Modena celebra il suo oro nero con un’edizione di Acetaie Aperte che va ben oltre la dimensione della festa popolare. L’iniziativa, da anni appuntamento simbolo per gli amanti dell’Oro Nero modenese, quest’anno si è aperta a nuovi spazi e linguaggi: teatri, biblioteche e i luoghi della cultura più in generale sono stati palcoscenico di eventi pensati per raccontare un prodotto che è al tempo stesso storia, tradizione e futuro del territorio. Proprio in questa cornice è stato presentato il primo Osservatorio sul turismo e l’Aceto Balsamico di Modena IGP e Tradizionale DOP, uno strumento di analisi che segna un passaggio cruciale per comprendere l’impatto di questo comparto sul sistema turistico.
Tini di Aceto Balsamico di Modena IGP
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Batterie di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP
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Hercules, il tino più grande del mondo dedicato all‘Aceto Balsamico
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Batterie di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP
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Un assaggio di Aceto Balsamico di Modena IGP direttamente dal tino...
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Batterie di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP
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Luca Marchini nella scuola di cucina Amaltea
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Degustazione di Aceto Balsamico di Modena IGP
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Accanto ai momenti di approfondimento, non mancano le esperienze collaterali capaci di coinvolgere il pubblico in maniera diretta e sensoriale: dalle scuole di cucina (come Amaltea di Luca Marchini dove ho avuto la fortuna di partecipare alla preparazione di 3 ricette dedicate al Balsamico), degustazioni guidate, approfondimenti su differenze e metodi di produzione, fino agli incontri che mescolano gastronomia, arte, musica lirica e percorsi didattici anche per i più piccoli.
Momenti di approfondimento alla Biblioteca Delfini di Modena
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Momenti di approfondimento alla Biblioteca Delfini di Modena
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Momenti di approfondimento alla Biblioteca Delfini di Modena
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Al centro resta però la visita in acetaia, considerata lo strumento più autentico per conoscere da vicino il Balsamico. È lì, tra botti e profumi inconfondibili, che il visitatore può comprendere il valore di un prodotto unico, fatto di tempo, saperi tramandati e forte identità territoriale. Non un semplice tour, ma un’esperienza che consente di portare con sé emozioni, conoscenza e legami duraturi con Modena e con le sue persone.

Cesare Mazzetti, presidente consorzio Aceto Balsamico di Modena Igp
«Dal 2001 come Consorzio - ha dichiarato Cesare Mazzetti, presidente consorzio Aceto Balsamico di Modena Igp - crediamo fermamente nella sinergia tra produzioni locali e turismo, ed è per questo che siamo stati i primi a immaginare e realizzare Acetaie Aperte. In questi anni l’iniziativa è cresciuta in maniera costante, fino a diventare un modello che oggi si arricchisce di nuove dimensioni culturali. Non più soltanto una festa popolare, ma un progetto che entra nei teatri, nelle biblioteche e nei luoghi della cultura per raccontare l’Aceto Balsamico di Modena come patrimonio vivo, fatto di storia, tradizione e futuro. La presentazione del primo Osservatorio sul turismo e l’Aceto Balsamico di Modena IGP e DOP segna oggi un passaggio cruciale, perché ci permette di misurare in maniera concreta il valore di questa sinergia per il territorio e le sue comunità».
Osservatorio “Turismo & Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e di Modena IGP
Roberta Garibaldi, professore di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo e presidente Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, ha presentato nella suggestiva cornice del Teatro Comunale di Modena Pavarotti e Freni un quadro dettagliato dell’andamento del turismo enogastronomico in Italia ed Europa, basandosi anche sugli atti semestrali dell’Unione Europea e su elaborazioni condotte insieme allo spin-off dell’Università di Verona. Secondo Garibaldi, il settore rappresenta oggi una delle principali motivazioni di viaggio a livello internazionale, confermando una crescita consolidata anno dopo anno dopo la pandemia. «Il turismo enogastronomico genera 40 miliardi di euro di impatto sul nostro Paese, con un rapporto costi-benefici molto alto: ogni euro investito porta 7 euro sul territorio», ha sottolineato.

