L'olio d'oliva non sarà più "anonimo" ma avrà una sua etichetta che certificherà l'origine di produzione. Il Comitato di gestione olio di oliva della Commissione europea ha infatti approvato oggi a Bruxelles - con il solo voto contrario della Grecia e l'astensione della Svezia - la modifica del regolamento europeo n°1019/02 riguardante l'etichettatura dell'olio d'oliva. Il provvedimento, in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, sarà applicato già dal 1° luglio 2009 e comporterà l'obbligo di dichiarare la provenienza delle materie prime utilizzate. Dal 1° luglio, quindi, per tutti gli oli extravergini sulla confezione sarà obbligatorio riportare l'identità comunitaria oppure la provenienza extra Ue dell'olio. Al tempo stesso, sarà consentito utilizzare la dicitura "Product of Italy", a patto però che il prodotto sia al 100% italiano. Una vittoria per la quale "Italia a Tavola" si è a lungo battuta e sulla quale esprimiamo soddisfazione e congratulazioni al ministro Luca Zaia.
Un'altra bella soddisfazione per il nostro Paese arriva sempre da Bruxelles: oggi è stata infatti sancita l'iscrizione di due nuovi prodotti, lo Zafferano di Sardegna Dop e il Radicchio di Verona Igp, nel registro dei prodotti a denominazione di origine certificati a livello comunitario. Con 176 prodotti Dop e Igp, l'Italia si conferma al comando in Europa per numero di eccellenze alimentari
«Da oggi abbiamo a disposizione uno strumento prezioso per difendere i nostri produttori di olio e per tutelare il made in Italy. Ringrazio personalmente il commissario europeo Mariann Fischer Boel per la sensibilità dimostrata nei confronti dei produttori e per l'attenzione riservata ai diritti dei consumatori, che potranno finalmente conoscere l'origine dell'olio che acquistano - ha commentato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia. L'obbligo di indicare in etichetta l'origine degli oli extravergini e vergini di oliva - spiega Zaia - è il risultato di una battaglia che l'Italia ha condotto con tenacia e convinzione. Si tratta di un passo importante nella difesa della qualità e della trasparenza, perché fornisce al consumatore la possibilità di distinguere il prodotto italiano dagli oli di oliva provenienti dagli altri Paesi comunitari e non comunitari. D'ora in poi tutti sapranno esattamente cosa stanno comprando. Il provvedimento comunitario è anche lo strumento di cui avevamo bisogno per combattere al meglio le contraffazioni e le truffe: nessuno potrà più spacciare impunemente per italiano l'olio proveniente da altri Paesi».
Gargano (Unaprol): con l'origine obbligatoria stop a frodi
«L'obbligo di indicare l'origine dell'olio extravergine di oliva in etichetta deciso oggi dalla Ue, manda in pensione i prestigiatori e chiude il parco giochi della contraffazione a danno del prodotto simbolo del made in Italy nel mondo». Massimo Gargano (nella foto) presidente di Unaprol - Consorzio olivicolo italiano - parla di vittoria del buon senso, di civiltà e di trasparenza dettata dalle nuove regole sull'etichettatura obbligatoria europea e chiede al Parlamento di dedicare a questo importante traguardo una giornata per celebrare, insieme ai produttori olivicoli del vero olio extra vergine di oliva italiano di qualità, il viaggio tra i suoi mille sapori e i suoi mille caratteri distintivi diversi, vero punto di forza dell'olio extravergine di oliva prodotto in Italia e ambasciatore del made in Italy nel mondo. «Ora - ha aggiunto Gargano - con il nuovo regolamento dell'Unione Europea sull'etichettatura obbligatoria le regole del gioco cambiano in meglio. Il terreno della competizione sarà l'origine certa e non più una zona grigia dai contorni indefiniti che ha provocato tanti dubbi tra i consumatori». Intorno a questa identità riconosciuta e rintracciabile, Unaprol ha già elaborato il progetto per l'alta qualità che è parte di un impegno più deciso finalizzato alla costituzione del grande progetto di filiera dell'olio extravergine di oliva italiano che sarà presentato a Verona, in occasione del prossimo Sol.
Le 4 soluzioni europee all'anonimato dell'olio
Bandito finalmente l'anonimato dell'olio extravergine di oliva, la nuova norma Ue sull'indicazione di origine obbligatoria prevede che l'olio debba indicare esattamente l'origine del prodotto confezionato. D'ora in poi le nuove etichette dovranno indicare obbligatoriamente l'origine in una delle seguenti quattro soluzioni:
1) "Origine Stato membro o Origine Ue; quando sia le olive che la trasformazione delle stesse risultano provenienti da un unico Stato membro.
2) "Miscela di oli comunitari; quando si tratta di olio ottenuto dalla miscela di oli provenienti da Paesi dell'Ue.
3) "Miscela di oli non comunitari; nel caso di un olio ottenuto dalla miscela di oli provenienti da Paesi extracomunitari.
4) "Miscela di oli comunitari e extracomunitari; nel caso di un olio ottenuto dalla miscela di oli provenienti da Paesi comunitari e extracomunitari.
