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Il rito del caffè a fine pasto Dall’ambiente ideale alla miscela

La regola di galateo più consolidata, vorrebbe che il caffè fosse degustato fuori dalla tavola da pranzo, ma nel luogo più vicino alla sua preparazione per poterlo gustare nel migliore dei modi, caldo e fragrante. Per quanto riguarda i liquori da evitare il sistema troppo diffuso di richiesta specifica del commensale

Toni Sarcina
di Toni Sarcina
presidente Commanderie des Cordons Bleus Italia
23 ottobre 2016 | 10:02
Il rito del caffè a fine pasto
Dall’ambiente ideale alla miscela

Le norme per il pranzo formale (per pranzo intendo sempre l’occasione conviviale più importante della giornata) le abbiamo viste, dall’aperitivo, alle regole per comporre il menu, fino al dessert. Siamo quindi giunti all’ultima parte, a pranzo terminato, quando ai commensali viene richiesto: se gradiscono un caffè, un liquore dolce, un superalcolico…

Potrebbe apparire come la parte più banale di tutta la sceneggiatura del pranzo ma, pensandoci bene, non è così scontato e, infatti, molte volte, il caffè viene servito quasi distrattamente, spesso non caldo al punto giusto e, frequentemente, non di buona qualità e tutto ciò riguarda non solo il servizio del ristorante ma anche quello di casa. Sull’offerta dei liquori o altre bevande da fuori pasto, le cose vanno un pochino meglio ma non splendidamente. Vediamo allora come si dovrebbe fare.

Il rito del caffè a fine pasto ambiente ideale alla miscela

Il caffè
La regola di galateo più consolidata, vorrebbe che il caffè fosse degustato fuori dalla tavola del pranzo ma nel luogo più vicino alla sua preparazione per poterlo gustare nel migliore dei modi, caldo e fragrante. Nelle case più ampie, un tempo era in uso la formula per la quale, a pranzo concluso, la padrona di casa diceva: «Ci spostiamo in salotto per il caffè?»; tutti i commensali si alzavano e la seguivano in salotto lasciando libera la tavola e consentendo all’eventuale personale di servizio di provvedere alla risistemazione dell’ambiente.

Oggi, in alcuni casi, si prosegue nello stesso modo mentre, molto spesso, il caffè viene portato direttamente a tavola con le note critiche segnalate. D’altra parte, è facile capirne il perché: se, per esempio, si hanno parecchi ospiti allo stesso tavolo, volendo servire il caffè a tutti e portarlo con un vassoio, diventa inevitabile farlo freddare e, se non si tratta di qualità eccelsa, il gusto finale sarebbe spiacevole e finirebbe per far dimenticare gli eventuali “capolavori” serviti durante il pranzo.

Oggi, con le speciali macchinette elettroniche, ad uno o due gruppi, che preparano il caffè con le speciali capsule, utilizzando caffè di ottima qualità, è difficile sbagliare e allora, per ottenere buoni risultati, vale la pena porre la o le macchinette in posizioni defilate rispetto alla tavola e invitare i commensali a spostarsi per il caffè o, addirittura, vista la facilità di preparazione, a prepararlo da soli, scegliendo le capsule a loro più congeniali (normale o decaffeinato). Ciò vale sia nel caso di ristoranti, sia per occasioni conviviali in casa. Ma quale caffè? Naturalmente quello al 100% di miscela arabica! Quali tazze? Quelle di porcellana fine.

I liquori
È sicuramente da evitare il troppo diffuso sistema di richiesta specifica del commensale di vini liquorosi o distillati oppure altri superalcolici, da portare a tavola poiché, spesso, le varietà disponibili non collimano con le richieste e quindi, il metodo consigliato, e oltretutto, più raffinato, consiste nell’accompagnare gli ospiti al tavolo dove saranno già disposte le bottiglie, ovviamente con una discreta varietà, lasciando al commensale la scelta della bevanda preferita tra quelle a disposizione.

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