Roberta Garibaldi presenta l‘Osservatorio Turismo e Aceto Balsamico
L’interesse potenziale rimane altissimo: soltanto il 10% dei turisti ha effettivamente partecipato a esperienze enogastronomiche, ma il 62% dichiara che gli sarebbe piaciuto farlo. Le esperienze più richieste vanno dalle visite guidate in aziende produttrici alle degustazioni in ristoranti, dai corsi di cucina agli eventi e ai musei tematici. Come ha ricordato Garibaldi, «le visite ai luoghi di produzione diventano vere e proprie motivazioni di viaggio».
Un contributo significativo del suo intervento riguarda la tipizzazione della domanda, suddivisa in cinque cluster psicografici:
- i ricercatori (42% del campione), turisti generalisti interessati a esperienze nuove e diversificate, come visite a cantine o caseifici;
- i festaioli (23%), orientati alla convivialità e alla socialità, che prediligono eventi e momenti di condivisione;
- gli intellettuali (15-19%), con forte attenzione agli aspetti culturali e storici dei prodotti: «Chi ha già fatto esperienze enogastronomiche ha mostrato grande attenzione ai musei e alla storia del territorio»;
- i figli dei fiori (12%), legati al benessere e alla sostenibilità, che riconosce anche nella stessa parola balsamico un richiamo ai benefici salutistici;
- gli edonisti (12%), l'esperienza enogastronomica per concedersi un lusso: «Il 97% dichiara una propensione alla spesa anche elevata per queste attività».
L’indagine evidenzia inoltre un forte interesse trasversale verso degustazioni sensoriali (54%), esperienze culturali (32%), paesaggi rurali e cucina locale, con un gap positivo fra chi ha già sperimentato e chi vorrebbe farlo che in alcuni casi supera i 30 punti percentuali. Si tratta quindi di una domanda potenziale che resta ampiamente da intercettare e valorizzare.

Roberta Garibaldi presenta l‘Osservatorio Turismo e Aceto Balsamico
Accanto alle dinamiche della domanda, Garibaldi ha posto l’accento sulle sfide future in termini di comunicazione e promozione. La presenza su più piattaforme digitali si rivela cruciale, soprattutto considerando i comportamenti delle diverse fasce d’età. Ma la novità più rilevante riguarda l’uso crescente dell’intelligenza artificiale: «Già il 17% dei turisti utilizza tool di intelligenza artificiale per scegliere le esperienze. Il tema oggi è riuscire a farsi leggere da questi sistemi, non più solo dai motori di ricerca tradizionali». In sintesi, i dati confermano l’enogastronomia come leva strategica di sviluppo turistico, con una domanda ampia, segmentata e in evoluzione, che richiede un’offerta integrata capace di coniugare qualità, autenticità e innovazione.
Il valore della visita diretta secondo Nicola Bertinelli
Interessante poi, nella tavola rotonda che seguito la presentazione del rapporto di Roberta Garibaldi, raccogliere ad esempio la testimonianza di Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, che sostiene come il vero valore del prodotto risieda nel suo legame con il territorio e nella capacità di trasformarsi da semplice alimento a simbolo culturale.

Roberta Garibaldi, Nicola Bertinelli, Mauro Rosati, Cesare Baldrighi e Alessio Mammi
In Italia, tuttavia, la strada è ancora lunga: soltanto il 15% delle famiglie considera il Parmigiano Reggiano come una “love brand”, cioè qualcosa che va oltre il prodotto in sé. Finora la comunicazione del Consorzio - nato 90 anni fa, a fronte di una tradizione produttiva che risale a un millennio - si è concentrata su aspetti razionali: naturalità, assenza di additivi, flessibilità d’uso. Ma, secondo Bertinelli, «per diventare un mito, un fattore culturale, bisogna andare oltre: il legame con il territorio, l’origine del prodotto è quello che lo rende insostituibile». Le visite ai caseifici e più in generale ai siti di produzione assumono quindi un ruolo strategico. Non si tratta solo di mostrare i processi di lavorazione, ma di far vivere un’esperienza capace di generare emozioni. «Una volta che io torno davanti al prodotto, torno davanti allo scaffale, rivivo le emozioni che ho vissuto nel viaggio», ha spiegato, evidenziando come l’esperienza turistica diventi strumento di fidelizzazione e differenziazione rispetto a un mercato spesso dominato dalla logica promozionale.

Momento conclusivo della serata di sabato 27 settembre al Teatro Comunale di Modena Pavarotti e Freni
Un modello sinergico da esempio per altri territori
Acetaie Aperte si conferma così un modello di sinergia tra enogastronomia, turismo e cultura, capace di rafforzare il legame tra i prodotti e i luoghi di origine e di proiettare Modena come laboratorio di esperienze replicabili in altri territori italiani.
