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Il decreto grano, pasta e riso resiste Dal Tar no alla richiesta di sospensione

Il Tar del Lazio, con l'ordinanza n. 6194/2017, ha respinto la richiesta di sospendere il decreto interministeriale che introduce l’obbligo di indicazione d’origine del grano nella pasta per un “interesse pubblico”. Il provvedimento dei Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda entra in vigore il 17 febbraio 2018.

22 novembre 2017 | 12:48
Il decreto grano, pasta e riso resiste 
Dal Tar no alla richiesta di sospensione
Il decreto grano, pasta e riso resiste 
Dal Tar no alla richiesta di sospensione

Il decreto grano, pasta e riso resiste Dal Tar no alla richiesta di sospensione

Il Tar del Lazio, con l'ordinanza n. 6194/2017, ha respinto la richiesta di sospendere il decreto interministeriale che introduce l’obbligo di indicazione d’origine del grano nella pasta per un “interesse pubblico”. Il provvedimento dei Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda entra in vigore il 17 febbraio 2018.

22 novembre 2017 | 12:48
 

Il Tar del Lazio, con l'ordinanza n. 6194/2017, ha respinto la richiesta di sospendere il decreto interministeriale che introduce l’obbligo di indicazione d’origine del grano nella pasta per un “interesse pubblico”. Il provvedimento dei Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda entra in vigore il 17 febbraio 2018.

Il Tribunale ha ritenuto “prevalente l’interesse pubblico volto a tutelare l’informazione dei consumatori, considerato anche l’esito delle recenti consultazioni pubbliche circa l’importanza attribuita dai consumatori italiani alla conoscenza del Paese d’origine e/o del luogo di provenienza dell’alimento e dell’ingrediente primario”.

(Il decreto grano, pasta e riso resiste Dal Tar no alla richiesta di sospensione)

Il decreto grano/pasta in particolare prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
  • Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato;
  • Paese di molitura: nome del Paese in cui il grano è stato macinato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi Non Ue, Paesi Ue e Non Ue. Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l'Italia, si potrà usare la dicitura: "Italia e altri Paesi Ue e/o Non Ue".

Il decreto riso
Il provvedimento prevede che sull'etichetta del riso debbano essere indicati:
  • Paese di coltivazione del riso;
  • Paese di lavorazione;
  • Paese di confezionamento.

Se le tre fasi avvengono nello stesso Paese è possibile utilizzare la dicitura "Origine del riso: Italia". Anche per il riso, se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi Non Ue, Paesi Ue e Non Ue.

Origine visibile in etichetta
Le indicazioni sull'origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.

«La decisione del Tar del Lazio - ha commentato il Ministro Maurizio Martina - conferma il diritto dei consumatori alla massima trasparenza delle informazioni in etichetta. Il nostro lavoro a tutela delle produzioni italiane va avanti, per valorizzare l’origine delle materie prime e rafforzare le filiere agroalimentari. Crediamo che questo provvedimento debba essere esteso a tutta l’Unione europea, perché si tratta di una scelta di equità, competitività e giustizia».

«Prendiamo atto con soddisfazione che la Magistratura ha riconosciuto il primato degli interessi dell’informazione dei cittadini su quelli economici e commerciali - sottolinea il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo -  respingendo un ricorso che andava contro gli interessi dell’Italia e degli Italiani che chiedono trasparenza. Non si può impedire ai consumatori di conoscere la verità privandoli di informazioni importanti come quella di sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosate, accusato di essere cancerogeno e per questo proibito sul grano italiano».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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