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Cibo favoloso

Dalle favole alla realtà: viaggio inedito nei piatti e nella storia di Napoli

Vincenzo D’Antonio
di Vincenzo D’Antonio
19 luglio 2021 | 13:29

Ricorriamo a uno dei padri delle nostre radici, il saggio Cicerone: “Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis” ovvero “la storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, messaggera dell’antichità”. Come non essere d’accordo? Ma, al contempo, quanta insinuante soggezione, laddove si tratti poi di accingersi alla lettura, se non proprio allo studio, di testi di storia. L’aurea soluzione a ciò, ovvero imparare dalla storia, dalla storia suggere indicazioni circa il nostro vivere, e tutto ciò con la piacevolezza di una lettura scorrevole, mai noiosa e sempre avvincente, ci proviene dalla scrittrice (nonché giornalista) Manuela Piancastelli, il cui ultimo lavoro, edito di recente, ha titolo “Napoli Zuccaro & Cannella” con sottotitolo “Cibi e vini da favola nel Cunto de li Cunti”.

Un libro che ci porta nel cuore della Napoli del '600 Dalle favole alla realtà: viaggio inedito nei piatti e nella storia di Napoli

Un libro che ci porta nel cuore della Napoli del '600


Il cibo dalle fiabe alla realtà

Cunto de li Cunti è la doviziosa raccolta di fiabe popolari scritte da Giambattista Basile, prolifico ed eclettico scrittore napoletano vissuto all'inizio del diciassettesimo secolo. Manuela Piancastelli cosa fa? Rilegge con avida curiosità e con piglio colto il Cunto de li Cunti e scopre che pressoché ovunque, in ogni favola c’è un personaggio, talora palese, talora in celato subordine, che è il cibo.

Cibo agognato, desiderato e però inarrivabile per il popolo. Ma anche cibo che sfama questa misera plebe, alla quale, cibo altro, agognato quanto inarrivabile, scorre dinanzi agli occhi: il cibo che allieta le tavole dei ricchi e dei nobili. Ciò che sfama lo stomaco e ciò che alimenta i desideri ed i sogni.

 

 

Lo stretto legame di Napoli con il cibo

E si scopre allora che la storia della Napoli a cavallo tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo è imprescindibile dall’offerta di ciò che sfama e di ciò che sancisce status. Una dimostrazione ex-ante dell’ineludibile veridicità della Piramide di Maslow. E anche una dimostrazione ex-post di come la civiltà mediterranea permeasse già da secoli Napoli e la Campania con la sua triade totemica costituita dal grano, dall’ulivo e dalla vite. Essenziali, ovviamente, per Basile e di concerto per la Piancastelli nel suo libro, le declinazioni di queste tre sacralità: dal grano la farina e la semola e quindi il pane e la pasta; dall’ulivo l’olio, dalla vite il vino.

Un vivere quotidiano, in coesistenza di luoghi urbani, di plebe, nobiltà, clero e ceti abbienti che, sia nella ritualità del superfluo e sia nella disperata necessità dello sfamarsi dell’oggi (e domani è un altro giorno) ruota intorno al cibo: il suo pervenire alle mense ed alle botteghe, il suo trasformarsi nelle cucine e per strada (lo street food), la sua fruizione/consumo nei mille modi secondo estro e secondo necessità.

Napoli Zuccaro & Cannella Dalle favole alla realtà: viaggio inedito nei piatti e nella storia di Napoli

Napoli Zuccaro & Cannella

 

Inno alla cultura immateriale del cibo

Lettura piacevole ed interessante, lode a Manuela Piancastelli per la sua abilità nel divulgare saggezza e sapere attingendo a Basile e da Basile ripartendo per farci comprendere che cresciamo ed evolviamo grazie alla cultura. Cultura nella sua più nobile ed esaustiva delle accezioni. Ma a substrato di tutto ciò vi è il cammino di quella cultura materiale che ha suo carburante e suo anelito nel cibo.

Napoli Zuccaro & Cannella
Cibi e vini da favola nel Cunto de li Cunti
Autrice: Manuela Piancastelli
Editore: Valtrendeditore
Costo: 18 euro


 

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