Un accordo per portare il primo produttore di latte in Italia direttamente sul mercato dei prodotti trasformati di alta gamma destinati alla ristorazione. È questo l’obiettivo della recente intesa fra Cirio Agricola, azienda campana guidata da Andrea Benetton, e High Quality Food (HQF), società attiva nella distribuzione di prodotti agroalimentari di fascia alta, che segna l’avvio di una partnership industriale pensata per costruire una nuova proposta casearia basata su una filiera chiusa completamente integrata, dalla produzione della materia prima alla distribuzione.

Cirio Agricola è il primo produttore di latte in Italia
Un’operazione su due piani: investimento e alleanza industriale
L’accordo, va detto, poggia su due livelli strettamente legati. Il primo è finanziario. Proposta Terza, holding riconducibile ad Andrea Benetton, ha infatti sottoscritto un prestito obbligazionario convertibile da cinque milioni di euro a favore di HQF, della durata di dieci anni e con un tasso annuo dello 0,5%, convertibile in azioni a un prezzo prefissato. Il secondo è industriale e operativo: HQF si impegna a sviluppare e distribuire la nuova linea casearia di Cirio Agricola, con un piano di acquisti progressivi dei prodotti a marchio Fagianeria che potrà arrivare a circa otto milioni di euro l’anno entro il 2029.
Dalla materia prima al mercato: il ruolo di HQF
La logica dell’operazione nasce dalla consapevolezza dei rispettivi ruoli. Cirio Agricola parte da una struttura produttiva imponente, ma storicamente concentrata sulla materia prima. «Noi siamo molto forti nella produzione del latte e nella gestione della popolazione bovina» spiega Benetton a Italia a Tavola. «Per fare un salto in avanti servono partner capaci di accompagnare il prodotto sul mercato e di aiutarci a veicolare una proposta casearia nuova».

Andrea Benetton, presidente di Cirio Agricola
E HQF risponde esattamente a questa esigenza, inserendosi come cerniera tra produzione e mercato. L'ingresso diretto di Benetton nella compagine di HQF non ha quindi una funzione speculativa, ma serve a rendere più stretto il coordinamento tra le due realtà. «Organizzare una distribuzione oggi è complesso, è un mercato molto affollato. Avere un partner che conosce canali, dinamiche e interlocutori giusti ci permette di accorciare i tempi e di muoverci in modo più efficace».
Una filiera chiusa e una proposta casearia “professionale”
Su queste basi prende forma un progetto industriale che Benetton ha iniziato a costruire negli ultimi dieci anni e che oggi entra nella sua fase operativa. L’immagine con cui lo descrive è volutamente semplice: «Ci poniamo un po’ come una malga di montagna. Abbiamo i nostri terreni, i nostri campi, avremo il nostro caseificio e la nostra capacità di vendita». Una filiera compatta, dove ogni passaggio resta sotto controllo e il prodotto finale è il risultato diretto delle scelte fatte a monte. Il primo prodotto su cui si concentra questa strategia è il formaggio.

Formaggi come primo sbocco di una filiera chiusa, controllata e orientata al mercato professionale.
Un lavoro iniziato quasi quattro anni fa e che ha portato oggi alla definizione di una famiglia di referenze pronta per il mercato. «Da settembre abbiamo cominciato a presentarle ai grandi chef» racconta Benetton. «Riteniamo che sia un prodotto professionale». La scelta dei canali è coerente con il posizionamento: ristorazione strutturata, hotellerie di livello, cucine guidate da chef che selezionano le materie prime in modo consapevole. Non la grande distribuzione, ma contesti in cui il valore del prodotto viene riconosciuto.
Numeri, sviluppo e integrazione della filiera
Anche sul piano economico la crescita è pensata per gradi. Il fatturato 2025 legato al prodotto trasformato è sui 200mila euro, con il target dei 500mila per il prossimo anno. «Sono numeri prudenti», precisa Benetton, «ma nel triennio o quinquennio puntiamo ad arrivare tra i cinque e gli otto milioni di euro di fatturato solo sulla proposta casearia». Un percorso che potrà ampliarsi ulteriormente con l’ingresso di latticini e gelato.

