Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
martedì 23 dicembre 2025 | aggiornato alle 10:35| 116496 articoli in archivio

Costume

A Napoli torna il miracolo. Il sangue di San Gennaro si è sciolto: “Nessuna sciagura in vista”

Vincenzo D’Antonio
di Vincenzo D’Antonio
19 settembre 2022 | 13:14

Gennarino era nelle prime file, quasi non lo si vedeva, piccino com’era tra la folla dei fedeli. Arriva sull’altare l’arcivescovo Domenico Battaglia, ci sono anche i politici (domenica si vota), ovviamente non può mancare il sindaco di Napoli.

Scuotimento della teca contenente il sangue, gesti calmi, mistica l’atmosfera nell’augusto Duomo di Napoli.

L’attesa è breve! Il sangue si è liquefatto! San Gennaro ha fatto il miracolo, ha fatto sciogliere il suo sangue in poco tempo e questo significa che per la città, ma non solo per la città, le cose andranno bene. Nessuna sciagura in vista!

  A Napoli torna il miracolo. Il sangue di San Gennaro si è sciolto

L'attesa per parlare con l’amico suo Gennaro

Festosamente, con l’agitare frenetico e alla lunga stancante dei fazzoletti bianchi, i fedeli estasiati lasciano la Cattedrale. Tutti hanno qualcosa da fare e lo faranno rinvigoriti dal miracolo di San Gennaro. Anche Gennarino ha da fare una cosa. Una sola, ma per lui importantissima. Deve aspettare, non ha fretta alcuna, che il Duomo si svuoti completamente e poi va a parlare con l’amico suo Gennaro. San Gennaro la visita di Gennarino se l’aspetta tutte le mattine figuriamoci se può e vuole mancare proprio oggi.

«Gennaro, servo vostro, vi ringrazio infinitamente per il miracolo che avete voluto fare. E se mi posso permettere grazie anche per l’anticipazione del miracolo, quella che avete fatto ieri sera in casa del vostro collega Siro». 

«Gennarino, parla chiaro, non ti sto capendo. E per non capirti io, che sono Santo, e modestamente che Santo, vuol dire che stai proprio ai verbi difettivi, non ti sai spiegare».

«Gennaro, perdonate, mi riferivo al fatto che ieri abbiamo vinto per 2 a 1 a San Siro contro il Milan. Lo so che adesso lo stadio si chiama Meazza, ma prima si chiamava San Siro. Ci avete fatto caso questi milanesi? Prima lo stadio intitolato al Santo perché noi facemmo così con San Paolo, poi noi cambiamo nome allo stadio e lo battezziamo Maradona e loro ci copiano e il loro stadio lo dedicano a Meazza. Sono copioni, ma non fa niente».

«Gennarino, non è che i tempi sono differenti e avete copiato voi da loro?».

«Gennaro, mi potrei anche confondere, ma senza offesa per nessuno, volete mettere San Siro con Voi e Meazza con Maradona? E comunque adesso siamo primi in classifica insieme con l’Atalanta».

«L’Atalanta, e che squadra è, di quale città?»

«Ah, caro Gennaro, e mo’ mi fate specie (sta per “mi meravigliate”), e come non sapete che l’Atalanta è la squadra della città di cui è patrono il vostro collega Sant’Alessandro?».

«Ah, allora è Bergamo! Bella città. Che gioiello la Città Alta! Bella gente i bergamaschi, laboriosi, seri, ottima cucina, grandi formaggi e quel Moscato di Scanzo».

«Eh, Gennaro, Voi dite i bergamaschi, sapeste le bergafemmine».

«Continuo a non capire, Gennarino».

«Gennaro, voi come Santo capite tutto. Lasciamo stare che poi per quieto vivere fate finta di non capire; abbozzate, come diciamo noi».

«Lo sai, Gennarino, che l’anno prossimo Bergamo sarà capitale italiana della cultura. Come è Procida adesso, così sarà Bergamo l’anno prossimo».

«Sì, Gennaro lo sapevo già e a Bergamo stanno preparando una cosa che è come se ci fosse il passaggio di testimone: una cosa bella assai, poi più in là ve lo dico».

