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Sanpellegrino è in vendita: chi ha deciso che fosse l’unica acqua da servire? (la Michelin)

Nestlé valuta la cessione di Sanpellegrino, marchio simbolo della ristorazione d’élite, in cui detiene quasi un monopolio. La notizia fa discutere il settore: tra ipotesi di investitori italiani e timori o speranze di cambiamenti, chef e maitre si interrogano sul futuro di un brand che è diventato uno status symbol globale

di Redazione Italia a Tavola
10 luglio 2025 | 10:34
Sanpellegrino è in vendita: chi ha deciso che fosse l’unica acqua da servire? (la Michelin)

La notizia ha iniziato a circolare questa mattina: Nestlè sta valutando la cessione del Gruppo Sanpellegrino, che in Italia oltre all’omonimo brand controlla anche Acqua Panna e Levissima.

Sanpellegrino è in vendita: chi ha deciso che fosse l’unica acqua da servire? (la Michelin)

Acqua Sanpellegrino e Acqua Panna sono in vendita

Una notizia che ha destato grande curiosità nel mondo della ristorazione, tra chef, sommelier e maitre.

Sanpellegrino è da sempre un brand molto divisivo nel mondo della ristorazione. Sicuramente un prodotto eccellente, altrettanto sicuramente negli ultimi anni di controllo da parte della Nestlè, grazie a potenti campagne marketing, ha assunto un ruolo quasi di monopolio nella ristorazione d’elite.

Le sue sponsorizzazioni prestigiose, dalla Guida Michelin al “50 Best Restaurant” hanno reso il marchio una sorta di status symbol nelle cucine ad alto livello.

Questo, di contro, ha creato una sorta di monopolio dell'acqua bergamasca all'interno del panorama ristorativo di alta gamma. Oramai, infatti, è praticamente impossibile trovare un ristorante nelle prime posizioni delle classifiche internazionali che non utilizzi la celebre acqua della Val Brembana. Il tutto, di conseguenza, a danno di tante altre aziende (e acque) che avrebbero tutte le potenzialità per accedere a quella fetta di mercato. 

Esistono molte altre acque di qualità che meriterebbero di entrare nei ristoranti più rinomati. O, quanto meno, dovrebbe essere data al cliente la possibilità di scegliere

Il passaggio di Sanpellegrino a un’altra proprietà potrà cambiare questa situazione?

E se realmente il gruppo da Nestlè passerà in altre mani, la sua popolarità questo subirà un incremento? Oppure il fatto di appartenere al fortissimo gruppo franco-elvetico ha aiutato enormemente la sua crescita e un domani, quando la proprietà sarà un’altra, ci saranno ripercussioni al ribasso?

Prima, però, ricostruiamo la vicenda.

Sanpellegrino si apre a nuovi investitori

Sanpellegrino, che in Italia controlla anche i noti brand Levissima e Acqua Panna, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe quindi in vendita. Alcune banche d’affari stanno presentando l’opportunità di acquisizione a potenziali acquirenti industriali e finanziari.

Sanpellegrino è in vendita: chi ha deciso che fosse l’unica acqua da servire? (la Michelin)

Ilenia Ruggeri, direttrice generale di San Pellegrino

La controllante Nestlé, attraverso il supporto della banca Rothschild & Co, ha avviato un processo di valorizzazione della divisione Waters, che include anche brand internazionali come Perrier e Vittel. L’intera unità ha generato nel 2024 ricavi per circa 3,4 miliardi di euro, con una stima di valutazione intorno ai 5,8 miliardi. L’obiettivo di Nestlé è individuare un investitore che possa acquisire l’intera divisione, mantenendo per sé una partecipazione di minoranza.

Nei mesi scorsi, diversi fondi come Pai, Platinum Equity, Blackstone e CD&R avrebbero guardato il dossier senza tuttavia fare passi formali, in un momento di incertezza geopolitica e commerciale. Di recente, poi, la divisione Waters di Nestlé è stata al centro di un rapporto di una Commissione d’inchiesta del Senato francese per far luce sull’utilizzo di trattamenti vietati per «disinfettare» le acque vendute sul mercato locale e sui legami con il governo di Parigi.

