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Ristoranti, per la ripartenza serve il rispetto delle regole

Bar e ristoranti restano chiusi la sera, nonostante le richieste di riapertura di tutto il comparto. Ma sono troppi i locali in cui non vengono rispettate nemmeno le più elementari norme anti Covid. Per vincere la partita con il nuovo Governo Draghi, che continua sulla linea dura, ci vuole maggiore responsabilità

di Sergio Cotti
24 febbraio 2021 | 08:30
Ristoranti, per la ripartenza serve il rispetto delle regole
Ristoranti, per la ripartenza serve il rispetto delle regole

Ristoranti, per la ripartenza serve il rispetto delle regole

Bar e ristoranti restano chiusi la sera, nonostante le richieste di riapertura di tutto il comparto. Ma sono troppi i locali in cui non vengono rispettate nemmeno le più elementari norme anti Covid. Per vincere la partita con il nuovo Governo Draghi, che continua sulla linea dura, ci vuole maggiore responsabilità

di Sergio Cotti
24 febbraio 2021 | 08:30
 

Il fronte di coloro che sostengono i ristoratori nell’insistente richiesta di riaprire i locali anche la sera, da qualche settimana si sta allargando. I primi provvedimenti del neonato Governo Draghi, tuttavia, non pare vadano in questa direzione, anzi. L’impressione è che questo Esecutivo, che pure racchiude in sé gran parte delle anime parlamentari (anche quelle che auspicano la riapertura dei locali a cena), sarà ancora più rigorista di quello passato. Lo si è visto con la decisione di stoppare la stagione turistica invernale alla vigilia della riapertura degli impianti da sci – scandalosa per le tempistiche, quanto lo schiaffo dato ai ristoratori prima di Natale, obbligati a chiudere dopo aver ingaggiato personale e fatto acquisti per le Feste – ma anche con la scelta, recentissima, di tenere chiuse le regioni fino al 25 marzo.

E pure le richieste dei ristoratori di aprire a mezzogiorno almeno in zona arancione, sono state finora disattese. Più i giorni passano, più prende forma il timore che almeno fino a dopo Pasqua i locali non potranno riaprire la sera. Qualcuno lo disse già a metà dicembre, sembrava un’ipotesi inverosimile, eppure ormai non siamo più così lontani.

Troppa folla ai tavolini dei bar - Troppi locali fuori dalle regole Ristoratori, serve più responsabilità

Troppa folla ai tavolini dei bar

I protocolli ci sono
La ristorazione è uno dei comparti più colpiti dalla crisi: lo diciamo da mesi, perché così è, e questa incertezza non fa altro che peggiorare una situazione già drammatica da tempo. Il 2021, poi, sarà necessariamente l’anno in cui si concretizzeranno i primi, inevitabili fallimenti. Eppure di linee guida e di protocolli per aprire in sicurezza ce ne sarebbero: mancavano in primavera, ma oggi ce ne sono forse fin troppi. Leggendoli, vien da pensare che bar e ristoranti siano i luoghi più sicuri del mondo. Leggendoli, appunto. Perché mai come in questo caso, la teoria si scontra con la pratica. Gli sforzi delle associazioni di categoria di dare in mano ai ristoratori una guida (condivisa dal Governo) per aprire in sicurezza, e gli investimenti di tutti (o quasi) per mettersi in regola, vengono purtroppo quotidianamente disattesi da tanti.

Comprendiamo le ragioni di tutti i ristoratori italiani, il loro disagio, il senso di ingiustizia, la paura dell’incertezza, il terrore per una fine che appare prossima – chi scrive è, anche, un ex ristoratore – però forse è arrivato il momento di farsela, qualche domanda, e di provare a mettere il naso fuori da palazzi, uffici e redazioni per vedere qual è la realtà dei fatti. Una premessa, che vale sempre: le regole a volte sembrano ingiuste, inique. A volte lo sono davvero. Ma vanno rispettate, senza “se” e senza “ma”, anche protestando (cosa che i ristoratori, in fondo, hanno fatto poco in questi mesi, almeno in maniera organizzata), ma senza uscire mai dal recinto della legalità.

