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Salt Awareness Week, anche l'Italia dice no all'abuso di sale

 
28 gennaio 2009 | 15:35

Salt Awareness Week, anche l'Italia dice no all'abuso di sale

28 gennaio 2009 | 15:35
 

Nel mondo moderno capita molto più spesso che in passato di mangiare fuori casa. Purtroppo, però, i pasti consumati presso tavole calde o fast-food, ma anche ristoranti o trattorie, sono spesso provvisti di una quantità di sale della quale non siamo consapevoli. Si tratta del cosiddetto 'hidden salt” (sale nascosto), nei confronti del quale è stata intrapresa in molti Paesi, finora ben 27 oltre al nostro (tra cui Usa, Inghilterra, Olanda, Canada, Australia, Svezia, Bangladesh, Cile e India), un'importante iniziativa che si svolgerà nella settimana che va dal 2 all'8 febbraio, proclamata 'Salt Awareness Week”. L'obiettivo è sensibilizzare i consumatori e mettere a fuoco la necessità di acquisire maggiore consapevolezza dell'abuso di sale in genere ma, in particolare, fuori dalle mura domestiche.

 L'iniziativa è partita dall'associazione internazionale denominata Wash (World action on salt and health) alla quale aderiscono oltre 300 scienziati ed esperti anche italiani, la cui principale attività consiste nella promozione in ciascun Paese di programmi per la riduzione del sale aggiunto nei prodotti alimentari, la sua attività affianca e sostiene le numerose iniziative sviluppate da tempo dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Il consumo di sale in Italia
In Italia, alcuni studi indicano un consumo medio di sale pro-capite di oltre 10 grammi, pari a circa il doppio di quanto raccomandato dall'Oms. L'Italia però non è più ferma al riguardo: in linea con la recente raccomandazione di una commissione dell'Unione Europea in favore di una riduzione concertata del consumo di sale nei Paesi membri pari al 16% nei prossimi 4 anni, il programma ministeriale 'Guadagnare Salute” si conforma a questa strategia globale promuovendo campagne informative per modificare comportamenti alimentari e stili di vita inadeguati, come appunto l'eccesso di sale alimentare.

I rischi dovuti all'abuso di sale
Tutto parte dalla crescente condivisione a livello delle istituzioni del severo giudizio sui rischi connessi all'abuso di sale: ipertensione, rischio di infarto del miocardio ed ictus cerebrale, ma anche maggiori probabilità di contrarre malattie come il cancro dello stomaco, l'osteoporosi, la calcolosi e l'insufficienza renale. Il problema concreto resta l'acquisizione della piena consapevolezza di questi rischi da parte dell'intera popolazione e la messa in opera delle molte misure possibili per diminuire il consumo eccessivo di sale fin dall'età infantile, promuovendo al tempo stesso la preferenza per il sale iodato per la protezione dal gozzo e da altre disfunzioni tiroidee.
La "Salt Awareness Week” per la riduzione del consumo di sale è sostenuta in Italia attraverso numerose iniziative dalla Sinu, Società italiana di nutrizione umana, e dal Gircsi, un Gruppo di lavoro nato nel 2007 dalla collaborazione tra le principali società scientifiche impegnate nel campo della prevenzione, con lo specifico scopo di favorire politiche di intervento per la riduzione del consumo di sale nella popolazione italiana.

 L'opuscolo 'Meno sale e più salute fuori casa”
La Sinu aderisce e sostiene la Settimana mondiale 2009 per la riduzione del consumo di sale, mettendo a disposizione degli utenti e degli operatori della ristorazione collettiva, alcune indicazioni pratiche per la riduzione del consumo di sale nei pasti consumati fuori casa.
'Meno sale e più salute fuori casa” è l'opuscolo (consultabile e scaricabile dal sito www.sinu.it) preparato per gli utenti di molte aziende di ristorazione che hanno aderito all'appello di Sinu nei confronti di questa importante iniziativa. è possibile infatti, riducendo gradualmente e progressivamente il consumo di sodio ai pasti, migliorare la sensibilità gustativa e apprezzare, senza rinunciare al gusto ed al piacere delle buona tavola, cibi poco salati.
L'obiettivo è duplice: per il settore della ristorazione, diminuire il sale utilizzato nelle preparazioni alimentari; per il consumatore, limitare il più possibile l'uso del sale aggiunto a tavola, dando sempre la preferenza al sale iodato e ad alimenti naturali (frutta, verdura, legumi) o anche preparati industrialmente, ma con minore contenuto di sale (ad es, pane e derivati con poco sale o senza sale aggiunto). Se sempre più persone chiederanno meno sale quando fanno i loro acquisti o mangiano fuori casa, il messaggio per i professionisti del settore sarà chiaro.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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