Scandalo Facebook, parla Zuckerberg «Mi scuso. Social da regolamentare»

La notizia è nota: la società americana Cambridge Analytica ha raccolto via Facebook dati su 50 milioni di elettori, probabilmente per “influenzare” i loro voti alle politiche e favorire il loro assistito: Donald Trump . Zuckerberg si è scusato e ha ammesso che occorrono regolamenti per i social

22 marzo 2018 | 10:32
di Federico Biffignandi
L’aggiornamento vero e proprio è dunque questo, perché se anche il fondatore del social network che ha rivoluzionato il mondo negli ultimi anni, ammette che la sua “creatura” sta prendendo una brutta piega, allora c’è da preoccuparsi. E c'è da imparare qualcosa anche, visto che lo stile anglosassone di chiedere scusa (o farsi da parte) non è certo di casa nostra.

Mark Zuckerberg

Innanzitutto è utile capire come mai il social network sia stato chiamato in causa: in principal modo, perché non avrebbe agito in modo netto e trasparente, e una volta venuto a conoscenza di tale abuso non avrebbe informato gli utenti interessati. Ma anche perché - e questo lo si sospetta da molto tempo - l’episodio ha dato la conferma del fatto che sia possibile “sottrarre” dati agli utenti del social senza che nessuno se ne accorga. Come detto, Mark Zuckerberg ha chiesto scusa pubblicamente e si è detto pronto a testimoniare in Congresso ammettendo che i social media dovrebbero essere regolamentati visto che potrebbero aver influenzato le elezioni statunitensi del 2016.

«Mi dispiace che sia accaduto», ha dichiarato durante un’intervista alla Cnn ammettendo di aver commesso un errore, «probabilmente il più grande» di sempre. Parlando con la Cnn, Zuckerberg ha aggiunto di aver sbagliato ad essersi fidato di Cambridge Analytica alla quale aveva chiesto di cancellare i primi dati violati nel 2015 ma senza informare gli utenti. È stato un errore non aver allertato sulle app «sospette», ha ammesso Zuckerberg, promettendo che non accadrà più e che la società informerà ogni singolo utente impattato dalla violazione dei profili. «È difficile. Non saprei dire con certezza ma c’è molto lavoro da fare per rendere più complicato per nazioni come la Russia interferire nelle elezioni, impedendo ai “troll” e ad altri di diffondere fake news», ha risposto Zuckerberg, prevedendo che «qualcuno tenterà di interferire anche nelle elezioni di medio termine» in calendario negli Stati Uniti a novembre.

Le dichiarazioni aprono un’altra falla in materia di fake news. Zuckerberg aveva definito «folle» l’idea che le bufale della rete avessero potuto condizionare le elezioni che hanno visto vincitore Trump. Oggi invece, ammettendo le proprie colpe, lascia anche intendere che l’informazione “guidata” ci abbia messo lo zampino. E non solo in quell’occasione.

Sulle contromisure da prendere per regolamentare i social, Zuckerberg ha spiegato: «In realtà non vedo perché non dovrebbero essere regolamentati. Penso però che la domanda corretta sia più qual è la giusta regolamentazione». Il patron di Facebook ha dunque auspicato maggiore trasparenza per gli spot politici. «Se si pensa a quanta regolamentazione ci sia per le pubblicità in tv e sulla stampa, non si capisce perché non debba esserci per internet». Zuckerberg ha poi spiegato la sua nuova «filosofia guida»: «Prima pensavo che la cosa più importante per me fosse avere il maggior impatto possibile nel mondo. Ora l’unica cosa che mi interessa è costruire qualcosa per cui le mie figlie, crescendo, possano essere orgogliose di me».

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Alberto Lupini


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