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Come il Parmigiano Reggiano può trasformare ogni portata in cucina

Il Parmigiano Reggiano Dop diventa protagonista nelle cucine stellate di Luca Marchini, Andrea Incerti Vezzani e Jacopo Malpeli. Tra infusi, fogli croccanti, garum e mantecature perfette ,il formaggio simbolo dell’Emilia-Romagna rivela versatilità, identità territoriale e capacità di valorizzare ogni piatto, dalla tradizione alle interpretazioni contemporanee

Tommaso Gipponi
di Tommaso Gipponi
Redattore
27 novembre 2025 | 10:12
Come il Parmigiano Reggiano può trasformare ogni portata in cucina

Il Parmigiano Reggiano Dop è molto più di un formaggio: è un vero protagonista della cucina italiana, capace di trasformare ogni piatto in un’esperienza di gusto intensa e memorabile. Dall’infusione nei risotti alla creazione di cialde croccanti, fino a raffinati abbinamenti con verdure, funghi o cioccolato, racconta il sapore e l’identità delle terre da cui ha origine. Le zone di produzione - che comprendono le province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna (a sinistra del fiume Reno) e Mantova (a destra del Po') - donano al Parmigiano Reggiano una identità territoriale unica, frutto di pascoli selezionati, latte crudo e stagionature che spaziano dai 24 ai 72 mesi e oltre.

Come il Parmigiano Reggiano può trasformare ogni portata in cucina

Il Parmigiano Reggiano varia di gusto a seconda del caseificio

In questo scenario, tre chef stellati interpretano il Parmigiano Reggiano come protagonista di creazioni raffinate e contemporanee. Luca Marchini, del ristorante L’Erba del Re a Modena, ne esalta la forza aromatica e la profondità gustativa in piatti di grande equilibrio. Andrea Incerti Vezzani, chef del ristorante Ca’ Matilde a Rubbianino di Quattro Castella (Re), lo integra con la materia prima dell’orto, valorizzandone la sapidità naturale e la capacità di armonizzarsi con ingredienti vegetali. Jacopo Malpeli, dell’Osteria del Viandante a Rubiera (Re), ne esplora la dimensione più contemporanea, utilizzandolo come legante, rifinitura e elemento di equilibrio nelle sue creazioni di cucina d’autore.

I tre chef mostrano come il Parmigiano Reggiano Dop possa assumere ruoli diversi: da struttura portante del piatto a nota finale capace di sorprendere per profondità e carattere. Un viaggio tra alta gastronomia e territorio, dove un formaggio Dop iconico continua a raccontare - in ogni forma e consistenza - la ricchezza del gusto italiano.

Luca Marchini e il Parmigiano Reggiano: equilibrio, tecnica e identità in cucina

All’interno del suo ristorante L’Erba del Re a Modena, una stella Michelin, chef Luca Marchini interpreta il Parmigiano Reggiano Dop come un ingrediente denso di significati e possibilità. La sua cucina, legata al territorio ma aperta alla ricerca, valorizza il formaggio simbolo dell’Emilia-Romagna attraverso piatti che ne esaltano la complessità. «C’è sempre più la volontà di utilizzarlo in purezza, e questo è positivo: permette di valorizzare ulteriormente un prodotto che ha già una grandissima identità», spiega lo chef. 

Come il Parmigiano Reggiano può trasformare ogni portata in cucina

Chef Luca Marchini, del ristorante l'Erba del Re

Il lavoro sulle diverse stagionature consente di modificare la percezione del piatto e la sua struttura gustativa, creando nuove armonie attraverso tecniche di infusione, mousse, brodi e croste tostate. Il risultato è una cucina che parte dalla semplicità per trasformarla in complessità. 

