Non solo moda, tendenza, sensazioni, ma anche numeri. L’agroalimentare italiano ha fatto registrare dati record nei primi 7 mesi del 2018, +3,3% di esportazioni rispetto al 2017, con ricadute su occupazione ed economia. In particolare è la Germania il Paese europeo dove il Made in Italy tira di più
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Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari - rivelano i dati Istat - interessano i Paesi dell’Unione Europea dove il principale partner è la Germania; qui l’export cresce del 4,9% mentre più ridotto è l’aumento in Gran Bretagna (+2%) anche per gli effetti delle tensioni determinate dai negoziati sulla Brexit, l’andamento dei tassi di cambio, ma anche le nuove tendenze nazionalistiche.
Fuori dai confini dell’Unione preoccupano i rapporti con gli Stati Uniti, che sono di gran lunga il principale mercato dell’italian food. Si registra infatti una frenata del tasso di crescita in Usa con le esportazioni agroalimentari Made in Italy che fanno registrare un aumento di appena l’1,2%. In ripresa invece la Russia, con un aumento del 7,8% nonostante l’embargo all’ingresso per una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014, appena rinnovato sino alla fine del 2019.
Roberto Moncalvo
«L’andamento sui mercati internazionali - ha affermato il presidente della Coldiretti
Roberto Moncalvo - potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che fattura oltre 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. A preoccupare è la nuova stagione di accordi bilaterali inaugurata dall’Unione Europea che dal Ceta con il Canada al Giappone sta di fatto legittimando il falso Made in Italy».