Gli stabilimenti di Cirio Agricola
All’interno di questo disegno entra anche un altro tassello della filiera: la carne. La produzione lattiera genera infatti un ciclo parallelo che Cirio Agricola intende valorizzare. «Gli animali a fine carriera, se lavorati in un certo modo, diventano carne di qualità». A questo si aggiunge la possibilità di orientare la genetica in funzione delle richieste del mercato, con incroci mirati come Angus o altre razze. In questo ambito, Cirio Agricola diventa così un partner strategico per HQF anche sul fronte delle carni, rafforzando ulteriormente l’integrazione tra le due realtà. La prospettiva dell’accordo resta dichiaratamente di lungo periodo. «Io questo investimento lo guardo sul lungo, non sul medio», ribadisce Benetton. «L’obiettivo è lavorare con il partner per costruire dentro HQF una vera sensibilità verso il nostro prodotto, che non diventi uno tra tanti, ma che venga riconosciuto come parte integrante della loro offerta».
A rendere distintiva la proposta è infine la struttura stessa della filiera. «Parliamo di 25 milioni di litri di latte a ciclo chiuso, completamente sotto controllo. Oggi una cosa così non esiste sul mercato». Un unico soggetto produttivo, valutabile nel suo complesso, con un impatto ambientale misurabile e un sistema pensato per ridurre dispersioni e sprechi. «Il formaggio, o il latticino, è solo l’espressione finale di un lavoro fatto in modo puntuale su ogni fase della produzione» conclude. «È lì che si concentra il valore di tutto quello che viene prima». Ed è su questa coerenza, prima ancora che sull’operazione finanziaria, che si fonda l’accordo fra Cirio Agricola e High Quality Food.
Che cosa sapere su Cirio Agricola
La storia di Cirio Agricola S.r.l. inizia nel 2005, quando la famiglia Benetton decide di investire nel settore agro-zootecnico nel Sud Italia, aggiudicandosi l’azienda all’asta, dopo aver già avviato importanti attività agricole in America del Sud. Negli anni successivi, spinta dalla volontà di rendere Cirio Agricola un’azienda all’avanguardia, la proprietà ha avviato numerosi e profondi interventi di ristrutturazione.
Per comprendere cosa rappresenti Cirio nella storia italiana, è però necessario fare un salto indietro nel tempo.
Tutto ha inizio alla fine degli anni Venti del Novecento, quando la Cirio – Società generale delle conserve alimentari acquistò quella che è tuttora conosciuta come La Fagianeria, situata nel caratteristico borgo casertano di Piana di Monte Verna.
Dopo l’Unità d’Italia, La Fagianeria era diventata proprietà della famiglia Centori e, successivamente, era stata venduta, agli inizi del Novecento, all’avvocato napoletano Carlo Carunchio, podestà di Piana di Caiazzo. Nel 1929 la struttura passò, come detto, alla Cirio, fondata da Francesco Cirio, che aveva deciso di investire in modo massiccio nel Mezzogiorno d’Italia e in particolare in Campania.
Nel frattempo la società era passata al socio Pietro Signorini, che rafforzò la capacità produttiva dell’azienda, incrementando gli investimenti nell’area partenopea e potenziando la rete di vendita. Una linea proseguita anche dal fratello Paolo, suo successore, che costruì nuovi stabilimenti, uno zuccherificio a Capua e cinque aziende agricole in provincia di Caserta.
La gestione di Paolo Signorini terminò nel 1970, anno in cui la società fu rilevata dalla S.M.E. – Società Meridionale Elettricità, controllata dall’IRI – Istituto per la Ricostruzione Industriale. Si passò così da una gestione privata a una gestione pubblica e cambiò anche la denominazione sociale: l’azienda divenne Cirio Bertolli De Rica – Società Generale delle Conserve Alimentari S.p.A.
Questa nuova gestione durò 23 anni, fino al 1994, quando la proprietà passò a Sergio Cragnotti e la denominazione sociale cambiò nuovamente in Cirio Polenghi De Rica S.p.A.
La gestione Cragnotti durò quasi un decennio e, nel 2004, a seguito delle note vicende del crollo finanziario, la società fu collocata in amministrazione straordinaria. Questa fase di transizione portò, nello stesso anno, alla vendita del ramo delle conserve alimentari al gruppo cooperativo Conserve Italia, leader europeo dell’industria conserviera, e nell’ottobre del 2005 alla cessione delle aziende agricole La Fagianeria e Toteri alla famiglia Benetton.
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