Marchini ha sperimentato anche abbinamenti dolci, come una scaglia di Parmigiano Reggiano Dop 24 mesi denaturato servita con cioccolato fondente al 68%. Un incontro tra note sapide e amare che dimostra la versatilità del formaggio e la sua capacità di entrare in dialogo con ingredienti inattesi. Per lo chef, la vera forza del Parmigiano Reggiano è nella sua identità mutevole, capace di adattarsi a ogni contesto mantenendo sempre riconoscibilità e profondità.

Andrea Incerti Vezzani e il Parmigiano Reggiano Dop, tra ricerca e territorio

Nel suo ristorante Ca’ Matilda, una stella Michelin immerso nella campagna reggiana, chef Andrea Incerti Vezzani racconta un legame profondo e quotidiano con il Parmigiano Reggiano Dop, ingrediente simbolo della sua terra. «È un prodotto che usiamo tutti i giorni, spesso in modo istintivo - spiega lo chef - ma quando lo analizzi davvero, ti rendi conto della sua infinita complessità».

Come il Parmigiano Reggiano può trasformare ogni portata in cucina

Chef Andrea Incerti Vezzani, del ristorante Ca' Matilda

Dalla stessa logica di valorizzazione nasce un’altra invenzione dello chef: il foglio croccante di Parmigiano Reggiano Dop. Utilizzando una speciale pressa, simile a quelle impiegate nella cucina giapponese, Incerti Vezzani riesce a ottenere sottilissimi fogli croccanti partendo dalle croste cotte del formaggio. «È come una chips gourmet - spiega - che utilizziamo negli aperitivi o come elemento croccante nei piatti principali. Rimane sempre friabile e leggera, ma con un gusto intenso e persistente di Parmigiano».

La ricerca dello chef continua con esperimenti innovativi, come la creazione di un garum, un condimento fermentato capace di concentrare al massimo l’essenza del formaggio, o la preparazione di un olio, ottenuto mettendo le croste in infusione sottovuoto a bassa temperatura. 

L’uso del Parmigiano Reggiano Dop in cucina secondo Jacopo Malpeli

Lo chef Jacopo Malpeli, dell’Osteria del Viandante, una stella Michelin, racconta con passione il suo rapporto con il Parmigiano Reggiano Dop, ingrediente centrale nella sua cucina. «Ha questa caratteristica fantastica: fonde senza filare. Riesce a creare mantecature perfette e a esaltare il gusto di qualsiasi preparazione», spiega. Essendo emiliano, il Parmigiano fa parte del suo dna e della tradizione culinaria che porta avanti. La sua esperienza con questo formaggio è vasta: «Negli anni l’ho utilizzato in mille modi diversi, sempre cercando di raccontare la storia di chi lo produce».

Come il Parmigiano Reggiano può trasformare ogni portata in cucina

Chef Jacopo Malpeli, Osteria del Viandante

Per Malpeli, il Parmigiano Reggiano Dop non è solo un ingrediente ma uno strumento narrativo. Ogni forma racconta la storia del caseificio, della zona di produzione e della razza di vacca utilizzata, dalla Frisona alla Rossa. «Mi piace confrontare tipologie diverse: quello di alta collina, quello della bassa pianura, ognuno ha caratteristiche uniche che vanno valorizzate». Lo chef sottolinea l’importanza del disciplinare, che garantisce qualità costante, pur lasciando spazio alla creatività in cucina.

«Oggi c’è più libertà: possiamo provare il Parmigiano sul pesce o in combinazioni più particolari che una volta erano impensabili» continua Malpeli. Il formaggio diventa così protagonista in piatti innovativi, pur mantenendo la centralità del gusto e la valorizzazione delle differenze tra prodotti.

«Amo mantenere il cuore del prodotto, far emergere le differenze tra le produzioni e raccontare storie attraverso il gusto», conclude Malpeli. La sua cucina dimostra che il Parmigiano non è solo un ingrediente, ma un vero e proprio elemento di storytelling gastronomico, capace di valorizzare ogni piatto emiliano con eleganza e creatività.

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