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Vaccini e protocolli collaudati: gli stabilimenti balneari si preparano per l'estate

Dopo l'esperienza 2020 che ha permesso di limitare i danni per quanto riguarda le perdite, si guarda alle ferie estive con fiducia anche se preoccupa la campagna vaccinale a rilento. Capacchione, presidente del sindacato: «Nessun aiuto economico, ma hanno lavorato quasi tutti. Ad ora nessuna notizia di nuove norme»

Federico Biffignandi
di Federico Biffignandi
03 aprile 2021 | 05:00
Vaccini e protocolli collaudati Le spiagge si preparano per l'estate

A breve sarà la volta degli stabilimenti balneari. Mentre ristoranti e alberghi continuano a portare avanti la loro battaglia per ottenere aiuti e sperare in riaperture diffuse, i gestori dei lidi sono rimasti silenti e fuori dai giochi da settembre scorso per ovvi motivi di stagionalità. Ora però che l’estate si avvicina il Governo dovrà dare indicazioni anche a loro su come e quando ripartire. Potremmo dire anche “se” ripartire, ma l’eventualità di un’estate senza vacanze sembra davvero utopia.

Vaccini e protocolli collaudati Le spiagge si preparano per l'estate


Cauto ottimismo in attesa dell'estate

Gli addetti ai lavori, svegliati dal letargo per capire che aria tiri sulle coste italiane, sono in questo periodo alle prese con le opere di manutenzione. Purtroppo verrebbe da dire perché solitamente le vacanze di Pasqua e la primavera portano in spiaggia i primi turisti, soprattutto stranieri. Quest’anno invece nulla anche se la situazione sembra essere un po’ migliore rispetto all’anno scorso, se non altro perché forti proprio di una buona esperienza nell’estate 2020 e perché all’orizzonte c’è l’arma vaccini sui quali puntano tutti per ricominciare.

Un ottimismo cauto, più dettato dalla volontà che dalla ragione che, al contrario, sposta gli equilibri più verso il pessimismo, o quantomeno una comprensibile preoccupazione. «Sappiamo che l’unico modo per ricominciare è che la campagna vaccinale acceleri – ha detto il presidente della Sib Confcommercio, il sindacato che tutela i gestori di stabilimenti balneari, Antonio Capacchione – per questo contiamo su di essa e sul “vaccino naturale”, ovvero le alte temperature che abbiamo visto essere in grado di spazzare i contagi. Purtroppo al momento vediamo che i vaccini stentano a decollare, speriamo si svolti per il bene di tutta l’economia italiana».

Resteranno in vigore i protocolli del 2020?

L’anno scorso si era aperta una lunga querelle sulle modalità di accesso alla spiaggia tra distanziamento, tracciamento, numero chiuso. Qualcuno era arrivato addirittura a proporre dei plexiglass che chiudessero le aree di ogni ombrellone. Stramberie di cui non si è vista traccia. «Gli stabilimenti sono riusciti ad organizzarsi bene – ha detto Capacchione – e i turisti hanno rispettato le regole. Infatti ci sono state poche sanzioni, a fronte di tanti controlli. Abbiamo la Guardia Costiera che monitora costantemente la situazione».

E quest’anno cosa accadrà? «Dal Governo non abbiamo ricevuto indicazioni circa la modifica dei protocolli approvati l’anno scorso – ha detto Capacchione – per cui riteniamo che non ce ne saranno nemmeno da qui all’apertura della stagione. Continueremo col distanziamento, le mascherine e il tracciamento».

Ma quando ripartirà la stagione? L’anno scorso il semaforo verde era scattato a metà giugno, e quest’anno? «Vogliamo vedere il lato positivo e speriamo si parta presto – risponde il presidente – ma non possiamo sbilanciarci. Ripeto: la soluzione sono i vaccini, ma la campagna non sta andando come dovrebbe».

Le preoccupazioni dei gestori

I protocolli piuttosto rigidi hanno rischiato di mettere ko anche questo settore complice anche la poca propensione a viaggiare. I più però hanno resistito. «Pochi non hanno aperto la scorsa estate – precisa Capacchione – ma le questioni sul tavolo sono molte. Non abbiamo mai ricevuto nessun tipo di sostegno economico e poi c’è la questione delle concessioni. La Bolkestein ha prolungato le concessioni balnearie fino al 2033, mentre lo Stato l’anno scorso ha concesso il mantenimento delle proprietà fino a 90 giorni dopo la cessazione dello stato d’emergenza. Molti Comuni però sono in ritardo con l’applicazione di queste norme e c’è agitazione tra noi addetti ai lavori».

Preoccupazioni che però si conta di smantellare contando sul fatto che in questo periodo più che mai le spiagge attrezzate sono preferite dai turisti perché più sicure e con maggiori servizi rispetto a quelle libere. Certo, i fatturati nel 2020 sono comunque calati del 20-25%, ma nulla a che vedere coi crolli verticali di ristorazione e turismo.

«Abbiamo perso anche noi – osserva Capacchione – anche se meno di altri. Abbiamo ospitato molti più italiani che stranieri e abbiamo notato un gran voglia di mare che, siamo sicuri, si ripeterà anche quest’anno. In alcune località le prenotazioni stanno già arrivando».

Già ma chi è favorito? «La crisi si è diffusa lungo tutte le coste italiane – spiega il presidente – ma hanno patito di più i litorali dove le spiagge sono meno profonde e possono dunque ospitare ancora meno gente del normale per via dei posti distanziati».

L’ultima battuta sulle concessioni dei viaggi all’estero. «Credo sia stato commesso un grosso errore – chiude Capacchione – perché in questo modo sono state favorite destinazioni che sono nostre dirette concorrenti. E poi penso che sia stato dato un segnale negativo agli italiani che così rischiano di prendere meno sul serio le restrizioni anti-Covid imposte dal Governo».

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