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Pane, simbolo d’Italia ma sempre più sprecato: il 62% degli italiani lo butta

Il pane resta un alimento centrale nella dieta italiana, ma circa un panino a settimana viene gettato via, con impatti significativi su ambiente e risorse. In occasione della Giornata del Pane, emergono strategie concrete come congelamento, ricette creative e acquisti oculati per ridurre lo spreco, promuovendo consapevolezza, sostenibilità e consumo responsabile

di Redazione Italia a Tavola
15 ottobre 2025 | 15:54
Pane, simbolo d’Italia ma sempre più sprecato: il 62% degli italiani lo butta

Il pane si conferma un pilastro della gastronomia italiana e un alimento irrinunciabile per due italiani su tre, con un consumo medio di circa 500 grammi a settimana. Nonostante il ruolo centrale nella dieta quotidiana, la ricerca condotta da Too Good To Go in collaborazione con l’istituto Appinio in occasione della Giornata Internazionale del pane del 16 ottobre rileva che almeno un panino viene sprecato ogni settimana per irrancidimento, muffa o avanzi. Questo spreco ha un impatto ambientale significativo: per produrre 1 kg di pane sono necessari 1.608 litri di acqua, equivalenti a 32 docce, e l’impronta di carbonio varia tra 256 e 2.300 g CO2e/kg. Tra le tipologie preferite, la ciabatta guida le classifiche, seguita da pagnotta, filoncino, pane integrale, di segale, tartaruga e rosetta. Sul piano geografico, al Sud e al Centro predomina la pagnotta, nel Nord Ovest svetta la ciabatta, mentre nel Nord Est emerge il pane pugliese.

Pane: 200 tipologie in Italia

In Italia esistono oltre 200 tipologie di pane, espressione autentica delle diverse identità regionali. Tra queste, figurano cinque pani IGP - la Coppia Ferrarese, il Pane Casareccio di Genzano, il Pane di Matera, la Piadina Romagnola e il Südtiroler Schüttelbrot - e tre pani Dop: la Pagnotta del Dittaino, il Pane di Altamura e il Pane Toscano. Oggi in Italia operano 190 molini, che trasformano oltre 5,8 milioni di tonnellate di frumento tenero ogni anno. Da questa lavorazione derivano circa 4,3 milioni di tonnellate di farine, di cui il 58% - pari a circa 2,4 milioni di tonnellate - è destinato alla produzione di pane e prodotti affini.
Una filiera articolata e strategica per il comparto agroalimentare nazionale, che continua a rappresentare una risorsa economica e culturale fondamentale, nonostante i cambiamenti delle abitudini di consumo.

Pane, simbolo d’Italia ma sempre più sprecato: il 62% degli italiani lo butta

Secondo una ricerca di Too Good To Go, ogni italiano spreca in media un panino a settimana

«La Giornata Mondiale del Pane rappresenta l’occasione per celebrare un assoluto protagonista del nostro modello alimentare, simbolo universale di nutrimento, tradizione e convivialità» sottolinea Francesco Vacondio, presidente della Sezione Molini a Frumento Tenero di Italmopa. «Si tratta di un alimento ricco di proprietà nutrizionali indispensabili al nostro fabbisogno quotidiano. Il successo del pane italiano - continua Vacondio - è legato anche al lavoro dei nostri mugnai, che producono farine e semole di altissima qualità, in grado di rispondere alle più diverse esigenze e di garantire l’eccellenza di un prodotto emblema della nostra cultura gastronomica nel mondo».

I costi delle materie prime sulla filiera del pane e la ristorazione

Negli ultimi anni, l’incremento dei costi delle materie prime, dal grano all’energia, fino alla logistica, ha esercitato un impatto diretto sulla filiera del pane e sulla sostenibilità economica di bar, locali e ristorazione. Il Rapporto Ristorazione 2025 di Fipe-Confcommercio evidenzia come il valore aggiunto del settore sia salito a 59,3 miliardi di euro (+1,4%), mentre il numero delle imprese attive sia diminuito dell’1,2%, con un calo più marcato tra i bar (-3,3%).

Il mercato del fuori casa continua comunque a rappresentare un pilastro fondamentale dell’economia nazionale, con un valore complessivo stimato intorno ai 96 miliardi di euro e oltre 1,5 milioni di occupati. Questi dati descrivono un comparto dinamico, ma sotto pressione, caratterizzato da marginalità contenuta, concorrenza elevata e crescente necessità di strumenti e partner in grado di supportare quotidianamente gli operatori del settore.

