve recuperare i ritardi accumulati e introdurre l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte a lunga conservazione e di quello impiegato nei formaggi e latticini».

Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta. «In un momento difficile per l’economia - denuncia Moncalvo - dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza anche nei rapporti di filiera».

In Francia a marzo l’Antitrust ha multato per un importo di 193 milioni di euro 11 industrie lattiero casearie tra le quali Lactalis, Laita, Senagral e Andros’s Novandie per pratiche anticoncorrenziali dopo che il 5 marzo era intervenuto anche l’Antitrust iberico che aveva annunciato multe per un totale di 88 milioni di euro a gruppi come Danone (23,2 milioni), Corporation Alimentaria (21,8 milioni), Gruppo Lactalis Iberica (11,6 milioni), mentre in Italia tutto tace. Le industrie stanno pagando 36 centesimi al litro alle aziende agricole e non è una situazione sostenibile anche perché quello che gli allevatori prendono non basta neppure per una tazzina di caffè al bar.

Nel 1984 in Italia erano presenti 180mila stalle, con il latte che veniva pagato in media agli allevatori 0,245 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano 0,40 euro al litro (780 lire). Nel 2000 agli allevatori il latte veniva pagato 0,32 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano un euro al litro, con un aumento del 213% dalla mucca alla tavola. Oggi le stalle rimaste sono 36mila e agli allevatori vanno appena 0,36 euro al litro, mentre i consumatori pagano un euro e 50 centesimi.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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