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Trattoria Dino, dal 1897 storia di cucina e cultura toscana

12 aprile 2019 | 16:46

A San Colombano (Fi) la Trattoria Dino festeggia oltre 120 anni di storia con un libro che racconta lo sviluppo di un locale diventato con il tempo un’icona della ristorazione toscana.

Aperto nel 1897 come bottega alimentare e poi trasformato in trattoria negli anni Cinquanta, è arrivato alla quinta generazione restando fedele alla tradizione culinaria fiorentina. Sullo sfondo delle vicende familiari e aziendali, i cambiamenti sociali della piana di Scandicci e della vicina Firenze. A presentare il volume (domenica prossima, 14 aprile alle ore 18.30 durante un happening gastronomico allestito all’interno del ristorante) curato da Marco Conti e Andrea Novembrini ci saranno, insieme al patron Paolo Raveggi e agli autori, anche il sindaco di Scandicci Sandro Fallani, il presidente di Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano e il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. Il ricavato dalle vendite del volume sarà devoluto alla Pro Loco Piana di Settimo e all’istituto alberghiero Buontalenti

(Trattoria Dino, dal 1897 storia di cucina e cultura toscana)

Pagina dopo pagina, il testo ripercorre oltre un secolo di tradizione culinaria fiorentina, ben conservata nei piatti che ancora oggi vengono serviti, frutto dell’elaborazione fedele di ricette tramandate da bocca a orecchio, come si faceva un tempo, e mai tradite per strizzare l’occhio alla contemporaneità.

Sullo sfondo, i cambiamenti storici e sociali della piana di Scandicci e della vicina Firenze, narrati attraverso le vicende del bisnonno Giuseppe, titolare della prima bottega alimentare, che suo figlio Dino negli anni Cinquanta trasformò in trattoria per poi passarla ai figli Giuseppe, Doriana e Giampiero con la moglie Marisa, i genitori di Paolo Raveggi. Una invidiabile continuità aziendale arrivata oggi alla quinta generazione con due dei tre figli di Paolo, Lorenzo e Gabriele, entrambi chef, e tra poco forse anche con Leonardo, il più piccolo. I primi due, poco più che ventenni, diplomati all’alberghiero, in cucina elaborano ancora le ricette messe a punto da nonni e bisnonni, per preservare i sapori che hanno reso il ristorante così noto e amato. Il padre Paolo si occupa della sala, muovendosi fra i tavoli con la flemma di un oste d’altri tempi, fra commenti arguti sull’attualità e sorrisi amichevoli.

«Un’atmosfera davvero senza tempo - dice il presidente di Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano, autore di uno dei contributi che arricchiscono il libro - dove si riscopre lo spazio delle relazioni umane. Perché Da Dino non si va solo a consumare un pasto, si va a nutrire l’anima. In fondo, il ristorante è proprio questo: la casa fuori casa degli italiani. E noi ristoratori facciamo il mestiere più bello del mondo, che consiste nel far stare bene le persone. Paolo, con la sua famiglia, la sorella Anna Maria, la moglie Sabrina e lo staff, assolve a pieno questa missione e non solo perché fa mangiare bene e genuino portando in tavola la tradizione contadina, ma anche perché fa vivere una cultura dell’accoglienza alla vecchia maniera, dove le persone sono al centro e le pietanze diventano una scusa per consolidare i rapporti».

«Per certi versi - dice Paolo Raveggi - la cucina della nostra trattoria può sembrare obsoleta, perché non rispecchia gli standard dettati da alcune trasmissioni culinarie in tv, ma non barattare il nostro dna con le mode è il nostro punto di forza. Vogliamo farvi mangiare cibi naturali e genuini, con portate che possono sembrare semplici o povere, ma che, al contrario, sono ricche di tradizione e di sapori della cucina fiorentina». Al bando dadi e correttori alimentari, cibi acquistati precotti o cotti: “tutto viene fatto alla vecchia maniera in modo naturale e casalingo. «È così che mi ha insegnato i' mi' babbo al quale è stato insegnato, a sua volta, da i' su' babbo e da i' nonno», dice con orgoglio.

Per informazioni: www.trattorialocandadino.com

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