Mangiare pomodori made in Islanda non è esperienza di tutti i giorni, almeno per me. Di recente mi è toccata anche questa avventura durante un viaggio nell'Isola di ghiaccio con il cuore di fuoco.
«Saranno importati, cosa vuoi che coltivino qui - mi dice mia moglie - dove a gennaio ci sono 4-5 ore di luce» è stato anche il mio primo incredulo commento.

E invece, alla trentina di italiani nel giro dell'anello d'oro dell'isola alla ricerca dell'aurora boreale - vista e ammirata, in uno spettacolo unico assieme alle stelle cadenti - è stata proposta la visita ad una serra di pomodori. Nella zona di Vik, a metà strada fra i Geyser e le impressionati cascate Gullfoss, un gruppo di giovani islandesi ha costruito alcune serre dove, grazie all'impiego dell'energia geotermica, riescono a coltivare insalate e pomodori di altissima qualità. Il 10% di tutta la produzione nazionale.

Pomodori ciliegino e i classici tondi più altre varietà. I semi vengono importati dalla Danimarca, all'impollinazione provvede l'ape bombo. Una sorta di miracolo della natura. Luce artificiale accesa per 4-5 ore, per non stressare le piante. Risultato: pomodori dal un sapore forte, robusto, che esprimono la voglia di questa terra di vivere nonostante le difficili e spesso proibitive condizioni climatiche.

Costo al kilo, 15 euro. Una sorta di agricoltura eroica come la viticoltura di montagna? «Tutt'altro», è stata la risposta. I giovani ci hanno spiegato che facendo di necessità virtù, hanno semplicemente sfruttato ciò che hanno in abbondanza: acqua calda e fonti geotermiche grazie alla massiccia presenza di vulcani. Insomma, il calore per riscaldare le serre viene dalla terra senza ricorrere ad altre fonti, tipo gas e petrolio. Un bell'esempio di un'agricoltura che sa adeguarsi e adattarsi a tutti i climi come i famosi cavalli islandesi, dotati del quinto passo, unici al mondo ad avere 2 andature in più rispetto alle altre razze.