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Stop alle pratiche sleali nel commercio alimentare, l'Italia si allinea all'Europa

Il Governo ha approvato il recepimento da parte del nostro Paese della direttiva Ue sulle pratiche commerciali sleali. Esulta la Coldiretti: «Svolta storica». Nel decreto previste sanzioni pecuniarie e un ruolo più attivo dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari

Nicola Grolla
di Nicola Grolla
05 novembre 2021 | 12:58
Stop alle pratiche sleali nel commercio alimentare, l'Italia si allinea all'Europa

Pratiche sleali nel commercio alimentare addio. Anche l’Italia, seppure in ritardo rispetto agli altri Paesi europei, ha recepito la direttiva comunitaria che tende a frenare il fenomeno del sottocosto che, a catena, si abbatte su tutti gli attori della filiera. La decisione è stata presa nel Consiglio dei ministri del 4 novembre come aveva preannunciato qualche giorno fa il ministro alle Politiche agricole, Stefano Patuanelli.

 

Stop a 16 pratiche sleali: dal mancato pagamento alla stesura dei contratti

La direttiva europea recepita anche dall’Italia prevede lo stop a una serie di pratiche (16 in tutto) che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre i 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste online al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi a vendite fino alla stesura dei contratti che ora devono essere scritti. «Si realizza così un percorso virtuoso finalizzato a garantire una equa distribuzione del valore lungo tutta la filiera», ha commentato in una nota la Coldiretti. Come rilevato dalla stessa associazione di categoria, infatti, allo stato attuale nel mercato domestico dei beni alimentari per ogni euro speso dal consumatore per l’acquisto dei prodotti meno di 15 centesimi vanno a remunerare il lavoro agricolo.

 

Le aste al doppio ribasso: come funzionano?

Ma come funziona un’asta a doppio ribasso? Il meccanismo è il seguente: la partecipazione all’asta avviene a seguito di una prima convocazione via email da parte della Gdo in cui si chiede a tutti i fornitori del proprio roster di proporre un prezzo per la vendita relativo a un determinato stock di beni. Ricevute le offerte, il committente ripropone la richiesta dell’offerta utilizzando come base di partenza l’offerta più bassa fra quelle ricevute al primo giro. Il tutto avviene su piattaforme digitali senza che i partecipanti all’asta sappiano quali siano i competitor in gara.

 

L'Italia ha recuperato il ritardo con l'Europa

Per il nostro Paese lo stop a pratiche di questo tipo è una svolta storica e attesa. Da tempo l’Europa ci richiamava sul tema. Il limite ultimo per mettersi in regola era fissato per maggio 2021. Ma fra il cambio dell’esecutivo e la lotta alla pandemia i tempi si sono allungati fino al 4 novembre. «Il contrasto ai fenomeni illegali contribuisce a garantire un maggiore reddito a chi produce in modo legale e il tema reddito è centrale in agricoltura. Noi stiamo lavorando molto su questo tema, penso alle progettualità del Pnrr: garantire il giusto livello di reddito toglie anche la tentazione di sfogarsi in mercati non leciti per aumentarlo», aveva annunciato qualche giorno fa il ministro Stefano Patuanelli intervenendo all’evento "Maciste" relativo al monitoraggio e al contrasto degli illeciti nel settore dei tabacchi.

 

 

Più poteri all'Icqrf e sanzioni economiche per chi non rispetta le regole

Più nello specifico, il decreto con cui viene recepita la direttiva europea «si definiscono quegli elementi caratteristici dei contratti affinché venga disciplinata la relazione commerciale fra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli e alimentari», ha sottolineato Raffaele Borriello, responsabile legislativo di Coldiretti. Non solo, però. Il decreto, infatti, istituisce una authority dedicata in tema di monitoraggio, prevenzione e lotta alle pratiche sleali. Prima i rapporti contrattuali erano regolati dall’Antitrust. Ora la palla passa all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf che fa capo al Mipaaf). Infine, la questione sanzioni: «Salvo che il fatto non costituisca reato, il decreto prevede diverse sanzioni che variano a seconda della pratica sleale attenzionata con soglie che vanno dai duemila ai 10mila euro oppure sono legate al fatturato. Un esempio riguarda il mancato pagamento della fornitura che prevede una sanzione economica pari al 3,5% del fatturato dell’ultimo anno», conclude Borriello.

Ad oggi, per ogni euro speso dal consumatore in beni alimentari solo 15 centesimi vanno a remunerare il lavoro agricolo Stop alle pratiche sleali nel commercio alimentare, l'Italia si allinea all'Europa

Ad oggi, per ogni euro speso dal consumatore in beni alimentari solo 15 centesimi vanno a remunerare il lavoro agricolo

 

Fabio Cicconte (associazione Terra): «La direttiva riequilibra i rapporti di forza nella filiera»

Fra chi esulta c’è anche l’associazione Terra che da tempo monitora l’andamento del mercato agroalimentare italiano denunciando, attraverso una serie di inchieste (la prima è del 2016), le storture riscontrate lungo la filiera. «La direttiva riequilibra i rapporti di forza lungo la filiera agroalimentare composta da soggetti variegati: dai braccianti alla grande distribuzione. Si tratta di un segnale importante soprattutto perché affronta il tema delle aste al doppio ribasso, un meccanismo con cui si acquistavano partite di prodotto a prezzi stracciati vessando i produttori», ha affermato il direttore Fabio Ciconte. Una situazione che, però, ha fatto fatica a emergere compiutamente: «Nel corso di questi anni abbiamo incontrato diverse decine di agricoltori, produttori e industriali che lamentavano come il loro prodotto fosse poco valorizzato. In pochi però hanno deciso di far sentire la propria voce per paura di essere esclusi dal mercato della grande distribuzione che da solo assorbe quasi il 75% degli acquisti di beni alimentari», ha aggiunto Ciconte.

 

 

Nel frattempo il mercato delle materie prime alimentari corre

La decisione presa dal Governo arriva in un momento di forti tensioni a livello alimentare a causa del rincaro delle materie prime che per le imprese agricole ha già portato a un calo del valore aggiunto nel terzo trimestre del 2021 a seguito del boom dei costi di produzione. Un esempio? Il boom del prezzo del pane. Le quotazioni record raggiunte dal grano si trasferiscono a valanga sul carrello della spesa con i prezzi del pane che aumentano di 10 volte dal campo agli scaffali di vendita. Tanto che un chilo di grano tenero in Italia è venduto a circa 32 centesimi mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini a un valore medio di 3,2 euro al chilo con un rincaro di dodici volte. Per non parlare dei rincari in vista del Natale che, secondo il Codacons, rischia di essere un salasso sul fronte di prezzi e tariffe, e potrebbe costare agli italiani, a parità di consumi rispetto al periodo pre-pandemia (2019), quasi 1,4 miliardi di euro in più. Una tempesta perfetta, insomma, che rischia di abbattersi anche sul nostro export agroalimentare, fiore all'occhiello dell'economia italiana e che supererà a fine 2021 il valore record dei 50 miliardi di euro. 

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