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Firenze, revocata la licenza a Momi El Hawi, leader di #ioApro

13 maggio 2021 | 17:59

La pizzeria Da Tito di Firenze non potrà più esercitare la sua attività. Il Comune le ha revocato la licenza in seguito alle numerose violazioni alle normative anti-Covid. Un nome comune a molti altri locali, ma la notizia è tale per due motivi: primo, perché probabilmente si tratta del primo caso di licenza revocata, secondo perché il proprietario è Momi El Hawi, leader del movimento #ioApro che da mesi ormai combatte contro le restrizioni imposte dal Governo a bar e ristoranti per arginare la curva epidemiologica.

Momi El Hawi Firenze, revoca della licenza per Momi El Hawi, leader di

Momi El Hawi


Sanzioni, sospensioni, poi la revoca

Momi El Hawi aveva anche la rotto i sigilli al locale messi dalle forze dell’ordine dopo l'ennesima violazione oltre a ignorarli per procedere nel suo lavoro come se nulla fosse. Palazzo Vecchio, sede del comune del capoluogo toscano, d’intesa con la Prefettura di Firenze, ha deciso di «procedere con gli atti necessari per la chiusura definitiva dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande nei confronti di un esercente del territorio fiorentino».

La notizia è arrivata dopo che al titolare ieri è stato notificato l’avvio del procedimento da parte del Comune di Firenze, per le ripetute contravvenzioni alle disposizioni emergenziali relative al Covid-19, rilevate in più occasioni dalla Polizia Municipale e da altre Forze di Polizia. Momi ora ha la possibilità di difendersi: dieci giorni di tempo per presentare le priorie contro deduzioni, e successivamente entro trenta giorni Palazzo Vecchio potrà emanare il provvedimento. Il comunicato del Comune di Firenze spiega che si è arrivati a questo passo perché «le violazioni contestate hanno riguardato la reiterata inosservanza dell’obbligo di rimanere chiuso e la rimozione dei sigilli apposti al locale, chiara manifestazione del dispregio delle regole di condotta a presidio della salute e della sicurezza pubblica e dei criteri di leale concorrenza che dovrebbero orientare il comportamento non solo di chi opera in un delicato settore del commercio pubblico, ma di qualunque cittadino».

Il simbolo della ribellione

Momi El Hawi è titolare di 3 locali a Firenze, ma al momento solo la pizzeria è finita nel mirino di Comune e Prefettura. Le sanzioni ai locali sono sopraggiunte a ripetizione per la presenza di persone a cena all'interno (anche loro vennero multate). Momi ha collezionato una ventina di multe, nel corso dei mesi sempre per aver violato le norme anti pandemia. E appena pochi giorni fa il titolare della pizzeria in piazza Santa Croce ha guidato la manifestazione contro chiusure e coprifuoco che poi ha portato alla discoteca in piazza, con tanti giovani senza mascherina accalcati a ballare, fino alle prime ore dell’alba.

Anche in quel caso le norme furono violate perchè la manifestazione era stata regolarmente autorizzata, ma solo fino alle 22, e il Comune aveva chiarito che nessuna autorizzazione era stata dato per il palco e per il suolo pubblico, palco dal quale era partita la musica che aveva fatto si che in centinaia restassero a ballare ben oltre il coprifuoco. Il volto di Momi El Hawi, 34 anni, è finito sulle pagine di tutti i giornali soprattutto in occasione delle proteste di Roma (l'ultima solo il 6 maggio, ma è stata un flop). Lui, leader, a guidare i ristoratori nella loro marcia verso Montecitorio arginata dalla Polizia non senza difficoltà e anche con due agenti feriti. In quell'occasione l'opinione pubblica e la stessa ristorazione si era spaccata in due tra chi, esausto, vedeva in questo tipo di manifestazioni l'unico modo per reagire e chi continua a sostenere che non solo non siano utili, ma anzi addirittura dannose all'immagine del settore.

Di certo ignorare a ripetizione di sanzioni, richiami e chiusure non è forse il comportamento che ci si aspetterebbe da chi giistamente vuole lavorare in sicuyrezza, anche se dettato dalla crisi profonda e oggettiva in cui la ristorazione versa. E anche se le scelte del Governo sono assai discutibili per la severità eccessiva che hanno avuto nei confronti dell'accoglienza.


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