Realtà contro immaginazione
E allora, la realtà dei fatti: siamo davvero certi che chi non rispetta le regole sia davvero una sparuta minoranza? O siamo forse noi che, scegliendo una dozzina di locali a caso, nella provincia di Bergamo - quella più duramente colpita dalla prima ondata della pandemia, e quella dove il senso di responsabilità, oggi, è forse tra i più alti in tutta Italia - abbiamo avuto la “sventura” di imbatterci in 11 tra bar e ristoranti su 12 che non facevano rispettare nemmeno le più semplici norme anti Covid?

Non siamo stati nei ristoranti stellati, né in quelli raffinatissimi che pure senza blasone sono riservati alle possibilità di pochi, ma in locali “normali”, “popolari” (volutamente tra virgolette), quelli frequentati dalla stragrande maggioranza delle persone. Ebbene, qualcuno dimentica sistematicamente di misurare la temperatura, tanti fanno finta di nulla se qualcuno si alza e passeggia senza mascherina, al di là dei banconi i baristi con la mascherina sotto il naso ormai non si contano più, ma soprattutto quasi tutti (e quando diciamo “quasi tutti”, intendiamo davvero 11 su 12) non rispettano la cosiddetta “regola del 4”, quella forse più importante, ovvero 4 persone sedute al tavolo, se non conviventi. Abbiamo visto di tutto: tavolate da 12-14 persone, feste di compleanno, aperitivi bevuti alle 4 del pomeriggio da 9-10 ragazzi seduti attorno a tre striminziti tavolini, che mettevano le mani nei piattini di patatine e di pizzette, portati per la compagnia da condividere.

E allora: siamo davvero certi che le sale di un bar o di un ristorante, dove seduti allo stesso tavolo in 10 ci si parla a voce altra per una, due ore tra vicini o dirimpettai, siano davvero il posto più sicuro del mondo? Fa male ammetterlo, ma la risposta è no. E fa male constatare, soprattutto, che non parliamo di eccezioni, ma di una regola diffusa. Certo, al supermercato il rischio di contagio è alto uguale o forse addirittura di più, sui mezzi pubblici delle grandi città all’ora di punta, non parliamone nemmeno. E i controlli? Certo, se ce ne fossero di più, aiuterebbero a raddrizzare una barra che oggi appare stortissima. Ma la verità è che, a rispettare le regole, non sono proprio “quasi tutti”, come invece ci piacerebbe pensare.

Folla sui Navigli - Ristoranti, per la ripartenzaserve il rispetto delle regole
Folla sui Navigli

La ristorazione resta un comparto tra i più colpiti (insieme al turismo, alla cultura e allo sport), ma prendersela sempre e solo con gli altri, a volte, non serve, anzi: si rischia di perdere d’occhio quel che succede in casa propria. Se si trattasse solo di punire quelli che sbagliano, per favorire chi la legge la rispetta, non basterebbe un esercito.

Cosa succede in Europa
Non sta noi, non almeno in questo momento, proporre, chiedere, auspicare soluzioni, che forse, semplicemente non esistono. In Francia e in Inghilterra i ristoranti sono chiusi da dicembre e non riapriranno prima di aprile, in Germania forse a marzo. Certo, là i ristori sono più sostanziosi e celeri, e questo è un problema vero, sul quale forse servirebbe insistere. Ma la sostanza non cambia: il settore è fermo ovunque, non solo in Italia, e questa è un’altra verità che non possiamo fare finta di disconoscere.

C'è bisogno di una riflessione
Non avremo mai la riprova di cosa sarebbe successo se i locali di tutto il mondo, con socialità annessa e connessa, fossero rimasti aperti in questi mesi. La nostra impressione, ci perdoni tutto il settore, è che staremmo un po’ peggio. E questo, sia chiaro, senza voler dare degli “untori” ai ristoratori. Stare dalla loro parte, come lo siamo noi, vuol dire anche poter essere liberi di esprimere dubbi e critiche, nella speranza di dare un contributo alla riflessione, anche se scomodo. Il problema esiste ed è senz’altro più grande di noi, ma non è aggirando o ignorando le regole che si contribuisce a risolverlo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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