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Sindacati più uniti per dare forza all’economia

03 maggio 2019 | 12:18

La Cgil punta all'unità tra i sindacati. Un cambiamento che sarebbe auspicabile anche nel settore delle imprese: le tante, troppe sigle impediscono una promozione seria e reale dei prodotti made in Italy.

La prospettiva era già stata posta a gennaio, al momento dell’elezione a segretario, ma il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha aspettato una data simbolica come il 1° maggio per rilanciare l’idea di un’unificazione con i sindacati fratelli/concorrenti Cisl e Uil. I tempi delle contrapposizioni ideologiche sono da tempo finiti e l’idea di un sindacato unico dei dipendenti sembra la risposta - forse un po’ tardiva ma obbligata - ad anni in cui la politica, da destra come da sinistra (da Berlusconi a Renzi, fino all’attuale maggioranza giallo-verde), ha tentato, inutilmente, di mettere nell’angolo le forze sociali intermedie per tentare rapporti diretti coi cittadini/elettori.

La disintermediazione che piace a chi coltiva idee di leadership personalistiche non è riuscita a sfondare e ora le rappresentanze sociali ed economiche cercano di riorganizzarsi, anche se con un po’ meno consenso di un tempo. Vale per chi rappresenta i dipendenti, ma anche per chi invece fa sindacato d’impresa. Confindustria, ConfCommercio e Coldiretti, per citare le organizzazioni più attive, già da tempo si sono mosse per recuperare in parte il ruolo che avevano perso, insieme a un po’ di iscritti, puntando su nuove forme di servizi e assistenza agli associati.

(Sindacati più uniti per dare forza all’economia)
Maurizio Landini e Luigi Di Maio

La Cgil si muove ora ma con un’ambizione più grande: contare di più attraverso un blocco unitario. Questa è una novità importante, che potrebbe cambiare le regole asfittiche delle relazioni sociali in Italia e dare più peso al mondo dell’economia anche nei rapporti con le istituzioni. Un cambiamento che sarebbe auspicabile venisse imitato anche dai sindacati delle imprese, visto che le divisioni di campo fra tante, troppe sigle non sono certo un vantaggio per il sistema produttivo.

Dalla spinta unitaria dei sindacati dei lavoratori potrebbero in effetti derivare non pochi scossoni per un mondo della rappresentanza socio-economica che negli ultimi tempi ha subito politiche governative quanto meno discutibili. Nonché un profondo ripensamento su alcune questioni da parte di tutti. Ne è un esempio la freddezza con cui il vicepremier Di Maio ha commentato la proposta di Landini che non a caso aveva annunciato anche un sonoro “No” alle proposte grilline per un salario minimo, quasi che in Italia non ci siano fin troppi contratti di lavoro che fissano le soglie di ingresso nelle aziende. E se per giustificare idee come il salario minimo si deve ricorrere alla situazione vergognosa dei rider, andrebbe ricordato ai politici, e magari anche alla stessa Cgil, che quello è un comparto dove rapporti di lavoro “normali” non sono facili da garantire. Chi potrebbe essere assunto per 8 ore al giorno quando le consegne sono concentrate in giornate e orari diversi? Quello potrebbe essere proprio un caso tipico da voucher (anche per la tipologia dei lavoratori interessati), ma questo è proprio ciò che il governo giallo-verde (dopo quello del Pd) e la stessa Cgil vedono come fumo negli occhi...

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