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Comavicola

Dentro la “cattedrale del freddo”: cosa c’è dietro la crescita del frozen italiano

Antonella Silvestri
di Antonella Silvestri
28 novembre 2025 | 17:39

Ci sono realtà che non si limitano a stare nel mercato: lo modellano, lo anticipano, lo interpretano. Comavicola è una di queste. Un giorno siamo stati invitati - noi di Italia a Tavola - a visitare l’azienda, e l’impressione è stata quella di entrare in una “cattedrale del freddo” dove tradizione e modernità si stringono la mano senza forzature. Nel cuore di Pioltello, alle porte di Milano, il nuovo Headquarters inaugurato nel 2017 si estende su oltre 32 mila metri quadrati: 5.405 mq di celle frigorifere, un’area di lavorazione di 1.060 mq, una cucina per show cooking e tasting, una logistica centralizzata capace di far viaggiare i prodotti con una precisione quasi chirurgica. Una macchina moderna, ma costruita nel solco di una storia che parte da lontano.

Dentro la “cattedrale del freddo”: cosa c’è dietro la crescita del frozen italiano

Comavicola: il nuovo headquarter di Pioltello

Comavicola, la storia

Comavicola nasce nel 1956 come impresa dedicata alla distribuzione alimentare e, fin dagli esordi, mostra una fame sana di futuro: allarga il raggio d’azione, inizia a importare surgelati da mezzo mondo e trova nel settore ittico congelato il proprio baricentro naturale. Oggi è leader nel Nord Italia nella distribuzione multicanale, servendo GDO, industria alimentare, ingrosso, Horeca. e dettaglio, con presìdi strategici come i mercati del pesce di Milano. Una crescita continua, sempre a capitale interamente italiano, che affonda le radici in un’idea antica: qualità, affidabilità, visione.

Surgelati ittici: il modello Comavicola

Dentro questo scenario - fatto di numeri solidi ma anche di storie, intuizioni, memoria aziendale - ci siamo fermati a scambiare due chiacchiere con il Cfo di Comavicola, Alessandro Leonardi. Ne è uscito un ritratto nitido di come si governa, oggi, una delle strutture più dinamiche e riconosciute del frozen italiano.

Comavicola è passata da piccola realtà familiare a un gruppo strutturato con oltre 2 mila clienti. Quali sono stati i passaggi finanziari decisivi di questa trasformazione?

Il punto di svolta è arrivato nel 2017. Fino ad allora lavoravamo in una sede storica in via Piranesi, a Milano, eredità della fondazione: un immobile artigianale, affascinante ma inefficiente. Da quel momento abbiamo scelto di cambiare passo: organizzazione interna, processi, e soprattutto infrastruttura tecnologica. Abbiamo introdotto sistemi informatici avanzati e avviato un vero piano di sviluppo, per la prima volta facendo ricorso a finanziamenti bancari. Era un salto obbligato: l’azienda sfiorava i 100 milioni di fatturato, ma era “stretta” dentro una struttura che non poteva più sostenerne la crescita.

Dentro la “cattedrale del freddo”: cosa c’è dietro la crescita del frozen italiano

Comavicola nasce nel 1956 come impresa dedicata alla distribuzione alimentare

Quali sono stati gli investimenti chiave che hanno consentito questo salto dimensionale?

L’investimento più importante della nostra storia è stata la costruzione della nuova sede, realizzata da zero e completamente su misura: dagli uffici al magazzino, tutto progettato per le nostre esigenze funzionali ed estetiche. La famiglia Villa, con grande visione, ha finanziato il 50 per cento dell’intero progetto, credendoci fino in fondo. È stata una scommessa costosa, ma vincente: con questa struttura siamo passati dai 100 milioni agli attuali 170-180 milioni di fatturato.

Perché la ristorazione cinese pesa sempre di più nel business dei surgelati

Il settore ittico è notoriamente volatile. Quali strategie finanziarie adottate per proteggere margini e clienti?

Lavoriamo molto sulle opportunità sia di prezzo che di prodotto: acquistiamo quasi tutto all’estero, e la maggior parte delle operazioni avviene in dollari. Questo significa monitorare prezzo, cambio e disponibilità dei fornitori in tempo reale. Quando individuiamo un prodotto o un momento della stagione di pesca che ci può garantire un margine superiore alla media oppure ci permette di acquisire nuovi clienti, lo finanziamo anche in anticipo, ci approvvigioniamo con la convinzione di posizionarci sul mercato con un vantaggio competitivo, non sempre è possibile ovviamente. È un gioco di equilibrio tra rischio, tempismo e relazioni con i produttori.

La ristorazione etnica - soprattutto quella cinese - sta crescendo molto. Che peso ha oggi per voi?

È un canale strategico e in forte espansione: vale circa il 15% del nostro fatturato. Abbiamo un team dedicato con personale madrelingua cinese, perché questa comunità è molto chiusa e la fiducia va guadagnata. Una volta conquistata, però, tende a durare. Il nostro marchio Santa Maria Rosso è diventato un punto di riferimento per la ristorazione cinese: qualità e continuità sono le due leve che ci premiano.

Comavicola verso i 70 anni: la strategia che guida la nuova fase di crescita

Nel 2026 festeggerete i 70 anni. Avete già iniziato a prepararvi?

Sì, ci stiamo lavorando. È una tappa importante e vogliamo celebrarla valorizzando la nostra storia, ma anche il percorso di crescita attuale, che non è affatto concluso.

Dentro la “cattedrale del freddo”: cosa c’è dietro la crescita del frozen italiano

Comavicola ha trovato nella distribuzione del pesce il proprio baricentro naturale

Come competete con i grandi colossi della distribuzione e con chi punta tutto sul prezzo, come i discount?

I discount non sono il nostro mercato. La grande distribuzione invece sì, ed è un cliente importante: Coop, Conad, Esselunga e altri marchi storici acquistano regolarmente da noi. Nei banchi pescheria o nei reparti surgelati si trovano numerosi prodotti di nostra fornitura. La competizione non si gioca sul ribasso, ma sulla qualità, la capacità di servire in modo costante e la selezione delle materie prime.

State sviluppando nuove linee o iniziative legate alla sostenibilità e alla domanda di pesce responsabile”?

Stiamo lavorando molto sulla ristorazione con una linea dedicata agli chef: Fischer Prima Selection. Ogni mese introduciamo prodotti nuovi, ricercati, pensati per velocizzare il lavoro in cucina senza rinunciare alla qualità. È un segmento che abbiamo intenzione di ampliare. Con la nuova struttura abbiamo aumentato la clientela e, grazie all’esperienza del periodo Covid, abbiamo capito quanto sia strategico servire bene anche la grande distribuzione per garantire continuità e solidità. L’evoluzione non è finita: siamo in piena crescita e con una visione chiara del futuro.

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