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Un giorno in piazza per salvare l'economia della montagna e chiedere la riapertura degli impianti

Diverse associazioni scenderanno in piazza ad Abetone il 29 dicembre (rinviata per neve) con due richieste: riapertura degli impianti con protocolli di sicurezza e danni per questa parte di stagione ormai andata persa.

 
27 dicembre 2020 | 18:06

Un giorno in piazza per salvare l'economia della montagna e chiedere la riapertura degli impianti

Diverse associazioni scenderanno in piazza ad Abetone il 29 dicembre (rinviata per neve) con due richieste: riapertura degli impianti con protocolli di sicurezza e danni per questa parte di stagione ormai andata persa.

27 dicembre 2020 | 18:06
 

Impianti chiusi, fatturato a zero. La stagione per gli operatori della montagna è finita. Ristoratori Toscana, Ristorazione Italia, Tni Italia - Tutela nazionale Imprese, insieme a Federfuni Italia, Anef e Collegio maestri di sci della Toscana, hanno organizzato per martedì 29 dicembre all'Abetone (in provincia di Pistoia) un sit-in di protesta per chiedere la riapertura degli impianti sciistici e indennizzi, subito, per il settore - La protesta, causa neve, è stata rinviata. A scendere in mezzo alla neve che purtroppo quest'anno è rimasta incontaminata sarà la "montagna degli inessenziali", composta dagli operatori del comparto sciistico, tra addetti agli impianti, maestri di sci, albergatori e pubblici esercizi. L'appuntamento è alle 11 in piazza Europa.

La richiesta è di riaprire gli impianti in sicurezza dal 7 gennaio - Un giorno in piazza per l'economia della montagna

La richiesta è di riaprire gli impianti in sicurezza dal 7 gennaio

«Abbiamo accolto con favore questa manifestazione – commenta il sindaco di Abetone Cutigliano, Alessandro Barachini - perché la situazione è grave. Il nostro comprensorio, che va da San Marcello Pistoiese a Pieve Pelago, sta perdendo dai 3 ai 4 milioni di incassi al giorno legati al turismo invernale. La montagna non è un hobby né un divertimento, rappresenta la vita delle persone e se non si dà loro la possibilità di lavorare, bisogna farsi carico di queste persone. Se si chiude, servono indennizzi».

«Con questo sit-in, che è stato solo rinviato, non annullato - spiegano il presidente di Ristoratori Toscana, Pasquale Naccari, e il coordinatore regionale di Ristoratori Toscana, Simone Giannerini – cerchiamo di tenere alta l'attenzione rispetto ad un problema molto grave: migliaia di famiglie non avranno di che andare avanti e dovranno aspettare dicembre 2021 prima di poter tornare a lavoro. Anche se, infatti, il Governo dovesse decidere per il 7 gennaio la riapertura al 50% degli impianti, con distanziamenti e protocolli di sicurezza, che tra l'altro devono ancora essere definiti, il rischio è che l'intera stagione venga cancellata dal Covid-19».

I ristori sono briciole
«Stiamo lavorando assiduamente a livello nazionale per consentire agli impianti di riaprire il 7 gennaio. Nel frattempo, però, contiamo i danni dell'anno 2020, che è andato perso. I fatturati sono a zero e quello che è arrivato dai ristori sono briciole: si tratta dello zero virgola rispetto ai bilanci e il 5% rispetto alle perdite. Come mese di riferimento per i ristori è stato preso aprile, quando l'operatività si è interrotta l'8 marzo e aprile è un mese in cui da sempre non si lavora. Chiediamo al Governo gli indennizzi adeguati alle perdite subite», incalza Andrea Formento, presidente nazionale Federfuni e direttore del comprensorio Val di Luce.

I maestri di sci: viviamo di incertezza
In crisi anche i maestri di sci, che sono 300 in Toscana. «Si vive nella più totale incertezza. Non sappiamo se il 7 gennaio potremo riaprire e per quanto, perché il rischio è che la gente si riversi a sciare, perché di voglia ce n'è tanta, e poi ci facciano richiudere dopo due giorni», afferma Carlo Alberto Casati, in rappresentanza di tutte le scuole di sci del comprensorio Abetone.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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