L'impatto dello spreco di pane

Se considerato a livello nazionale, l’effetto è significativo: enormi quantità di acqua e energia impiegate nella produzione del pane vengono disperse. Come sottolinea Mirco Cerisola, Country Director di Too Good To Go Italia: «Il pane è uno degli alimenti simbolo della nostra tradizione, ma purtroppo rientra tra i più sprecati. I dati della ricerca mostrano quanto sia urgente ripensare le nostre abitudini quotidiane, valorizzando ogni singolo panino acquistato. Con Too Good To Go vogliamo sensibilizzare cittadini ed esercenti sull’importanza di dare una seconda vita al cibo. Ridurre lo spreco di pane significa rispettare il lavoro di chi lo produce, le risorse impiegate e prendersi cura del nostro pianeta. Ogni briciola conta».

Pane, simbolo d’Italia ma sempre più sprecato: il 62% degli italiani lo butta

La ciabatta resta la tipologia di pane più diffusa in Italia

Abitudini degli italiani e comportamenti antispreco

La ricerca evidenzia che il 62% degli italiani getta pane secco o raffermo, mentre il 40% lo butta a causa della muffa e il 12,8% per avanzi dei pasti. Solo il 5,7% ammette di non gradire il pane avanzato del giorno precedente. Per limitare gli sprechi, i consumatori adottano soluzioni concrete: il 60% congela il pane, il 48% lo trasforma in nuove ricette, e il 32% ne riduce la quantità acquistata. Inoltre, il 76% degli intervistati si dichiara disposto ad acquistare pane del giorno prima, con il 44,6% che preferirebbe pagarlo a prezzo scontato.

Pane, simbolo d’Italia ma sempre più sprecato: il 62% degli italiani lo butta

Ci sono tante modalità per limitare lo spreco giornaliero di pane

Nei panifici, gli italiani chiedono non solo varietà e prezzi convenienti, ma anche attenzione agli sprechi: il 44,6% desidera più scelta di prodotti, il 41,7% migliori prezzi e il 33% soluzioni efficaci contro lo spreco alimentare.

Una soluzione concreta per salvare il pane

Too Good To Go, piattaforma impegnata nel contrasto dello spreco alimentare, permette di salvare pane e prodotti da forno invenduti, rendendoli disponibili a prezzo conveniente. La collaborazione con panifici noti come Davide Longoni, Gabriele Bonci, Forno Brisa, Panfé e Maxiforno contribuisce concretamente alla riduzione degli sprechi, offrendo benefici ambientali, economici e sociali.

Pane, simbolo d’Italia ma sempre più sprecato: il 62% degli italiani lo butta

Davide Longoni al lavoro

Davide Longoni, titolare del celebre panificio di Milano, afferma: «Il nostro pane nasce con un’ottica anti-spreco, grazie alla lunga conservabilità garantita dal lievito madre e dal grande formato. La nostra politica aziendale è vicina allo zero spreco: eventuali avanzi vengono recuperati o donati. Too Good To Go si integra perfettamente in questa prospettiva, permettendoci di ridurre ulteriormente gli sprechi e raggiungere clienti sensibili al tema, che apprezzano la qualità dei nostri prodotti a un prezzo vantaggioso e sanno che se correttamente conservati o rigenerati i nostri prodotti sono buoni come appena fatti. Too Good To Go è un servizio efficace, già consolidato nei nostri punti vendita, e lo consigliamo ad altri negozianti come strumento concreto di sostenibilità».

Pane, simbolo d’Italia ma sempre più sprecato: il 62% degli italiani lo butta

Gabriele Bonci

A Roma, Gabriele Bonci, uno dei panettieri più celebri in Italia, collabora con Too Good To Go dal 2024. Con i suoi locali Pizzarium e Panificio Bonci, ha salvato oltre 5 tonnellate di cibo. Come dichiara Bonci: «Per noi il pane non è mai ‘solo pane’: è frutto di ricerca, lavoro e rispetto per la materia prima. Combattere lo spreco significa valorizzare questo lavoro fino in fondo. Con Too Good To Go diamo nuova vita agli invenduti, portandoli nelle case delle persone invece che buttarli. È diventato parte della nostra routine quotidiana e ci permette di incontrare nuovi clienti, molti dei quali poi tornano a trovarci. È un modo semplice ed efficace per unire sostenibilità e crescita, e lo consiglierei senza esitazione ad altri negozianti».

