#laureaccoglienza, qualcosa si muove Ora tocca davvero alla politica

Da Napoli a Venezia, nascono realtà volte ad elevare lo standard professionale di chi si occupa di cibo e accoglienza. Speriamo che il futuro Governo agisca in modo che tutto il sistema riceva una scossa dalle fondamenta

19 maggio 2018 | 08:07
di Alberto Lupini
Due belle notizie che lasciano sperare che, finalmente, l’enogastronomia e l’accoglienza possano avere anche in Italia dei percorsi formativi capaci di rafforzarne ruolo e attività. Ci riferiamo al corso di laurea triennale in Scienze gastronomiche mediterranee varato dalla prestigiosa università di Napoli, Federico II, e all’Alta scuola italiana di gastronomia Luigi Veronelli, varata dal Seminario Veronelli insieme alla Fondazione Cini di Venezia, dove fisicamente avrà sede. Iniziative diverse, rivolte ad utenti diversi, ma che hanno il comune obiettivo di elevare lo standard professionale di chi si occupa di cibo e accoglienza in Italia. La prima arricchisce, sul versante pubblico e quindi con costi contenuti e accesso più “democratico”, l’offerta che sino ad ora era di fatto garantita solo dalla scuola “privata” di Pollenzo. La seconda si inserisce invece in quell’area oggi presidiata da Ifse, Alma, Campus Etoile Academy, Food Genius Academy, Intrecci-Alta formazione di sala, Saps Agnelli Cooking Lab e Italian Food Academy, per citare solo le più serie, che si rivolgono all’area intermedia fra il post scuola alberghiera, l’aggiornamento e la formazione agli stranieri.



Un tema quello della formazione su cui da mesi Italia a Tavola richiama l’attenzione dei politici e delle istituzioni. Da troppo tempo in Italia ci si lava la bocca parlando della centralità del mondo che gira attorno alla tavola, mentre tutte le ricerche indicano come il turismo enogastronomico potrebbe essere un formidabile fattore per una nuova fase di sviluppo virtuoso e redditizio.

È in questa prospettiva che abbiamo lanciato l’anno scorso la proposta di istituire una laurea in Accoglienza centrata sui temi dell’Hospitality per evitare che gli italiani debbano andare a formarsi all’estero. Dobbiamo poter dare una risposta completa a tutto il sistema dell’accoglienza, che ha bisogno di basi che lo rendano efficace a sufficienza per portare maggior valore ai nostri servizi, tutti, così da incrementare e migliorare il settore ospitalità e turismo, fondamentale per la nostra economia. E non a caso abbiamo dedicato a questo obiettivo anche il nostro recente convegno a Bergamo in occasione del Premio Italia a Tavola.

Qualcosa si sta muovendo e non possiamo che sostenere con decisione queste iniziative sperando che il nuovo Governo, che nei programmi sembra voler puntare con decisione sul turismo, compia i passi necessari perché tutto il sistema riceva una scossa dalle fondamenta. A partire da una riforma degli istituti alberghieri che oggi non sono in grado, se non in minima parte e in casi fortunati (per gli studenti), di formare un personale preparato per tutto il mondo dell’Horeca. Diplomati che, se interessati, devono poter approfondire la loro formazione anche a livello universitario. E il tutto lontano dalle illusioni generate da format televisivi tipo MasterChef.

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Alberto Lupini


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