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Polvere bianca tra i fornelli, il vizietto segreto nei ristoranti

Secondo la ricerca di RestWorld l'utilizzo di cocaina è diffuso tra personale di cucina (36%), operatori di sala (35,3%) e reparto bar (28%). Si drogherebbe l'84,5% dei lavoratori del settore tra i 25 e i 39 anni. Soprattutto maschi. Analisi dell'aiutino stupefacente che sarebbe usato dalle brigate dei locali per reggere stress e ritmi.

22 ottobre 2020 | 14:59
Polvere bianca tra i fornelli, 
il vizietto segreto nei ristoranti

Un aiutino stupefacente per tenere botta nel vertiginoso mondo della ristorazione. Dove il mestiere si può anche tradurre in un mix di ritmi massacranti, troppe ore di lavoro, turni fino a notte fonda (almeno nell'era pre-coprifuoco) e ora pure con lo stress aggiuntivo dovuto alla crisi per il coronavirus, tra locali che arrancano e incubo disoccuppazione. Ecco perché molti operatori del settore cadrebbero nell'uso di cocaina, come rilevato da una ricerca di RestWorld, società torinese che opera nel campo del recruiting per i ristoranti e le attività ricettive in genere.

Polvere bianca tra i fornelli, il vizietto segreto nei ristoranti

La ricerca di RestWorld ha indagato sull'uso di cocaina nel mondo della ristorazione

L'INDAGINE: QUESTIONARI E INTERVISTE NEL MONDO DELL'HORECA
Grazie a questionari e interviste l'indagine si è concentrata sul consumo di sostanze stupefacenti fra le brigate dei locali italiani, grazie alla collaborazione di Occca, una community che raccoglie oltre 160mila addetti ai lavori del comparto Horeca, che fa cioè riferimento a hotellerie, restaurant e catering.

IL CAMPIONE: 3.471 PERSONE DI ENTRAMBI I SESSI
E la fotografia che emerge è piuttosto eloquente. Per dirla come aveva efficacemente sintetizzato un intervistato in un'altra ricerca di RestWorld, «nei ristoranti "nevica" peggio che a Courmayeur in alta stagione». Fuor di metafora, iniziamo con i dati: il campione raccolto conta 3.471 persone di entrambi i sessi, di cui il 77% è composto da addetti ai lavori e il 12% da titolari di imprese della ristorazione, mentre un restante 11% dichiara di non lavorare nel settore.

I CONSUMATORI: CUOCHI, CAMERIERI E REPARTO BAR
Quali sarebbero quindi i mestieri più colpiti dal vizietto? Quelli che dichiarano di essere consumatori di cocaina, saltuari o abituali, si suddividono in maniera abbastanza omogenea fra personale di cucina (36%), operatori di sala (35,3%) e reparto bar (28%): insomma non dipenderebbe dalle mansioni, quanto probabilmente dalla mole di lavoro.


Il consumo di droga è diffuso a prescindere dalla mansione - Polvere bianca tra i fornelli, il vizietto segreto nei ristorantiIl consumo di droga sembra diffuso a prescindere dalla mansione

LE FASCE D'ETÀ: POCA COCAINA TRA GIOVANISSIMI E OVER 40
Grande disparità, invece, sulle fasce d'età coinvolte. Tra gli appartenenti alla Generazione Z (18-24 anni) dice di sniffare soltanto il 7% degli interpellati, percentuale che cresce di poco (8,5%) per gli over 40. Saliamo invece fino all'84,5% con la fascia intermedia, quella dei Millennial (25-39 anni), che sembrano dunque essere dei consumatori assidui.


I consumatori più assidui sarebbero quelli tra i 25 e i 39 anni - Polvere bianca tra i fornelli, il vizietto segreto nei ristoranti
I consumatori più assidui sarebbero quelli tra i 25 e i 39 anni

DISPARITÀ DI GENERE: MOLTA PIÙ DROGA TRA GLI UOMINI
Altro dato di grande rilevanza è il sesso di chi si fa dare una mano dalla coca. Il 78,5% degli uomini interpellati ammette di averne fatto uso, contro solamente il 12,4% delle donne.


A fare uso di cocaina sono prevalentemente gli uomini - Polvere bianca tra i fornelli, il vizietto segreto nei ristoranti
A fare uso di cocaina sarebbero prevalentemente gli uomini

QUALI SOLUZIONI? PROVVEDIMENTO O COMPRENSIONE
E se foste voi i titolari dell’attività, cosa fareste per fermare la droga durante l’orario lavorativo? È stato chiesto anche questo agli intervistati. Ed essenzialmente sono due le opzioni considerate: un 45% circa procederebbe con un’ammonizione che, in caso di reiterazione del comportamento, si trasformerebbe in un provvedimento disciplinare di qualche tipo; mentre un altro 45%, maggiormente empatico, sarebbe più propenso a comprendere quali siano le reali motivazioni alla base del consumo di cocaina: problemi legati alla vita privata, semplice "sballo" o eccessivo stress da lavoro?

COME USCIRNE: AIUTO ESTERNO E ANALISI DELLE CONDIZIONI DI LAVORO
Proprio l'ultimo punto diventa cruciale e coinvolge tutto il sistema della ristorazione nei suoi meccanismi e nelle sue dinamiche interne: tra gli interpellati dalla ricerca RestWorld infatti c'è anche chi non farebbe nulla, chi cercherebbe un aiuto esterno (come per esempio un supporto psicologico) e chi vorrebbe valutare approfonditamente le condizioni di lavoro per comprendere se queste siano o meno - e, se sì, in che misura - la causa scatenante del consumo di cocaina. Perché in qualche brigata l'unica soluzione per restare in piedi e reggere il colpo sembrerebbe quella di rifugiarsi nella polvere bianca.

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