Con la ricetta “Black and yellow”, ovvero cous cous con seppia, gamberi viola, cipolla di Tropea e zenzero, il sardo Alberto Sanna ha conquistato la vittoria del Campionato italiano di cous cous Bia, che si è svolto in occasione della 19ª edizione del Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo (Tr).
Alberto Sanna, Luciano Pollini e Federico Floris
«La ricetta vincitrice - ha detto Alberto Sanna - rispecchia la mia cucina, minimale, dove i sapori rimangono protagonisti senza essere stravolti. Non mi aspettavo completamente questo risultato, l'ansia per la competizione è stata moltissima, ma sarà un grande onore tenere alto il nome della Sardegna al campionato del mondo».
Cinque gli chef in gara oltre al vincitore: Salvatore Lipari e Roberto Marino da Palermo, Simone Nerini da Ferrara, Laura Faienza da Milano e
Federico Floris di Gonnesa (Ci). Secondo il giudizio della giuria tecnica, presieduta da
Stefania Berbenni, capo redattore di
Panorama e composta da composta dal giornalista di
Zafferano magazine, Ferruccio Ruzzante, dagli chef Fabrizio Nonis, Stefano De Gregorio, Rocco Pace, Giovanni Torrente e Giorgio Graziano, capitano della squadra italiana del Cous Cous Fest 2016 e dal direttore generale di Bia spa,
Luciano Pollini, il piatto del giovane chef è stato definito «in movimento», caratterizzato da una «persistenza del gusto, un'idea cromatica forte e una sorpresa del sapore».
Grazie a questa vittoria lo chef farà parte della squadra italiana, composta dagli chef sanvitesi Giorgio Graziano e Antonino Grammatico, in gara al Campionato del mondo di cous cous che vedrà sfidarsi, dal prossimo giovedì 22 settembre, chef provenienti da dieci Paesi: Angola, Francia, Israele, Italia, Marocco, Mauritius, Palestina, Perù, Stati Uniti e Tunisia.
La giuria di esperti ha voluto assegnare un premio speciale ad un altro dei sei concorrenti in gara. Considerata la differenza contenuta tra i punteggi ottenuti dagli chef, la giuria ha dato anche a Federico Floris l’opportunità di partecipare alla squadra italiana, avendolo apprezzato per «l’estrosità e la presentazione del piatto e per la sua cultura culinaria».