Consapevolezza crescente e comportamenti responsabili

La ricerca evidenzia che gli italiani sono sempre più attenti alla riduzione degli sprechi. Il 76% è disponibile a comprare pane del giorno prima dai panifici di fiducia, promuovendo comportamenti di consumo più responsabili. Tra le strategie domestiche più diffuse figurano congelamento, ricette creative con avanzi e acquisti più oculati.

Pane, simbolo d’Italia ma sempre più sprecato: il 62% degli italiani lo butta

La straordinaria varietà delle tipologie di pane
 

La collaborazione tra consumatori, panifici e piattaforme come Too Good To Go rappresenta un modello efficace per coniugare qualità, convenienza e sostenibilità, facendo diventare il pane non solo un alimento centrale, ma anche simbolo di consapevolezza e attenzione all’ambiente.

Pane surgelato, una soluzione contro lo spreco

Il pane surgelato rappresenta un’opportunità concreta per ridurre lo spreco alimentare, garantendo prodotti freschi più a lungo e contribuendo a un consumo responsabile, tanto a casa quanto soprattutto nella ristorazione.

Pane, simbolo d’Italia ma sempre più sprecato: il 62% degli italiani lo butta

Un'ottima modalità anti-spreco del pane è il suo surgelamento

In Italia, l’impegno di Vandemoortele si inserisce in un contesto di crescente domanda di prodotti frozen bakery, con brand come Lanterna, Agritech, Acquaviva, Doony’s e Banquet d’Or che coprono diverse categorie, dal pane, focacce e pizze, fino alla cornetteria classica italiana, prodotti realizzati con metodo francese e donut. L’azienda belga è presente con sei stabilimenti produttivi - a Genova, Ravenna, Gricignano, Buccinasco, Burago e Alfianello - e un polo distributivo che rappresenta uno dei principali hub del Centro Italia, garantendo efficienza nella distribuzione dei prodotti surgelati.

Pane, simbolo d’Italia ma sempre più sprecato: il 62% degli italiani lo butta

Le varie tipologie di pane surgelato di Vandemoortele

Con oltre 550 dipendenti e più di 120 collaboratori, Vandemoortele Italia genera un fatturato superiore ai 300 milioni di euro, con investimenti superiori ai 20 milioni nei siti produttivi, confermando l’importanza strategica dell’Italia nel business europeo del gruppo. Il settore del pane surgelato, che rappresenta circa l’80% dei volumi aziendali e una quota di mercato del 20% nel 2024, mostra consumi in crescita, trainati dalla crescente attenzione alla qualità costante e alla riduzione degli sprechi nel canale HoReCa.

Pane surgelato: un alleato anche per i professionisti

In questo scenario, Vandemoortele consolida il suo ruolo come partner di filiera, supportando baristi e operatori del fuori casa attraverso prodotti che garantiscono standard qualitativi elevati, flessibilità operativa e convenienza. L’azienda offre anche formazione dedicata, servizi post-vendita e programmi di fidelizzazione, aiutando i professionisti a gestire in modo efficiente i punti vendita.

Pane, simbolo d’Italia ma sempre più sprecato: il 62% degli italiani lo butta

Il pane surgelato può rappresentare un alleato prezioso anche per i professionisti del settore

Come dichiara Giulia Manzoni, Sr Category & Brand Manager Bread di Vandemoortele Italia: «In un mercato complesso, il pane surgelato può rappresentare un alleato prezioso per i professionisti del settore perché consente di coniugare qualità e praticità, ridurre gli sprechi e rispondere con flessibilità ai ritmi e a esigenze di consumo in costante trasformazione. Il nostro impegno va oltre il prodotto: vogliamo essere un partner che accompagna gli operatori nella crescita, generando valore per loro e per il territorio». L’obiettivo di Vandemoortele in Italia è quindi quello di generare valore reale e rafforzare la filiera del frozen bakery, offrendo un supporto concreto basato su qualità, efficienza logistica e sicurezza. In un Paese dove il canale fuori casa è diffuso e strategico, poter contare su un partner affidabile fa la differenza per la crescita dei professionisti del settore.

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