Ipotesi di cessione a investitori italiani

Il gruppo svizzero starebbe considerando anche una valorizzazione per singoli marchi, a partire proprio da Sanpellegrino, il brand più noto e pregiato nel portafoglio italiano. Tra i potenziali acquirenti si ipotizzano gruppi finanziari o industriali in grado di garantire la continuità occupazionale e il mantenimento della presenza produttiva in Italia.

Sanpellegrino è in vendita: chi ha deciso che fosse l’unica acqua da servire? (la Michelin)

Il Gruppo Nestlè, attuale proprietario del marchio Sanpellegrino

Il Gruppo Sanpellegrino impiega oggi oltre 1.400 dipendenti e dispone di quattro stabilimenti produttivi. I marchi sotto il suo controllo generano un giro d’affari che supera il miliardo di euro. Fondata nel 1899, la società è entrata a far parte del gruppo Nestlé nel 1998 e rappresenta oggi un asset strategico, soprattutto nel canale Horeca.

I pareri dei professionisti della ristorazione

La notizia sta generando sicuramente curiosità tra i professionisti della ristorazione. C’è chi l’acqua Sanpellegrino (e la sua variante naturale Acqua Panna) la usa ormai da anni e c’è invece chi, pur preferendo altri brand di acqua nella propria attività, vede nell’operazione un grande potenziale di crescita.

Come Daniele Caccia, maitre e caposala della Trattoria Visconti di Ambivere (Bg), celebre ristorante bergamasco, dello stesso territorio della Sanpellegrino : «Vedo nell’eventuale passaggio di proprietà una possibilità di crescita per il brand, che ormai è diventato internazionale. È un tipo di acqua ricercata soprattutto dagli stranieri, che ormai la vedono come se fosse una bevanda vera e propria, come status symbol. Penso anche che se fosse acquisita da un gruppo italiano potrebbe crescere ulteriormente, sfruttando la forza che il brand ha acquisito sotto la proprietà di Nestlè. Ma anche se passerà in altre mani straniere, non vedo pericoli per l’economia della zona o per la salvaguardia del km 0, cui noi teniamo molto».

Sanpellegrino è in vendita: chi ha deciso che fosse l’unica acqua da servire? (la Michelin)

Alessandro Pipero, del ristorante Pipero di Roma

Passando a chi invece il prodotto lo utilizza, nella propria attività, come Alessandro Pipero, proprietario del Pipero di Roma: «Onestamente non credo che il passaggio di proprietà, che sia a un gruppo italiano o a uno straniero, cambierà qualcosa. È un discorso di aziende, di visioni, non so il motivo per cui Nestlè venderà. Non credo avrà ripercussioni sul brand o sulla qualità del prodotto, come è successo a tante grandi aziende».

Anche uno chef come Fabio Pisani, del ristorante stellato Il Luogo di Aimo e Nadia di Milano, che utilizza il prodotto, non prevede particolari cambiamenti della situazione: «Non credo che il passaggio di proprietà porterà a delle novità. Da ristoratore e chef a me interessa il prodotto, e quello non cambierà, la fonte rimarrà sempre quella. A me piace come acqua e continuerò a proporla».

Sanpellegrino è in vendita: chi ha deciso che fosse l’unica acqua da servire? (la Michelin)

Rudy Travagli, presidente dell'associazione Noi di Sala

Molto interessante anche il punto di vista di Rudy Travagli, presidente dell’associazione Noi di Sala, l’Associazione Italiana che riunisce i professionisti di Sala e Cantina: «Credo che chi andrà ad acquisire un gruppo importante come Sanpellegrino sicuramente non lo farà per abbassare il livello e del prodotto. Un marchio che comunque negli ultimi anni ha investito davvero tanto sulla propria immagine, che ha lavorato molto bene. È difficile ora pensare se ci saranno delle conseguenze, ma immagino che per il gruppo sarà qualcosa di migliorativo. Sicuramente, se passasse a un gruppo italiano sarebbe una buona notizia, stiamo parlando di uno dei marchi principali del made in Italy, ora bisogna capire se in Italia c’è qualcuno che può fare un investimento di questo genere, così importante. Oggi parliamo di un gruppo paragonabile a un brand di moda. La mia speranza comunque è che possa ritornare a una proprietà italiana».

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