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Concentrato di pomodoro cinese +43% di import ed è allarme truffe

L'import del concentrato di pomodoro dalla Cina all'Italia cresce del 43%: un dato preoccupante visto che l'Italia è leader nella coltivazione di pomodori. Il rischio è quello di vendere il prodotto come italiano. La legge infatti obbliga a segnalare in etichetta solo l'origine del confezionamento

27 febbraio 2017 | 10:59
Concentrato di pomodoro cinese 
+43% di import ed è allarme truffe
Concentrato di pomodoro cinese 
+43% di import ed è allarme truffe

Concentrato di pomodoro cinese +43% di import ed è allarme truffe

L'import del concentrato di pomodoro dalla Cina all'Italia cresce del 43%: un dato preoccupante visto che l'Italia è leader nella coltivazione di pomodori. Il rischio è quello di vendere il prodotto come italiano. La legge infatti obbliga a segnalare in etichetta solo l'origine del confezionamento

27 febbraio 2017 | 10:59
 

Sono aumentate del 43% le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina che hanno raggiunto circa 100 milioni di chili nel 2016, pari a circa il 20% della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente. Questo è quello che emerge dai dati Istat relativi al commercio estero da Paesi extracomunitari a gennaio 2017 che fa registrare un balzo record del 22,3% delle importazioni, superiore a quello delle esportazioni (+19,7%). C’è il rischio concreto che il concentrato di pomodoro cinese venga spacciato come Made in Italy sui mercati nazionali ed esteri per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza.

Concentrato di pomodoro cinese   43% di import ed è allarme truffe
 
Dalla Cina si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro, sulla base di proiezioni sui dati Istat relativi ai primi undici mesi del 2016. Un commercio che va reso trasparente con l’obbligo ad indicare in etichetta l’origine degli alimenti che attualmente vale in Italia solo per la passata di pomodoro ma non per il concentrato o per i sughi pronti. A rischio c’è uno dei settori simbolo del Made in Italy nel mondo a causa della concorrenza sleale del prodotto importato ma anche la sicurezza alimentare.
 
La Cina ha conquistato il primato nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge, da parte dell’Unione europea, secondo una elaborazione della Coldiretti sulla base della Relazione sul sistema di allerta per gli alimenti relativa al 2015. Su un totale di 2.967 allarmi per irregolarità segnalate in Europa, ben 386 (15%) hanno riguardato il gigante asiatico.
 
Mentre l’Italia si appresta a diminuire la produzione nazionale perché viene ritenuta eccessiva dalle industrie di trasformazione, si assiste l’importazione dall’estero di una quantità di concentrato di pomodoro del 21% che proviene per più della metà dalla Cina che ha iniziato la coltivazione di pomodoro per l’industria nel 1990 e oggi rappresenta il terzo bacino di produzione dopo gli Stati Uniti e l’Italia, secondo i dati 2016.

Concentrato di pomodoro cinese   43% di import ed è allarme truffe
 
Per la Coldiretti l’etichetta deve riportare obbligatoriamente la provenienza della materia prima impiegata per la frutta e verdura trasformata come i derivati del pomodoro, come chiede peraltro l’84% degli italiani secondo la consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche agricole, che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf. Il consiglio della Coldiretti è comunque di preferire i prodotti, concentrato o sughi pronti, che volontariamente indicano sulla confezione l’origine nazionale 100% del pomodoro utilizzato.
 
Il pomodoro è il condimento maggiormente acquistato dagli italiani. Nel settore del pomodoro da industria sono impegnati in Italia oltre 8mila imprenditori agricoli che coltivano su circa 72mila ettari, 120 industrie di trasformazione in cui trovano lavoro ben 10mila persone, con un valore della produzione superiore ai 3,3 miliardi di euro. Un patrimonio che va salvaguardato garantendo il rispetto dei tempi di contrattazione per una consentire una adeguata pianificazione e una giusta remunerazione del prodotto agli agricoltori italiani.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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