La conversazione ci pensò Gennaro a riportarla sul suo miracolo

«Gennarino, prima che me lo chiedi tu, mo’ te lo dico direttamente io perché ho voluto fare il miracolo velocemente. Ma tu potresti indovinarlo, anzi dovresti indovinarlo».

«Forse perché andavate di fretta perché siete sempre occupato a proteggere i vostri devoti, tra i quali io, che sono il primo, oppure perché avete visto i ministri e vi siete detto...e io perché dovrei dare confidenza a questi qua».

«Un poco ci hai azzeccato ma il motivo principale è un altro».

«Ditemi, Gennaro, devotamente vi ascolto».

«Gennarino caro, si prevedono tempi bui. Non so chi di voi ha parlato dell’autunno come la stagione della tempesta perfetta. E l’autunno incombe, Gennarino caro. Tu pensi che la guerra sia una cosa da niente? Tanto combattono là, a noi che ce ne importa? Eh, sì, statevi con questa capa (la capa è la testa e la locuzione sta a significare...continuate a pensarla così e poi, quando sarà tardi, vi accorgerete dell’errore): la guerra è vicina e pericolosamente si minaccia l’uso delle armi nucleari. E l’altra guerra? Quella non dichiarata, quella al momento fatta di scaramucce aventi a teatro l’isola di Taiwan?».

«Eh, Gennaro, avete proprio ragione, là non si pazzeia (pazzeia a voler dire “scherza”, quindi, là non si scherza) quelli sono due giganti».

«Appunto. E non dimentichiamo l’aumento del costo della vita, l’inflazione, il caro bollette».

«Gennaro, lo sapete che proprio a causa dell’aumento del gas e della luce, ristoranti e pizzerie paventano la chiusura a breve?».

«Eh, certo che lo so. Ma lì si tratta di trovare soluzioni che vadano ben oltre il pannicello caldo degli aiuti bis, ter e quater. Lì si tratta di ingegnarsi creando il nuovo».

«Gennaro, e si può fare? È una cosa facile?».

«Si può fare e però non è una cosa facile».

«Allora è difficile».

«Gennarino, ti ho detto che non è facile. Ci vuole competenza, intelligenza, entusiasmo».

«Quello che nel mio piccolo, io sono un ignorante, però nel mio piccolo, a parole mie, è quello che dico anche io».

«Bravo, Gennarino».

«Gennaro, siete stanco?».

«No, per nulla; anzi, mi sento fresco e tosto».

«Forse siete contento per la gioia che ci state dando con questo vostro miracolo».

«Eh, sarebbe troppo lungo il discorso e non è neanche detto che tu lo capiresti. Ma se ti piace così, se vi piace così, e va bene...sono contento che voi siete contenti che io ho fatto il miracolo. Sappiate farne buon uso».

Io non do i numeri, ma come ti permetti

«Gennaro, domani io gioco il bancolotto (sarebbe il gioco del lotto). Grazie per l’ambo che mi avete detto di giocare».

«Uè, Gennarino, io non do i numeri, ma come ti permetti? Vuoi scherzare?»

«No, Gennaro, e chi si permetterebbe mai di scherzare con Voi, Voi che siete Santo, e che Santo, e che mi proteggete e io vengo da Voi tutte le mattine. Però, pur essendo Santo, che l’ambo ce lo abbiate dato, Vi è sfuggito. E pure a un Santo può sfuggire ogni tanto qualcosa».

«Scusa, Gennarino, e che ambo avrei dato?»

«9 e 26 sulla ruota di Napoli, però io domani me lo gioco su tutte le ruote».

«E quando ti ho detto di giocare 9 e 26?».

«Voi non me lo avete detto perché voi non guardate l’orologio perché voi avete il tempo celeste, e al tempo celeste l’orologio non serve. Ma quando vi siete fatto sciogliere il sangue, in quel momento preciso io ho guardato l’orologio, ed erano le 9 e 26».

«Gennarino, mo’ te ne devi andare. Vai, vai, sciò sciò».

Così Gennaro intimò a Gennarino di andarsene, però sul suo volto...il sorriso!

 

© Riproduzione riservata