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Grana Padano brilla nella sostenibilità. E i dazi della Cina non preoccupano

Il primo via libera al logo Made Green in Italy per il caseificio Torre Pallavicina, in provincia di Bergamo, segna un passaggio concreto nella valutazione dell’impatto ambientale di una Dop simbolo. Sullo sfondo restano i dazi annunciati dalla Cina sul lattiero-caseario europeo, che per il Grana Padano contano poco: il mercato cinese è infatti marginale

di Redazione Italia a Tavola
24 dicembre 2025 | 10:17
Grana Padano brilla nella sostenibilità. E i dazi della Cina non preoccupano

Arriva una buona notizia per il Consorzio Grana Padano (in un momento in cui per il comparto lattiero-caseario arrivano brutte notizie dalla Cina con l’introduzione di nuovi dazi, che per il Consorzio non destano però particolari preoccupazioni). Torre Pallavicina (Bg) è infatti il primo caseificio di Grana Padano Dop ad aver ottenuto ufficialmente l’autorizzazione all’uso del logo Made Green in Italy, lo schema nazionale promosso dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica che certifica le performance ambientali dei prodotti italiani sulla base di criteri scientifici e verificabili.

Grana Padano brilla nella sostenibilità. E i dazi della Cina non preoccupano

La lavorazione del formaggio nel caseificio Torre Pallavicina

Una filiera che pesa (davvero)

Si tratta di un passaggio importante per una filiera che, numeri alla mano (141 aziende consorziate, oltre 5,6 milioni di forme prodotte nel 2024 e una produzione lorda vendibile che sfiora i 4 miliardi di euro, con l’export che vale ormai più della metà del totale), rappresenta una delle colonne portanti dell’agroalimentare italiano. E non è un risultato arrivato per caso. Alle spalle c’è infatti un lavoro strutturato, condiviso e tutt’altro che scontato, costruito nel tempo mettendo insieme competenze produttive e ricerca scientifica. Il percorso, ricordiamo, è stato sviluppato con il contributo del Politecnico di Milano, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di Enersem, realtà specializzata nell’analisi ambientale dei sistemi agroalimentari, con la certificazione che è stata rilasciata da Csqa, organismo accreditato a livello nazionale e internazionale.

Cosa significa davvero il logo Made Green in Italy

Ma cosa significa, in concreto, ottenere l’autorizzazione all’uso del logo Made Green in Italy? Significa dimostrare, numeri alla mano, che un prodotto come il Grana Padano può misurare il proprio impatto ambientale lungo tutta la filiera e lavorare per ridurlo. Vuol dire passare da dichiarazioni generiche sulla sostenibilità a un’analisi puntuale di come si produce, di quanta energia si consuma, di come si gestiscono le risorse e di quali interventi migliorativi sono possibili. È, sostanzialmente, un processo che rende visibile e verificabile l’impegno ambientale, e che nel caso di una Dop certificata aggiunge un ulteriore livello di trasparenza senza mettere in discussione il disciplinare.

Grana Padano brilla nella sostenibilità. E i dazi della Cina non preoccupano

Il presidente del Consorzio, Renato Zaghini

Per questo, il valore del riconoscimento va oltre il singolo caseificio. A sottolinearlo è stato il presidente del Consorzio, Renato Zaghini, che ha commentato così il risultato: «Il riconoscimento al Caseificio Torre Pallavicina, per il quale ci complimentiamo, premia il suo impegno e manda un segnale forte a tutta la filiera. Da anni investiamo per la riduzione dell’impatto ambientale anche con progetti curati direttamente dal Consorzio, insieme a principali atenei. Inoltre, ci confrontiamo con enti e istituzioni sull’adozione di nuove tecnologie tese sempre di più verso l’obiettivo di contenere ed azzerare gli effetti delle produzioni sull’ambiente. Questo riconoscimento dice ai consorziati che siamo sulla strada giusta, da percorrere tutti insieme».

Il fronte cinese e i nuovi dazi

Una buona notizia che arriva in un momento particolare per il comparto lattiero-caseario sul fronte commerciale. La Cina ha infatti deciso di imporre dazi provvisori fino al 42,7% sui prodotti lattiero-caseari importati dall’Unione europea, compresi latte e formaggi (tra cui, ovviamente, anche il Grana Padano), con misure già entrate in vigore da martedì 23 dicembre. La decisione, annunciata dal ministero del Commercio di Pechino, si basa sui risultati preliminari di un’indagine avviata nell’agosto 2024, in una fase di forti tensioni tra Cina e Ue. Secondo le autorità cinesi, i prodotti europei beneficerebbero di sussidi tali da aver causato danni significativi all’industria lattiero-casearia nazionale, ma l’inchiesta viene letta anche come una risposta diretta alla scelta di Bruxelles di avviare verifiche sui sussidi concessi alle case automobilistiche cinesi attive nel settore dei veicoli elettrici.

Grana Padano brilla nella sostenibilità. E i dazi della Cina non preoccupano

La Cina ha deciso di applicare dazi provvisori fino al 42,7% sui formaggi Ue

Un quadro che, al netto dell’impatto mediatico, non desta però particolari preoccupazioni per il sistema italiano e per le grandi Dop. La Cina rappresenta infatti circa il 2% dell’export complessivo di formaggi italiani nel mondo, per un valore di poco inferiore ai 70 milioni di euro. Delle circa 11.500 tonnellate esportate ogni anno, l’85% riguarda prodotti freschi come mascarpone, burrate, mozzarelle e stracciatella. Per formaggi a lunga stagionatura come il Grana Padano, il mercato cinese resta marginale: nei primi sette mesi del 2025, ad esempio, le forme del Consorzio spedite in Cina sono state poco più di 7.200.

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