Italia, crocevia del mercato. Puglia regione leader
L'Italia, ricorda l'Unaprol, è il crocevia del mercato dell'olio di oliva ed è il baricentro del Mediterraneo. L'approvvigionamento degli oli extravergini di oliva da parte dell'industria italiana avviene in funzione degli andamenti quali quantitativi della campagna in maniera variabile dai produttori italiani e dai Paesi del bacino del Mediterraneo. In media tra le cinquanta e le centomila tonnellate provengono dal Nord della Puglia e da alcune aree della Calabria, Sicilia e Campania. Tra le trecento e le quattrocento mila tonnellate sono importate da Spagna e Grecia, cui si aggiungono Tunisia e altri Paesi del Maghreb. Oltre 200mila tonnellate sono invece dirette al mercato estero, con un plus medio in valore del 50% e dove le quote di mercato del nostro Paese oscillano tra il 60 e l'80%. La produzione media italiana di olio di oliva in generale si attesta sulle 650mila tonnellate all'anno, mentre il consumo interno supera abbondantemente le 800mila tonnellate.
Assitol: bene provvedimento ma preoccupa lo smaltimento delle scorte
«Grazie al Regolamento Ue sull'obbligo di etichettatura dell'olio extravergine d'oliva si dettano regole chiare all'industria, aumentando le informazioni al consumatore». Leonardo Colavita, presidente dell'Assitol, l'Associazione italiana dell'industria olearia, giudica positivamente l'approvazione a Bruxelles del provvedimento comunitario in materia di origine, dopo il via libera da parte del Wto (World Trade Organization). Il testo voluto dall'Unione Europea fa finalmente chiarezza sulla materia e rappresenta un ulteriore elemento di trasparenza per chi, da anni, lavora secondo le regole, proponendo un prodotto di qualità. Qualità che, è bene ricordarlo, non è testimoniata dalla semplice indicazione d'origine, ma dal lavorare bene. L'unico aspetto che preoccupa molto le imprese è la brevità dei tempi di smaltimento delle scorte di vecchie confezioni che potrebbe comportare costi gravosi per le imprese, soprattutto quelle più piccole»
Per il leader dell'Assitol, inoltre, «se ben applicato, il nuovo regolamento sull'indicazione d'origine non dovrebbe costituire un ulteriore aggravio burocratico a carico delle imprese, paventato in fase di discussione del provvedimento. L'auspicio delle imprese è che le istituzioni ora creino le condizioni per un'agevole applicazione del regolamento in Italia, facilitando il più possibile l'attività degli operatori».
A commentare positivamente la modifica al regolamento 1019/02 riguardante l'etichettatura dell'olio di oliva è intervenuta anche la Coldiretti che sottolinea come finalmente in Europa non sarà più possibile spacciare come made in Italy l'extravergine ottenuto da miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine senza alcuna informazione per i consumatori. Si tratta di una storica svolta per l'Unione Europea che interpreta il bisogno di sicurezza e trasparenza dei cittadini ed evidenzia una sostanziale identità con il programma pubblicato sul sito della Casa bianca dal presidente eletto Barack Obama che ha dichiarato l'intenzione di introdurre l'etichettatura d'origine per gli alimenti in commercio, cosicché i produttori americani possano distinguere i propri prodotti da quelli importati.
Misura per combattere le truffe
L'estensione dell'obbligo di indicare in etichetta l'origine delle olive impiegate nell'extravergine in tutti i paesi europei è una risposta coerente alla necessità di garantire la trasparenza alle scelte di acquisto dei consumatori comunitari e di combattere le truffe. Una necessità per un paese come l'Italia che nel 2008 ha importato circa 500 milioni di chili di olio di oliva che in assenza di etichettatura si 'confondono” con la produzione nazionale che è stata pari a poco più di 600 milioni di chili, in aumento del 10% rispetto allo scorso anno e di alta qualità. Una situazione che ha avuto un forte impatto negativo sui prezzi pagati agli agricoltori che sono crollati del 30% al di sotto dei costi di produzione mettendo a rischio il futuro del settore.
Sale la produzione
L'aumento produttivo diffuso su tutto il territorio nazionale, risulta particolarmente evidente nelle regioni centrali che l'anno scorso avevano invece subito le maggiori perdite, a causa del clima sfavorevole. Nelle stime produttive di olio made in Italy fornite da Unaprol, dopo un monitoraggio effettuato presso 6mila aziende, vede aumenti di produzione, rispetto al 2007, più consistenti in Toscana (fino al +50%); Marche (+40%), seguite da Liguria (+35%) e con un incremento stimato a +30% Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Molise.
Con il via libera del comitato di gestione si può completare l'iter di approvazione del regolamento comunitario che entra in vigore il primo luglio mentre nel frattempo resta vigente a livello nazionale il decreto ministeriale pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 18 ottobre 2007 che ha imposto in Italia l'obbligo di etichettatura dell'olio extra vergine di oliva.
La norma per l'indicazione di origine in etichetta consente di verificare oltre al marchio la reale origine delle olive impiegate e quindi anche di valorizzare gli oliveti italiani che possono contare su 250 milioni di piante, molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono al paesaggio e all'ambiente. L'Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva, con due terzi della produzione extravergine e con 38 denominazioni (Dop/Igp) riconosciute dall'Unione Europea, che sviluppano un valore della produzione agricola di circa 2 miliardi di Euro e garantiscono un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative.
L'olio extravergine d'oliva made in Italy in cifre
Patrimonio olivicolo nazionale: 250 milioni di piante
Produzione nazionale annata 2008/2009: 630 milioni di chili
Posizione a livello europeo: 2° produttore Ue dopo la Spagna
Consumo nazionale: 14 kg a testa
Olo extravergine d'oliva Dop/Igp: 38
Fatturato settore: 2 miliardi di euro
Impiego di manodopera: 50 milioni di giornate lavorative
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