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Vaccini: l'Italia produrrà lo Sputnik. Johnson&Johnson annuncia ritardi

09 marzo 2021 | 12:20

Firmato il primo accordo in Europa tra il fondo governativo russo e la società Adienne Pharma&Biotech (azienda Svizzera con sito produttivo in Lombardia) per la produzione in Italia del vaccino Sputnik V. Lo annuncia la Camera di Commercio Italo-Russa in una nota pubblicata sul suo sito internet. Il tutto mentre Johnson&Johnson ha già comunicato all'Unione europea possibili ritardi per 55 milioni di dosi.

Da luglio 2021 prime produzioni in Italia del vaccino russo - Vaccino Sputnik, da luglio produzione in Italia: primo paese europeo

Da luglio 2021 prime produzioni in Italia del vaccino russo


L'annuncio ufficiale
«Nelle scorse ore l'amministratore delegato del Russian Direct Investment Fund (Rdif), Kirill Dmitriev, ha confermato di aver raggiunto un accordo con l'azienda Adienne Pharma&Biotech per la produzione dello Sputnik V in Italia, siglando il primo contratto europeo per la produzione locale del vaccino. La partnership permetterà di avviare la produzione già dal mese di luglio 2021».

Il processo produttivo innovativo del vaccino russo Sputnik, inoltre, secondo la Camera di Commercio Italo-Russa «aiuterà a creare nuovi posti di lavoro e permetterà all'Italia di controllare l'intero processo di produzione del preparato. Questo permetterà la produzione di 10 milioni di dosi entro la fine dell'anno».

Johnson&Johnson si inceppa
Sul fronte Johnson&Johnson invece ci sono interferenze. I vertici hanno comunicato all'Unione europea di avere problemi di approvvigionamento che potrebbero complicare i piani per fornire 55 milioni di dosi del suo vaccino contro il coronavirus nel secondo trimestre dell'anno. Lo hanno riferito fonti Ue all'agenzia Reuters.

Il vaccino di J&J, che richiede una sola dose, dovrebbe essere approvato l'11 marzo dall'Ema. L'azienda si è impegnata a fornire 200 milioni di dosi all'Unione europea per il 2021. La scorsa settimana J&J ha dichiarato all'Ue di avere problemi nel reperimento dei componenti del vaccino, il che si traduce in difficoltà ad arrivare alle 55 milioni di dosi entro la fine di giugno, ha riferito alla Reuters un funzionario europeo direttamente coinvolto in colloqui confidenziali con l'azienda statunitense. Per J&J l'obiettivo non è comunque "impossibile" ma serve cautela. Le consegne potrebbero iniziare ad aprile.

La Commissione europea è in «contatto con tutti gli sviluppatori di vaccini» anti-Covid, «inclusa Johnson&Johnson, per assicurarsi di avere puntuali consegne di sufficienti quantità di vaccini, in linea con gli impegni delle società». Lo dice un portavoce della Commissione europea, non smentendo le indiscrezioni riportate da Reuters, che confermano che anche Johnson&Johnson, come già AstraZeneca, potrebbe avere problemi nell'assicurare la consegna delle dosi di vaccini pattuite con l'Ue per il secondo trimestre 2021. J&J avrebbe informato la Commissione della situazione, in vista del via libera di dopodomani. La Commissione comunque «non commenta sui calendari delle consegne delle singole società», conclude il portavoce.

L'affondo di Michel
Dagli ambienti europei arriva anche l'affondo del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: «Non dovremmo lasciarci ingannare dalla Cina e dalla Russia, regimi con valori meno desiderabili dei nostri, che organizzano operazioni molto limitate ma ampiamente pubblicizzate per fornire vaccini ad altri». Nella sua newsletter settimanale, Michel punta il dito contro l'affidabilità dei numeri di Cina e Russia: «Secondo i dati disponibili, questi Paesi hanno somministrato la metà delle dosi per 100 abitanti rispetto all'Unione europea. E l'Europa non utilizzerà i vaccini per scopi di propaganda. Promuoviamo i nostri valori», ha aggiunto Michel.

Campagna vaccinale unica strada per uscire dalla pandemia
Intanto in Italia la situazione contagi tiene sempre di più sotto scacco il Paese. Il Governo sta prendendo una decisione difficile sui weekend che potrebbero essere colorati di rosso in tutta Italia e su altre restrizioni da applicare alle fasce di colore ormai note. A preoccupare è sempre e soprattutto la Lombardia che da arancione scuro potrebbe passare all'inizio della settimana prossima in zona rossa a causa di dati poco confortanti su Rt e ricoveri. 

Tra le ricerche disperate per trovare soluzioni rapide, efficaci e semplici è spuntata la proposta del Governatore del Veneto, Luca Zaia: «In Germania i cittadini si comprano il "test fai da te" al supermercato con 5 euro, purtroppo qui in Italia ancora non è possibile comprare al supermercato il 'fai da tè. Siamo ancora indietro»: lo ha sottolineato il presidente del Veneto Luca Zaia nel corso del punto stampa nella sede della Protezione civile di Marghera.

Il bollettino del 9 marzo
Sono 19.749 i nuovi casi di coronavirus in Italia (contro i +13.902 di ieri) registrati nelle ultime 24 ore. I decessi odierni, dopo il triste e doloroso superamento della soglia delle 100mila vittime, sono 376 (ieri sono stati +318), per un totale di 100.479 vittime da febbraio 2020. Mentre le persone guarite o dimesse sono 2.521.731 complessivamente: 12.999 quelle uscite oggi dall’incubo Covid (ieri +13.893). Gli attualmente positivi risultano invece 478.883, pari a 6.350 rispetto a ieri. A livello di tamponi eseguiti, l'ultima giornata ha toccato quota 345.336 (quasi il doppio rispetto ai 184mila di ieri) con un tasso di positività in diminuzione al 5,7% rispetto al 7,5% di ieri.

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