Non ci sono consigli di viaggio, né itinerari, né tantomeno ricette in questo libro fotografico di Chef Rubio. In 150 scatti a colori vengono cristallizzare le emozioni di un attimo, da ricordare e da comunicare.
Espressioni di sofferenza o di amore ma tutte di forte impatto. Il mondo del cibo c'è, ma solo come parte integrante di culture e tradizioni perché a prevalere sono le sensazioni dell'autore e il suo invito a condividerle.
«Si tratta di un racconto personale, in immagini e note scritte - spiega
Chef Rubio (ma in questo caso è Gabriele Rubini, col suo vero nome, a parlare) - per scoprire storie, assaggiare cibi di strada e conoscere luoghi, culture, popoli. È una narrazione che procede senza filtri, com’è nella mia natura, come nelle foto che scatto e che, raccolte per la prima volta in un libro, restituiscono una visione personale, diretta, spontanea e onesta del mondo visto con i miei occhi, attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. Un esercizio di umanità per chi le guarderà, che faccia viaggiare con la fantasia ripercorrendo i miei itinerari. Spero che possano stimolare a scattare e a viaggiare, e questo per me equivale ad amare».

Sono foto fatte in giro per il mondo negli ultimi due-tre anni, tra un impegno e una ripresa, tra favelas e grattacieli, tra i banchi dei mercati o in riva a un fiume, tra combattimenti di galli, graticci per essiccate di alghe o grigliate di gechi.
«Ho scattato sempre in analogico - ha detto - sviluppato tanti rullini, passando moltissime ore in camera oscura e nel laboratorio di uno dei miei maestri, o parlando con amici fotografi e fonti inesauribili di ispirazione. Amo alla follia Luigi Ghirri e schifo il cialtrone di McCurry».

La sua passione per la fotografia è stata raccontata a Roma, alla Feltrinelli di via Tomacelli, dove ad affiancare Rubio alla presentazione del libro, è stato
Daniele Piervincenzi, un suo amico di vecchia data, dei tempi del rugby.
«Quello che sei in campo sei anche nella vita - ha detto Piervincenzi - lo spirito di sacrificio, l'altruismo nei confronti della squadra lo porti anche fuori dal campo. Questo è il nostro punto di incontro. Poi nella vita lo abbiamo declinato in modi diversi, io da giornalista raccontando gli ultimi, lui cucinando o fotografandoli».
Chef Rubio
Di pochissime parole, come sempre, Rubio ha raccontato al pubblico qualche momento particolare, qualche sensazione che lo aveva spinto a quel certo scatto, mai rubato o fatto a tradimento, ma quasi incoraggiato da quella misteriosa intesa che si crea talvolta tra l'uomo della macchina e il soggetto fotografato.
«Allora ti sei mangiato il mondo - gli chiediamo - ma c'è qualcosa che ti ha è rimasto indigesto in questo immenso scenario così turbato da conflitti, da ingiustizie?». Risponde senza esitare: «Certamente. Il razzismo, la xenofobia, la poca presenza di umanità. Io sto sempre dall'altra parte».

Ma non è sulla cucina in se stessa che si concentra lo sguardo di chi sfoglia questo libro. «Il cibo - precisa - rientra nella realtà di un popolo, che sia un mercato, un alimento o un piatto. Le persone mi associano solo al cibo, ma non è così. La cucina non è preponderante per me, non lo è mai stata. È stata una piacevolissima compagna che si è sposata alle emozioni che le persone mi hanno regalato».
Ma la passione per l'obiettivo ha messo radici in questo giovane impermeabile a mode e tendenze che va dritto per la sua strada e che sì, continua a stupirci, ma in cui vediamo davvero realizzata la parte migliore di noi. Prossimo appuntamento dal 7 al 10 giugno a Civitacampomarano, in provincia di Campobasso, nel Molise, dove Rubio esporrà una serie delle sue foto, molte in bianco e nero, insieme alle opere dell'artista Valeria De Risio, con lo scopo di rilanciare e valorizzare un borgo medievale di grande bellezza.
Titolo: Mi sono mangiato il mondo
Autore: Chef Rubio
Editore: Rizzoli
Pagine: 318
Prezzo: 18 euro