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Giovani agricoltori, pochi ma capaci Fatturati doppi rispetto alla media

Non sono molti i giovani (under 35) agricoltori italiani, ma quelli che si rimboccano le maniche per lavorare la terra lo fanno bene ed in modo efficiente con fatturati doppi rispetto alla media nazionale. Si parla di 100mila euro per azienda contro i 45mila del settore intero, numeri che vanno anche oltre la media Ue.

14 novembre 2018 | 10:40
Giovani agricoltori, pochi ma capaci 
Fatturati doppi rispetto alla media

Non sono molti i giovani (under 35) agricoltori italiani, ma quelli che si rimboccano le maniche per lavorare la terra lo fanno bene ed in modo efficiente con fatturati doppi rispetto alla media nazionale. Si parla di 100mila euro per azienda contro i 45mila del settore intero, numeri che vanno anche oltre la media Ue.

Le aziende agricole under 35 rappresentano meno del 10% delle imprese agricole italiane; i giovani imprenditori gestiscono imprese mediamente più strutturate (20 ettari contro gli 11 della media nazionale) e diversificate, grazie ad un approccio al mercato più innovativo e tecnologico che permette loro (in particolare a chi non proviene da una famiglia di agricoltori) di superare le alte barriere all’ingresso nel settore, prima fra tutte l’elevato costo del terreno.

(Giovani agricoltori, pochi ma capaci Fatturati doppi rispetto alla media)

Vista la capacità delle nuove leve ma la diffusione ancora poco capillare di aziende giovanili nasce l’Osservatorio Giovani Agricoltori di Nomisma-Edagricole con l’obiettivo di conoscerne meglio le esigenze e offrire loro informazione e formazione di qualità per accrescere competenze e competitività.
 
È indubbio che sia la passione a spingere i giovani italiani a dedicarsi al mondo dell’agricoltura, sia che essi provengano da una famiglia di agricoltori sia che investano di propria spontanea volontà. A dirlo è proprio l’Osservatorio Giovani Agricoltori Nomisma-Edagricole tenutosi ad Eima, l’esposizione internazionale delle macchine per l’agricoltura, dove è stato realizzato un focus sulle caratteristiche evolutive dei giovani nell’agricoltura italiana anche attraverso la testimonianza diretta di alcune interessanti case history: dal produttore di luppolo in idroponica a quello di latte per il Parmigiano Reggiano di montagna, dal coltivatore di canapa alla conduzione di un laboratorio rurale per il co-working in ambito agricolo e sociale.

Sul fronte dei numeri che contraddistinguono la categoria, il focus realizzato da Nomisma ha messo in luce la presenza a giugno 2018 di circa 55mila imprese agricole condotte da giovani con meno di 35 anni, un aggregato ancora marginale sul totale delle aziende del settore (meno del 10%) ma in crescita del 14% rispetto a tre anni fa.

«Per quanto ridotte in termini di incidenza - ha dichiarato Denis Pantini, responsabile dell’area agroalimentare di Nomisma - le imprese giovanili italiane sono molto più numerose - in termini assoluti - di quelle francesi (38mila circa), spagnole (34mila) e tedesche (20.500) e, soprattutto, molto più rispettose delle “quote rosa”: in Italia, 3 “aziende giovani” ogni 10 sono condotte da donne contro un 15% di Francia e Germania e un 19% della Spagna».
 
Anche sul fronte economico le performance delle aziende agricole del nostro Paese condotte da giovani sono tra le top in Europa. In termini di valore medio della produzione (standard output), quelle italiane evidenziano un risultato economico di 98,7mila euro contro i 65mila della Spagna e i 55,6mila della media Ue, mentre risulta alto il divario con Francia (169,7mila euro) e Germania (198mila euro).

(Giovani agricoltori, pochi ma capaci Fatturati doppi rispetto alla media)

«Questa differenza - ha aggiunto Pantini - rispetto ai competitor francesi e tedeschi è anche conseguenza dell’annosa questione dimensionale che ci vede ancora una volta più piccoli in termini di estensione poderale media: 20 ettari contro i 62 dei tedeschi e i 78 ettari dei giovani agricoltori francesi».

Restando invece all’interno dei nostri confini, le top 5 regioni che si contraddistinguono per la presenza del maggior numero di aziende condotte da giovani agricoltori sono Sicilia, Puglia, Campania, Calabria e Lazio che congiuntamente concentrano quasi la metà di tutte le imprese giovanili del settore primario italiano.

Quelle che invece presentano la maggior estensione poderale sono Sardegna (46,5 ettari di media per azienda), Valle d’Aosta (42,8 ettari), - entrambe contraddistinte da un’elevata presenza di prati e pascoli, da qui anche la rilevante superficie media - e a seguire Piemonte, Lombardia e Marche. Sul fronte delle performance, invece, i giovani agricoltori del Nord non sembrano avere rivali: primeggiano le aziende giovanili della Lombardia (409mila euro di valore della produzione media per azienda), seguite da Veneto (305mila), Emilia Romagna (180mila), Piemonte (135mila) e Friuli Venezia Giulia (97mila euro).

I settori produttivi che vedono invece la maggior presenza di giovani in termini di incidenza sul totale delle aziende specializzate nell’orientamento tecnico-economico considerato sono quello avicolo e del latte (10% in entrambi i casi il peso delle imprese giovanili sul totale delle aziende specializzate in questa produzione), ai quali segue l’orticolo (8%), il suinicolo (6%), il frutticolo e il vitivinicolo (5%), mentre risulta marginale l’incidenza dei capi azienda giovani sul totale delle imprese cerealicole ed olivicole, anche in ragione di una minor redditività che spesso ne pregiudica la sostenibilità economica e di conseguenza l’attrattività nei confronti delle nuove generazioni.

Attrattività che invece non sembra mancare nei confronti dei risvolti multifunzionali dell’agricoltura, dall’agriturismo alle attività sociali, dalla trasformazione di prodotti agricoli al contoterzismo. Se questo aggregato di attività che pesa ormai per il 20% sull’intero valore della produzione agricola italiana interessa il 10% delle imprese, nel caso del sub-campione di quelle giovani l’incidenza arriva al 18%.

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