#NoTripadvisor, la campagna di Italia a Tavola contro il Gufo, sta diventando un punto di riferimento per molti ristoratori, che incessantemente lamentano una mancanza di tutela verso la di loro professione: false recensioni, commenti anonimi, attacchi spesso ingiustificati ma soprattutto ingiustificabili - causa mancanza di qualsivoglia genere di prova o criterio - sul portale hanno finito per svilire sia a livello di immagine che a livello economico attività ristorative degne e costanti nel tempo.

Un'introduzione tale ben riassume le parole di Samantha Mavaro, titolare del pub Il Gatto e la Volpe ad Avigliana (To). «Abbiamo aperto a maggio 2013, e grazie alle recensioni dei nostri clienti siamo arrivati presto in vetta alla classifica di Tripadvisor nel nostro comune. Tuttavia una struttura concorrente ha presto lamentato come fosse impensabile che, dopo soli sei mesi di attività, noi fossimo il primo locale più quotato del Comune. Così Tripadvisor ci ha posizionati in ultima posizione. Dopo due anni siamo ancora stanziati al fondo della classifica, nonostante le cinque stelle su cinque».
Un sistema incoerente, fatto di improvvisazioni, carente di qualsiasi barlume di meritocrazia, è arrivato quindi a togliere valore all'impegno che Samantha ha messo nel suo lavoro? «Ci siamo rivolti al nostro legale, che ha provato ad informarsi intorno a questa situazione. Ma niente da fare, la causa che avremmo dovuto intentare ci avrebbe portati ad un conflitto legale internazionale che proprio non ci potevamo permettere».
Nel frattempo si sono susseguite le situazioni ormai standard che accompagnano il binomio ristorante-portale: strutture che, travestite da nuovi utenti coperti da anonimato, rilasciano recensioni negative per svalorizzare la concorrenza. Altre recensioni, poi, palesemente fasulle, riempiono il profilo de Il Gatto e la Volpe: «La carne fa schifo!», senza nemmeno segnalare di che piatto di tratti; «Sono stato qui giovedì sera e ho mangiato male», ma il locale ha da sempre come giorno di chiusura il giovedì.
E intanto Trip non controlla, lascia passare, non chiede uno straccio di prova dell'avvenuta consumazione in quel determinato ristorante, e prendendo ogni commento per oro colato, lo pubblica online, chiarendo «è un diritto del cliente». «Io ritengo - spiega Samantha - molto più affidabile un sito come Booking, che se non altro permette di effettuare recensioni solo a coloro che effettivamente hanno usufruito dei suoi servizi».